Parte 41

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Il campanello di casa interrompe il mio studio, continuo a ripetere lo stesso argomento per memorizzarlo nella mente, lasciandomi prosciugare da questa materia.

È mezzanotte, sono sola e hanno bussato alla mia porta.

Ansiosa, mi avvicino cautamente alla porta e guardo nello spioncino.

Vinnie.

Rilasso i muscoli in un sospiro di sollievo e giro la chiave nella serratura per dargli libero accesso.

«È tardi, mi hai fatto spaventare.»

«Ti ho scritto, se avessi letto i miei messaggi l'avresti saputo. Sono venuto qui appena ho finito di lavorare.» incrocia le braccia al petto, guardandosi intorno. «Che fine avevi fatto?»

«Scusa, non ho toccato molto il telefono oggi.»

Si cala a darmi un bacio sulla punta del naso. «I tuoi dormono?»

«No, sono partiti di nuovo.»

Non so mai se esserne contenta o meno. Mi piace godere di una certa libertà e mi sono abituata a passare poco tempo insieme a loro, ma tantissime volte ho sentito il bisogno di percepire maggiormente la loro presenza fisica.

«Comunque, non puoi stare qui, va' via.» apro la porta del salotto invitandolo a entrare, nonostante gli abbia appena chiesto di fare il contrario.

Si avvicina con cautela, ha il viso affranto dalla confusione per il mio atteggiamento scostante. «Ho fatto qualcosa di sbagliato?»

Me ne pento immediatamente, gli getto le braccia al collo e abbasso la sua nuca in modo che le nostre labbra possano dolcemente collidere. «Devo studiare, ho l'esame domani mattina.»

Ritorno alla mia postazione, tra fogli sparsi per tutto il tavolo, matite, evidenziatori colorati e una tazza di caffè.

«È mezzanotte passata, tesoro.»

«Devo studiare ancora un po'.» sbuffo, passandomi le dita sulle palpebre per togliermi tutta la stanchezza dal viso.

Non mi va per niente, preferirei crogiolare sotto le coperte con lui e fare una maratona della nostra serie tv preferita, ma non ho tempo per procrastinare. Ho bisogno di portare a termine almeno uno, degli impegni che ho preso nella mia vita, negli ultimi mesi mi sento come se mi stessi sgretolando in brandelli di cenere, la vita mi scorre tra le mani e io non ne ho concluso nulla di buono.

«Non ti darò fastidio allora.» mi tocca i lunghi capelli, le sue mani passano tra i fili bruni, districando e accarezzando, legandoli infine in una treccia morbida con l'elastico che porta al polso. Solo ora mi accorgo che era mio.

«Posso ripetere insieme a te?»

Annuisce, mettendosi comodo sul divano, con le cosce divaricate e le braccia a sostenere la testa.

Mi avvicino con la sedia e inizio a giocare con i pollici. «L'organizzazione generale del corpo degli animali è il risultato di esigenze funzionali che hanno plasmato il corpo attraverso il processo dell'evoluzione.»

Prende i miei palmi tra i suoi e mi trascina sulle sue ginocchia. Mi si insinua sotto la maglietta e carezza la pancia con i polpastrelli caldi; tuttavia, mi incita a continuare con un sorrisino soddisfatto.

Cerco di restare calma, adagiandomi contro il suo petto, ma sento un calore pervadermi in mezzo alle gambe. Mi schiarisco la voce e proseguo il discorso, con meno sicurezza. «U-uno degli aspetti più importanti dell'organizzazione degli animali è la simmetria corporea, molti sono mobili e hanno simmetria bilaterale.»

Riesco a percepire il suo fiato sul collo e il suo tocco scendere verso l'entrata dei pantaloni.

«Vin...» trattengo il fiato.

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