Capitolo 52

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2 dicembre, mercoledì.

Atsumu

- Sono incazzato. - Rivela Suna, dopo essere usciti dal cancello della scuola.

"Non ne avevo idea guarda."

- Basta! Lo giuro con lui ho chiuso. -

Certo. Ci credo tranquillo Suna.

Tu continua pure.

Si ferma un attimo, lo faccio anch'io. Alza il viso verso il cielo ormai scuro, ma tiene gli occhi chiusi. Resto in silenzio quando lo vedo prendere un respiro a pieni polmoni per poi accucciarsi per terra.

Lo imito, e resto in silenzio.

Aspetto lui, con pazienza e calma. Incrocio un attimo i suoi occhi, si fanno sempre più lucidi.

"Suna, non devi piangere. Non per quel coglione di mio fratello."

Tira su col naso. Sfrega le mani sugli occhi. Sistema meglio il colletto del giubbotto per coprire meglio il collo.

- Ma... mi sono comportato così male! Dovrei tornare indietro a-

"Chiedere scusa? Ma sei scemo?"

Si ammutolisce e comincia a guardare il marciapiede intensamente.

Suna, ripigliati.

"Sottone di merda"

Alza il viso, mi guarda torvo.

"Ho ragione. Sei un sottone."

- Non sono-

"Sì che lo sei. Stavi per tornare indietro a chiedere scusa, quando sei nella perfetta parte della ragione."

Sistema le mani nelle tasche, apre la bocca per parlare ma lo precedo.

"Uscita un po' melodrammatica? Forse. Ma del tutto acconsentita. Mio fratello non può dormire tutto il giorno tutti i giorni aspettandosi che tu lo segua sempre."

- Ma io dovrei amare questo suo lato. –

Suna, sei un sottone di merda.

Sospiro, mi alzo in piedi.

"Perché?"

- Sono il suo ragazzo, dovrei amarlo per quello che è. –

Un fiocco di neve mi arriva sul naso, alzo il cappuccio della giacca per proteggermi dai prossimi.

"Non ti ho detto che non ami mio fratello." Piego le ginocchia, ritorno al suo stesso livello d'altezza. "Ho detto che è giusto quello che hai fatto. Non solo tu devi dimostrare amore, pure lui deve far qualcosa."

Ritorno in piedi, lui mi segue.

- Hai ragione. – Mi guarda dritto negli occhi, accenna a un sorriso. – Ed è molto strano, forse è per questo che si è messo a nevicare. –

Gli tiro un pugno sul braccio. "Stronzo. "

Ride, riprendiamo silenziosamente la strada che stavamo facendo prima.

- Dove andiamo? –

"Omi ci raggiunge al ristorante di pollo."

Continuiamo tranquillamente ad andare avanti per qualche secondo, poi lui si ferma.

- Viene pure 'Samu? –

Ha fatto funzionare i neuroni proprio ora?

"Forse."

Gli afferro il braccio, lo trascino con me fin quando non riprende il passo di sua spontanea volontà.

"Ma tu sarai untouchable."

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