Parte 2

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Sbatto la porta di casa nervosa e con passo felpato mi avvio verso la mia stanza, la ritengo il mio rifugio da tutto quello che mi sta attorno.

«Bentornata, com'è andato il primo giorno?» chiede mia mamma entusiasta. Stamattina era più ansiosa di me, quindi capisco la sua brama di sapere tutto, ma non è il momento giusto per raccontarle la mia giornata.

«Benissimo!» le rispondo ironicamente prima di salire le scale per dirigermi nella mia camera, con l'intento di disperarmi fino ad addormentarmi.

«Aspetta! Dai, raccontami qualcosa.» mi prega guardandomi con orgoglio, la sua estrema tenerezza mi convince a rimanere con lei ancora per un po'.

Mia madre è una donna sulla cinquantina, i suoi folti capelli castani le incorniciano il viso rendendolo snello e giovane, ha degli occhi piccoli e scuri, ma molto espressivi, caratteristica che ha trasmesso a me.

Nonostante il parto, è riuscita a conservare il suo fisico asciutto e tutte le sue forme migliori. Lei è la persona più importante della mia vita, è il mio primo ed unico amore, colei che mi ha amato incondizionatamente dal giorno zero, ma tutto ciò che le ho donato in cambio è stato astio, angoscia e ira, dimostrandole quanto pessima possa essere come figlia.

Vorrei poter credere che l'amore incondizionato possa essere trovato in una persona diversa da quella di mia madre, ma non penso che sarò mai amata realmente da qualcuno.

Quando ero una bambina avevo delle aspettative molto alte sulla mia adolescenza, ma con il tempo la situazione mi è sfuggita di mano facendomi perdere occasioni ed esperienze solo per un capriccio. Quel capriccio ha nome e cognome: Vincent Hacker.

Ho sempre visto del buono in lui, anche se probabilmente non c'è. Ho provato a togliermelo dalla testa, a innamorarmi di altri ragazzi, ma quando lo vedo il mio cuore non batte più allo stesso modo, accelera fino a farmi sentire in una di quelle favole che mi venivano raccontate da piccola.

Ma quella favola non esiste, resterà sempre parte della mia immaginazione, e come sappiamo non fa bene rifugiarsi nella nostra immaginazione se poi ci dimentichiamo di vivere nell'unico tempo che esiste davvero, il presente.

Sbuffo e ritorno in cucina sedendomi al tavolo accanto alla donna desiderosa di sapere.

«Mamma è andata bene oggi, ho conosciuto anche una nuova ragazza, il suo nome è Sophie. Sono stata principalmente con lei e Jackson. Anche le lezioni sono andate bene, sembrano dei corsi interessanti.»

«Mi fa piacere. Hai visto Vinnie?» mi chiede con un ghigno stampato sul suo volto.

«Sì, purtroppo. Quindi, Maria te l'aveva raccontato, perché non mi hai detto che avrebbe studiato qui?» una scia di nervosismo si fa spazio dentro di me al suono del suo nome.

«Perché lo tratti così male? È un bravo ragazzo Alyssa.» esclama con un tono rimproverante, ricominciando con l'ennesima cantilena.

Essendo vicini di casa, gli Hacker vengono spesso qui, i nostri genitori si frequentano e parecchie volte mi sono ritrovata a cena con loro, allo stesso tavolo di Vinnie.

Mamma lo adora ed è da quando si sono trasferiti che, insieme a Maria, organizza il nostro matrimonio.

Ai suoi occhi appare come un ragazzo per bene, garbato, meticoloso, ma quando esce da quella porta diventa tutt'altro, fa emergere il mostro che ha dentro e che lo risucchia ogni giorno più in fondo, oscurando sempre di più il suo mondo.

Non volendo cominciare questa discussione per la centesima volta, mi alzo dalla mia sedia in legno e le lascio un bacio sulla guancia prima di ritornare nella mia stanza.

Dalla mia finestra c'è un'ottima visuale della camera di Vinnie, ammetto che ogni tanto mi perdo ad osservarlo nella sua quotidianità, sperando di poter entrare a far parte di essa un giorno.

In questo momento, seduta sul mio letto con il telefono tra le mani, trovo inevitabile non far cadere il mio sguardo su quella maledetta casa accanto alla mia, ancora una volta lo trovo proprio lì, a petto nudo davanti al suo computer, probabilmente troppo preso da un videogioco.

A volte penso che le sue tende spalancate siano un chiaro segnale per farsi contemplare in tutta la sua bellezza.

Il bagliore proveniente dal mio telefono interrompe le mie fantasie, un messaggio proveniente da Jackson si fissa sullo schermo, nel quale mi avvisa che ci sarà una festa al college e passerà a prendermi tra un'ora.

Presa alla sprovvista, vado a prepararmi velocemente, dopo essermi lavata piastro i capelli e ritocco il make up di questa mattina aggiungendo un rossetto rosso sulle mie labbra e dell'illuminante.

Rapidamente scelgo dal mio armadio un vestito nero con spalline ricoperte da strass luccicanti, è abbastanza corto e la scollatura sul petto lo rende ancora più sensuale.

A causa dell'altezza dei miei tacchi, scendo le scale con cautela fino a raggiungere la porta principale, a quest'ora Jackson sarà sicuramente arrivato.

«Mamma sto uscendo, torno tardi!» urlo prima di andare via.

Una volta fuori casa mi fiondo nella macchina del mio migliore amico e mi accomodo accanto a lui. «Sei proprio figa stasera.» scoppio in una risata fragorosa, che immediatamente viene ricambiata.

Jackson abbassa i finestrini e mette in moto la sua auto, la brezza di inizio ottobre ci accompagna durante tutto il tragitto arruffando i nostri capelli. La sensazione del forte getto d'aria tra la mia chioma mi fa sentire libera, leggera come una farfalla.

Una volta arrivati al college, cerchiamo la sala seguendo la forte puzza di erba mescolata alla musica alta che risuona per tutti i dormitori.

Le feste del liceo erano molto più tranquille, qui ci saranno almeno un centinaio di persone.

Al centro della stanza la folla si scatena a ritmo di reggaeton, creando una massa che si muove allo stesso modo, rendola quasi armonica.

Mi catapulto in cucina cercando un drink alcolico per me e Jackson, che rimane al mio fianco tenendo via tutti i possibili pervertiti. «Divertiamoci Jack.» brindo con lui facendo scontrare i nostri bicchieri di carta.

«Hey ragazzi, siete venuti!» una voce alle nostre spalle ci fa girare di scatto, riconosco quella dolce bionda come la mia nuova amica Sophie.

«Ciao Soph.» la abbraccio ottenendo una stretta più forte.

Jackson la saluta con la mano timidamente, è sempre un po' insicuro con le persone che non conosce.

«Andiamo a ballare?» mi propone con entusiasmo, sembra davvero contenta di averci trovati e io non riuscirei mai a dirle di no.

Annuisco e mi allontano con lei correndo verso la pista, l'alcool appena inghiottito e la musica mi fanno esaltare. Entro in un mondo tutto mio, i miei fianchi si muovono meccanicamente, il mio corpo si struscia contro quello della mia amica.

Quando apro gli occhi, che avevo chiuso per godermi maggiormente il momento, il mio sguardo si poggia su quello di un ragazzo, che è fisso sul mio corpo.

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