Amore impossibile

Chiavi e serrature (45)

"L'uomo e la donna sono due scrigni chiusi a chiave, dei quali uno contiene la chiave dell'altro."
Karen Blixen

Non riesco ancora a concepire il fatto che mia madre sia incinta.
Incinta.
A lei non piacciono i bambini, perlomeno non le sono mai piaciuti fino a poco tempo fa.
Non capisco se sia pomeriggio presto o mattina, so solo che oltre la finestra c'è molta nebbia.

Kai è affianco a me, ieri sera ho pensato fosse stato tutta un allucinazione da alcol.
Come fa ad essere qui? Perché me lo ritrovo sempre vicino a me?.

Sta osservando il mio cassetto, dopodiché lo vedo prendere il cucchiaino da tè e sobbalzo ricordando chi me l'abbia regalato.

« C-che cos'è? » lo esamina attentamente, io noto il suo sguardo...un misto tra preoccupazione e curiosità?.
Molte volte trovo Kai strano, si comporta come se avesse paura che io scopri qualcosa.
« questo?...» lo indico, con le dita tocco il cucchiaino.
Gelido, ma confortante.
«...è un cucchiaino, conservo sempre un cucchiaino quando il servizio da tè è ormai rovinato. » sorrido e lui annuisce, la sua mano si infila tra i capelli.
Io mi raddrizzo con la schiena e allungo la coperta così da coprirmi tutto il corpo.
Non sono ancora mentalmente sveglia.

« Sai chi te l'ha fatto? » ricordo quel giorno come se fosse ieri.
« No, me l'ha mandato qualcuno anonimamente ma non so chi sia » posa il cucchiaino nel cassetto, poi mi rivolge uno sguardo.
Inutile dire che i suoi occhi si stanno incollando ai miei, come se desiderassero da tempo di spogliarmi, di farmi sentire vulnerabile.
Il mio cuore accelera, lui si lecca le labbra e poso gli occhi sui suoi lineamenti ben strutturati.
« Mh..» mugola come segno di approvazione, schiudo la bocca e gonfio il petto dal respiro.
Ho bisogno di prendere aria.

Nella stanza sta fluttuando una tensione del tutto nuova, diversa dal disagio.
La mia mano stringe le lenzuola, il suo braccio è ancora posato sui miei fianchi e il naso è vicino al mio viso.
Con tutto il coraggio che ho nel corpo alzo lo sguardo, le nostre bocche si sfiorano. Vedo che il suo petto si gonfia ripetutamente, mi deve ancora dire cosa ci fa qui.
Sto per aprire bocca...

« Kai...Kai sei qui? » mia madre passa in corridoio, successivamente apre la mia porta senza bussare.
Io mi allontano da Kai, lei non può vedermi tutta rossa per causa sua.
« ah eccovi, Sophia... » sibila, non riesco a capire se lo fa con disgusto o cerca di tastare il terreno
«...mamma...» sussurro, lei si guarda le scarpe mordendosi il labbro nervosamente
« Vi aspetto giù in cucina. » saluta Kai come se lo vedesse la prima volta e chiude la porta sospirando.

« Perché sei qui? » gli chiedo appena siamo di nuovo soli, la distanza è aumentata e la voglio mantenere.
Per quanto Kai sia stato...carino...a preoccuparsi e venire da me, non mi fido delle sue intenzioni.
« Non lo sai? Tua madre mi adora » è una battuta? Lui non sorride, sembra serio.
Molto serio.
« l'ultima volta che ti ha visto, ti ha insultato » annuisco ancora al ricordo di Kai che sferra un pugno in faccia a Oliver.
« Ha cambiato idea » fa spallucce, si alza dal letto e io lo seguo con lo sguardo
« Vuoi rimanere ancora a letto Occhi grandi? » sospiro, e trattengo un sorriso.
Mi piace quando mi chiama in questo modo.

Scendiamo in cucina, dove mio padre e mia madre stanno pranzando molto presto dal solito.
« Kai siediti là, Sophia vieni qui dobbiamo parlarti » mia madre indica i posti e cerca approvazione da suo marito, il cuore si lacera, si disintegra in mille pezzi quando noto la mano sulla sua pancia.

Kai prende posto, io faccio lo stesso davanti a lei.
« il tuo comportamento...» mia madre si acciglia, guarda Kai in modo strano e poi si schiarisce la gola
«...è da rivedere in quanto tu sappia cosa causa all'immagine della famiglia...ma, per oggi, solo per oggi dimenticheremo quello che è successo » in tavola ho un piatto.
Non sono abituata a riceverlo quando faccio qualcosa che danneggia la famiglia.
Ho paura che sia tutta una finzione, che stia vivendo una realtà parallela pur di sopravvivere alle condizioni dettate dai miei genitori.