Parte 28

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Una rosa non appassisce mai
Si nasconde nella notte
Quando la pioggia la squarcia nei petali
Si inchina per far passare il vento...e cerca di capirlo
Si aggrappa a un raggio di luce
Che viene dalla luna o dal sole
Si alza sorridendo
Fragile, provata
Ma mai inginocchiata...
- Trandafira Nechita

Le rose rosse sono i miei fiori preferiti, mi sono sempre ritrovata nella loro spinosità, è ciò che le aiuta a proteggersi dal male e, proprio come loro, ho imparato a difendermi aizzando un muro invisibile intorno alla mia persona.

Ma sono anche un'inguaribile romantica, e le rose rosse sono il simbolo per eccellenza dell'amore, dato il colore energico che ricorda quello del fuoco, del sangue e della passione, il fulcro di ogni infatuazione.

Gli ultimi giorni sono stati strani, dal mio armadietto spunta ogni mattina una rosa diversa, ma sempre lì, sempre rossa, e sempre anonima, ma non è stato difficile capire il mittente.

«Allora, che punteggio hai raggiunto?» mi chiede Sophie, mentre sorseggia il suo caffè macchiato. Ferma accanto a me, fa un cenno con la testa in direzione dell'ennesimo fiore, che sbuca elegantemente dalle fessure dell'armadietto.

«Con questa siamo a quattro, in totale.» prendo tra le dita lo stelo e mi godo il profumo delicato inebriarmi le narici. La osservo con adorazione, rimarrà sempre una delle cose che più mi stupisce.

Il fusto è liscio, adornato soltanto da qualche foglia, ma completamente privo di aculei. Immagino che li abbia tagliati volutamente con mezzi inappropriati, viste le sporgenze irregolari.

«Anche io vorrei che qualcuno mi regalasse dei fiori.» sbuffa, strappandomela delle mani per giocarci con noncuranza.

«Hey! Non ti azzardare.» le tiro uno schiaffo leggero sul dorso della mano, riprendendomi immediatamente la mia rosa.

«Stronza, potevi concedermene una. Mi stai facendo morire di invidia.» mette su un broncio, fissando i petali con risentimento. «Muoviti dai, andiamo in biblioteca che ho bisogno di studiare con te.»

«Puoi anche smetterla adesso di regalarmi fiori.» lo faccio sobbalzare con la mia voce estremamente vicina al suo orecchio, non si è accorto di me quando mi sono infilata tra lui e un altro ragazzo.

Mi fa spazio sulla panca, spingendosi più vicino ad una ragazza, che avevo già notato guardarlo con stupore. «Non ti piacciono?»

Lo spingo su di me, rivolgendo un'occhiataccia alla studentessa. «Li amo.»

La tensione fra noi è palpabile, continuiamo a divorarci con gli occhi.

Allunga il braccio sullo schienale dietro di me, afferra i miei capelli e li intreccia tra le sue dita lunghe.

«Conosci la leggenda delle rose rosse?» sussurra, provocando un brivido lungo la mia schiena.

Scuoto il capo, estremamente nervosa per la sua vicinanza. L'aula oggi è stracolma e non posso neanche spostarmi di un millimetro, per sottrarmi al suo fiato caldo lungo il mio collo.

«Secondo la leggenda, in principio tutte le rose erano bianche. La dea Afrodite, venerata come dea della bellezza e dell'amore, si innamorò di un uomo. Un giorno iniziò a correre verso il suo amante, ma inciampò in un cespuglio di rose, le cui spine ferirono la dea. Il suo sangue colò sui petali candidi e bianchi, macchiandoli. La vergogna di aver punto Afrodite fu talmente forte, che diventarono così rosse da non tornare più al colore originale.»

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