Parte 20

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Socchiudo le palpebre fino a formare due fessure, la fronte mi scotta per l'emicrania. Gli schiamazzi dei miei amici non mi aiutano, che ridono a crepapelle per qualche strana battuta a cui non ho fatto attenzione.

Seduta su una panchina e con le ginocchia al petto, guardo il cielo che si sta colorando di differenti sfumature, è di un arancione così intenso che sembra incendiarsi all'orizzonte tra le nubi rosa.

I corpi delle persone che camminano sul marciapiede e le auto che sfrecciano lungo la strada mi sembrano masse indistinte e sfocate, i miei occhi sembrano mettere a fuoco solo il tramonto su di me.

Ho la guancia appoggiata sul mio braccio, intento a circondare le gambe, e la mente vuota, concentrata sul nulla.

Una presa, che riconosco come quella di Amélie, mi tira su rivolgendomi un sorriso rincuorante. «Che cosa facciamo ora?»

«Io devo tornare.» rispondo controvoglia. Anche se non sono particolarmente partecipe, mi stavo rilassando e preferirei rimanere con loro, piuttosto che sedere a tavola con Vinnie.

«Perché te ne vai prima?» continua a chiedermi con un'espressione dispiaciuta.

Un sorriso mi nasce in viso spontaneamente. «È il compleanno di un'amica di famiglia...vorrei davvero rimanere con voi, ma è stata come una seconda mamma per me.»

Sua madre ha cresciuto un po' anche me e odio il fatto che lui sia così diverso dalla sua famiglia, alla quale sono tanto legata.

Saluto tutti con la mano, prima di voltargli le spalle e procedere per conto mio, ma Matthew mi affianca, camminando sulla mia sinistra. «Che fai?» domando con confusione.

«Ti accompagno a casa, tra poco farà buio.»

«Grazie.»

«Non te l'ho chiesto prima, ma come stai? Ieri hai bevuto un bel po'.»

«Sto bene, ho solo un po' di mal di testa.» distendo le mie labbra in un sorriso forzato, ritornando ben presto a fissare la strada davanti a noi, illuminata solo da qualche lampione.

«Sei sempre così silenziosa tu?» mi chiede all'improvviso, risvegliandomi dallo stato di trance in cui ero finita per qualche minuto.

«Cosa?»

«Non sei stata molto presente oggi, ti fa davvero male la testa o è solo una scusa?»

Mi gratto la fronte ridacchiando, mi ha capita.

«Che succede?» mi cinge le spalle con un braccio per abbracciarmi e darmi il sostegno che mi serve.

«Te lo ricordi il ragazzo di cui ti ho parlato alla festa?» aspetto che mi faccia un cenno con la testa, per poi continuare a parlare. «Oggi ho scoperto una cosa e non riesco ad accettarla, per quanto io possa far finta di odiarlo, voglio solo che stia bene.»

«Perché non mi racconti tutto per bene?»

«Oh...

Alyssa e Vinnie: 7 anni.

I cartoni mi tengono attaccata alla televisione, ma un forte rumore mi fa sobbalzare dalla sedia, costringendomi ad appoggiarmi alla finestra per capire di cosa si tratti.

Un grosso camion è posizionato sotto la casa accanto alla mia, una giovane coppia sta scaricando dei bagagli e alcuni mobili d'arredamento.

Due bambini corrono per il giardino, stanno giocando a palla con il loro cane e le loro fragorose risate inondano il vicinato. Sembrano gentili.

Odiavo la vecchia vicina, era una signora anziana che urlava a tutti, ogni volta che uscivo lei mi guardava male fino a terrorizzarmi.

Aveva un gatto grigio, i suoi occhietti erano blu e mi voleva tanto bene, quando lo accarezzavo mi faceva sempre le fusa, ma un giorno la vecchia signora lo ha lasciato scappare ed è morto sotto una macchina. Ho pianto tanto.

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