Parte 13

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Sono passati giorni da quella fottuta rissa, che mi è servita soltanto a confondermi ulteriormente le idee sulle persone che ho accanto.

Non mi spiego il motivo di così tanto astio tra Jacob e Vinnie, sembra che i due si conoscano già, c'è qualcosa che mi stanno nascondendo e ho assolutamente intenzione di chiarire ogni mio dubbio.

Durante questa settimana non ho fatto altro che rimandare questo incontro, ma è arrivato il momento di accettare la realtà e mettere a nudo i miei sentimenti non solo a me stessa, ma anche alla persona che sto ferendo.

Ecco perché in questo momento mi trovo davanti ad una porta in legno che attende solo di essere colpita, eppure preferisco rimanere a guardarla e farmi mangiare dai sensi di colpa piuttosto che bussare.

Il fato decide di farmi brutti scherzi e di farmi ritrovare un ragazzo sconosciuto davanti che distrattamente mi viene addosso.

«Ahi!» esclamo, massaggiandomi la spalla che mi ha urtato.

«Scusa! Se cerchi Jacob, è dentro.» mi lascia entrare dileguandosi velocemente dal suo dormitorio.

Mi faccio spazio tra i vestiti gettati disordinatamente per terra, infondo non potevo aspettarmi altro da due ragazzi, e lo raggiungo alla scrivania, non si è nemmeno accorto della mia presenza.

«Hey.»

«Alyssa! Mi sei mancata, come stai?» poggia le braccia sui miei fianchi portando i nostri corpi l'uno contro l'altro.

«Sto bene, grazie.» affermo staccandomi da lui.

«Ti sei calmata, piccola?» mi chiede con una voce così tenera che quasi mi fa ricredere sui pensieri che ho avuto su di lui in questi giorni.

«Sì, sì, ma dovremmo parlare.» mi siedo su un angolo del suo letto invitandolo a fare lo stesso.

Si accomoda accanto a me facendo cadere il suo sguardo sulle mie labbra, poi sulla mia scollatura. «Quello può aspettare.»

Mi accarezza la schiena e i fianchi, per poi far scendere il suo tocco fino ai glutei che stringe con fermezza. In una mossa veloce mi tira sul suo bacino facendo scontrare le mie parti intime con la sua erezione, gesto che mi immobilizza.

«No, Jacob, non è il momento.» gli dico provando a spingerlo via, ma la sua presa sulla mia vita è così stretta che anche provare a dimenarmi risulterebbe inutile.

«Sh, goditi il momento.» sussurra sul mio orecchio prendendo tra i denti il lobo.

Inserisce meglio la testa nell'incavo del mio collo per congiungere la sua lingua sulla mia pelle, lasciando una scia umida fino al mio décolleté.

Le sue dita afferrano i lembi del mio maglioncino e lo sfilano in fretta, istintivamente mi copro con un braccio i seni foderati solo dal sottile tessuto in pizzo.

La mia mano arriva sulla sua guancia in uno schiaffo prepotente. «Ho detto no!» urlo con tutta la forza che ho dentro continuando ad agitarmi sotto la sua presa.

I suoi occhi si incupiscono, li vedo colmarsi di una rabbia che non gli aveva mai attraversato lo sguardo.

Capovolge la situazione scaraventandomi sul suo letto con violenza, a pancia in giù e con la faccia schiacciata nel suo materasso.

«Jacob, smettila!» strillo ancora sentendo tutta la tensione salire e bloccarsi come un peso sullo stomaco.

Tira i miei capelli in un pugno per sollevarmi la testa e avvicinarmi alla sua bocca. «Se non la smetti ti do io un valido motivo per urlare.» parla scandendo con precisione ogni sillaba, dopodiché mi lascia comprimendo di nuovo il mio viso nel materasso.

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