Capitolo 46

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26 novembre, giovedì.

Shirabu

Prendo un bel respiro, infilo la pallina bianca nel buco ed entra in campo.

Sento il suo fiato farsi più pesante, delle goccioline di sudore gli cadono dalla fronte. Percepisco la pressione dei suoi occhi su di me.

Tiro indietro il manico nero, il pedone viene verso di me e incrocia perfettamente la pallina. Giro verso sinistra, i suoi piedi si alzano, e lo rigiro velocemente dall'altra parte.

Parte a cannone, arriva fino in fondo ed entra nella minuscola porta.

"Sí! E andiamo! Ho vinto di nuovo. Ho vinto, di nuovo! Offri ancora tu!"

Esulto, faccio mezza piroetta per festeggiare. Mi avvicino al tavolo del bar vicino, che è vuoto, per prendere un tovagliolo.

Ne prendo uno dal portatovaglioli, le punta delle dita sfiorano soltanto la carta quando un'altra mano si appoggia sopra la mia.

- Nemmeno stavolta nessun bacio di consolazione, Kenjirō? -

Scuoto la testa, cerco di smuovere la sua dalla mia ma non ci riesco.

Hai la colla sulla pelle, Eita?

"Scortatelo, Eita. E stacca questa mano."

Ghigna, non mi ascolta. Afferra un altro tovagliolo da sotto con l'altra mano libera.

Se lo porta alla fronte, si asciuga dal sudore.

Ne prende un altro, lo avvicina alla mia faccia sta volta.

"Eita ti rompo le ossa se non ti allontani."

- Correrò il rischio. - Dice sorridendo. Asciuga la mia fronte e la base del mio collo.

Mi asciughi il sudore? Sei serio Eita?

Veramente, che problemi hai?

Sbuffo. Lascio la presa del tovagliolo, le dita di Eita si incastrano fra le mie.

- Molto meglio ora. Non trovi? -

"Se ti stacchi finalmente da me, sì Eita molto meglio. Fammi respirare aria non contaminata dai tuoi germi."

Ridacchia, appoggia il pezzo di carta bagnato sul tavolo. Porta la mano appena liberata sul mio bacino e mi avvicina a sé.

- No Kenjirō, non lo faccio. Sono la tua sanguisuga. -

"Sono orribili le sanguisughe, ti sei dato dell'orribile."

Sorride, avvicina le labbra al mio orecchio.

No, cazzo. Non ci provare neanche brutto molestatore che non sei altro.

- Ti succhiero l'anima, diventerà devota a me. Mio piccolo scorbutico, dalla frangetta discutibile. -

"Mio? Oh Eita ti sbagli di grosso, non sono tuo."

Alza un sopracciglio, stringe un po' più forte la presa.

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