Parte 30

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Non ho chiuso occhio la notte scorsa, la paura di svegliare Vinnie a causa dei miei incubi è stata talmente grande da convincere le mie palpebre a rimanere aperte tutto il tempo.

Non l'ho detto a nessuno, ma non riesco a dimenticare l'urlo straziante che ho buttato fuori quel pomeriggio, implorandolo di smettere, di non toccarmi. Spesso la notte la sua immagine fa capofitto nella mia mente, torturandomi anche nei sogni.

Non volevo che lui mi sentisse, che si svegliasse e si sentisse in colpa, niente di quello che è successo è accaduto per colpa sua. La colpa è solo mia, mia soltanto. Mi sono fidata troppo di quel bastardo e non sono stata abbastanza forte da cacciarlo via. Ora mi ritrovo a subire le conseguenze che mi tolgono il respiro la notte e la tranquillità che dovrei avere nella vita di tutti i giorni.

Questa poteva essere la mia occasione per redimermi dal peso nello stomaco, Vinnie mi ha tenuto stretta a sé, senza mai lasciarmi un istante, e ha dormito profondamente beandomi di una serenità che è stata per mesi una sconosciuta per me. Tuttavia, ho avuto troppa paura, paura di me stessa e paura che lui andasse via. Ma non è successo, questa volta.

Osservarlo di mattina è bello, i suoi ricci si estendono su tutto il mio cuscino, la bocca è leggermente aperta e le ciglia gli ricadono lunghe dalle palpebre. Mi abbraccia la vita in modo che io possa appoggiare il capo sul suo petto.

Mi sollevo per lasciargli un bacio sulla guancia, per poi alzarmi dal letto senza fare troppo rumore.

Infilo un paio di slip puliti e rubo la sua felpa che ieri ha gettato per terra, è decisamente larga per me, ma a mala pena copre il mio sedere.

Scendo le scale fino a recarmi in cucina, pronta a prendere il necessario per cucinare dei pancakes. Dal telefono faccio partire la musica e agito i fianchi mentre giro il composto con la frusta.

Sono un disastro in cucina, ma per ora non mi sembra di aver ancora fatto scoppiare casa; quindi, continuo imperterrita a scuotere fino a ritrovarmi parte dell'impasto anche in faccia.

Sbuffo, ripulendo il mio naso dal miscuglio e leccandomi il dito, è disgustoso, Vinnie penserà che io voglia avvelenarlo.

Con l'aiuto di un cucchiaio lo lascio scivolare nella padella cercando senza risultati di formare dei cerchi perfetti, o perlomeno dei cuori. Inutile dire che sono deformati.

Delle grosse braccia mi avvolgono facendo aderire i nostri corpi, posa il mento sulla mia spalla e mi bacia l'angolo della bocca. «Buongiorno e buona Vigilia di Natale, piccoletta.»

«Oh, cazzo, l'avevo dimenticato.»

Vivere in California non mi ha mai permesso di godere appieno del periodo natalizio, le temperature diminuiscono, ma mai abbastanza da nevicare. Eppure, rimane la mia festa preferita, con o senza strade ricoperte di neve. Le case nei quartieri sono comunque addobbate con luci colorate e decorazione sfarzose, mi piace camminare lungo le strade e ricordare quanto magico era il Natale quando la famiglia al completo era con me.

Quest'anno lo spirito natalizio ha abbandonato anche me, mamma Natale in persona.

«Sto io insieme a te, oggi.» gli brillano gli occhi, mentre mi scruta dalla testa ai piedi, soffermandosi particolarmente sulle mie gambe.

«Davvero?» gli zigomi si alzano automaticamente grazie ad un sorriso che nasce spontaneamente sulle mie labbra.

«Se non bruci casa, sì.» mi indica i pancakes quasi carbonizzati, ridendo.

«Cazzo!» spengo il gas, impiattando il risultato miserabilmente. «Scusa, ti ho rovinato la colazione.»

«Posso sempre mangiare qualcos'altro...» si lecca il labbro facendo scendere la sua mano fino ai miei glutei, lasciandoci sopra uno schiaffo.

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