Parte 14

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«Che cazzo stai dicendo Alyssa?» esclama il mio migliore amico in un tono che mi spaventa.

«Mi sento malissimo.» la sua mano mi stringe a sé e con le dita mi districa i capelli delicatamente.

«Lo uccido, lo uccido porca puttana.»

«Oddio...amore mi dispiace davvero un sacco.» Sophie si fa spazio tra me e Jackson per abbracciarmi a sua volta. «Ti ha fatto tanto male? Posso accompagnarti a fare una visita.»

Scuoto la testa, non voglio più parlarne, voglio solo calmare il mio umore tormentato.

«Sono stata una stupida, è tutta colpa mia.» sussurro sentendomi assalire dal rimorso.

«Di che stai parlando? È successo solo perché è un depravato.» cerca di consolarmi Sophie senza nessun risultato, so bene che ho fatto uno sbaglio, ma ormai è troppo tardi.

«Lui mi aveva avvisata, mi aveva detto di non avvicinarmi a Jacob e invece io non l'ho ascoltato.» mi colpisco le ginocchia con rabbia.

Si guardano negli occhi con confusione, per poi rivolgere nuovamente la loro attenzione verso di me. «Lui chi, Alyssa?»

«Vinnie.» rivelo con una scia di malinconia nella voce, è da qualche giorno che non lo vedo in giro e mi manca. «Voglio Vinnie.» piango disperatamente nel suo petto.

«No!» esclama Sophie.

«Scordatelo.» risponde in fretta Jackson.

«Vi prego...portatemelo qui.»

«Sta succedendo qualcosa fra voi?» mi chiede Sophie con genuina curiosità, infondo non parlo mai a nessuno dei nostri incontri perché so meglio di chiunque altro che mi sto infilando in una situazione scomoda.

«No, non c'è nulla fra noi, eppure io non posso far a meno di lui.» mi asciugo le lacrime che hanno ormai smesso di uscire dai miei occhi, non riesco neanche più a sfogarmi dalla stanchezza.

«Mi pentirò sicuramente di quello che sto per dire, ma vai a farti una doccia, intanto chiamo Vincent.» sospira scocciato Jackson.

Mi si illuminano gli occhi automaticamente, so che lo sta facendo solo perché la mia situazione l'ha intenerito, ma il pensiero che anche solo lo sguardo di Vinnie possa posarsi su di me mi fa ruotare il cuore su sé stesso più e più volte.

Mi alzo dal pavimento e rubo alcuni vestiti di Jackson da indossare dopo. «Grazie.»

Faccio il mio ingresso nel piccolo bagno del suo dormitorio e mi posiziono sotto il getto d'acqua bollente che mi scorre sulla pelle calmando i miei nervi tesi.

Prendo del bagnoschiuma, uno di quelli del discount che si usano anche per lo shampoo, e lo spalmo su ogni angolo del mio corpo facendo attenzione a non lasciare nemmeno un millimetro vuoto.

Comincio a strofinare con forza, una, due, tre volte, ma quella sensazione di luridezza sembra non scivolare via. Non mi ha sporcato solo fisicamente, ha lasciato trionfare la sua parte malvagia fino a macchiarmi nell'anima.

Le mie mani a contatto con le cosce e i seni mi fanno rabbrividire, i ricordi risalgono tutti a galla in un groppo alla gola che mi blocca il respiro. Mi siedo sul piatto doccia con l'unico intento di normalizzare la mia respirazione e riprendere autocontrollo. L'acqua continua a colare su di me all'impazzata, sempre più aggressiva, più impetuosa.

«Hey, ci stai mettendo molto tempo, va tutto bene lì?» una voce oltre la porta, che non riesco a riconoscere, mi distrae dalla mia condizione pietosa.

«S-sì, ora esco.» replico arrestando la fuoriuscita di ulteriori gocce dal soffione della doccia e uscendo dal box. Non sono sicura che la mia voce gli sia arrivata con chiarezza, fatico ancora a prendere fiato e avverto il mio battito cardiaco accelerare.

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