Parte 35

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Trentuno dicembre.

Quest'anno mi ha dato tutto e niente. Attimi che mi hanno segnata nel cuore, altri che mi tormentano i pensieri e mi distruggono ogni volta che il mio cervello decide di ripeterli nella memoria.

Mettere un punto a tutto non mi fa sentire ricca di speranza, le persone si aspettano sempre il meglio dall'inizio di un nuovo anno, ma io continuo a sentire il peso sulle spalle, e vorrei che la fine di un mese si portasse via anche dei pezzi di me, ma non riesco a lasciarli, li ho legati troppo stretti.


Vinnie mi ha ripetuto incessantemente negli scorsi giorni di restare a casa, ha paura che possa succedermi qualcosa a causa di Jacob, a causa del suo debito non pagato. Ma io andrò a quella festa, che lui voglia o meno, e porterò i miei soldi.

Cosa si aspetta di fare? Andare lì e convincerlo ad accettare solo la metà di quello che gli spetta? Jacob non lo farebbe, ha aspettato troppo tempo che quei soldi gli venissero restituiti, non rimanderà più. Io lo vedo quel gelo nelle sue iridi, quel distacco dalla realtà, da ogni briciolo di empatia.

«Perché non mi ascolti? Smettila di essere testarda per due secondi e pensaci, cazzo! Devi stare a casa, qui sarai al sicuro.» mi segue per tutto il corridoio, recuperando i boxer e i pantaloni sparsi qua e là per il pavimento. «Dove diavolo è la mia maglia?»

«Conosce il mio indirizzo, se vorrà farmi qualcosa sa dove venire.» mi volto verso di lui, mostrandogli la maglia che gli ho rubato, lunga abbastanza da coprire la mia intimità e i seni privi di reggiseno, il tessuto accarezza i capezzoli turgidi rendendoli perfettamente visibili.

«Stiamo giocando ad acchiapparello? Fermati.» mi tira un polso inchiodandomi contro l'isola in cucina.

Stanca, mi arrendo ai suoi occhi e lascio che trovi il mio sguardo. Le sue mani sono chiuse in due pugni ferrei intorno al bordo del marmo, mi racchiude in una stretta dalla quale è impossibile sgattaiolare. L'erezione ancora dura preme tra le mie gambe, riaccendendo il calore nel basso ventre che esplode fino a far cedere il mio intero corpo al suo.

Conficco le unghie nelle spalle rigide che mi sovrastano, spingendomi volontariamente contro il suo bacino, strusciandogli la fica addosso. «Non vuoi passare la notte con me? Preferisci che io me ne stia a casa tutta sola, stasera?» gli mordo il labbro.

«Non sarai sola, concludo con lui e corro da te.» mi afferra la testa, abbassandomi fino a farmi finire per terra, sulle ginocchia. Imita la mia posizione, abbracciandomi con tutte le sue forze, mentre le sue labbra si imprimono sulle mie, come attratte da calamite.

Il suo respiro addosso mi lascia una serie di brividi, inarco la schiena poggiando le tette sul suo petto liscio e muscoloso. «Non starò a sentirti, lo sai?» sussurro su quella bocca carnosa e invitante che non riesco a smettere di baciare, tra una parola e l'altra.

«Alyssa, questo non è un cazzo di scherzo!» mi afferra violentemente i capelli, tirandomeli per allontanarmi dal suo viso.

«Ci dovevi pensare quando hai iniziato a drogarti.»

Mi spinge verso il pavimento, la faccia tirata all'in su a causa del pugno stretto intorno alla mia chioma e la pancia ormai scoperta schiacciata sul parquet. «Sei una stronza.» sussurra al mio orecchio, pizzicandomi il lobo con un morso. La sua bocca scende lentamente sulla mia mascella e sul collo, la lingua mi solletica la pelle, bagnandola per prepararmi ai suoi denti che prendono la carne e la mordono.

Sussulto, trattenendo in gola un urletto colmo di disperazione. Le sue mani mi scivolano lungo tutto il corpo, il fuoco mi usurpa i polmoni bloccandomi il respiro.

Non lo sento più muoversi, le sue dita e la sua bocca si distaccano da me, il cuore mi martella nel petto, bisognosa di sentire di nuovo il suo contatto. «Che stai face- Ah!» ansimo per riprendere fiato, bloccata dalla sua bocca che affonda nel mio sesso.

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