Capitolo 27

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5 novembre giovedì.

Akaashi

Mi alzo dalla sedia per andare ad aprire alla porta.

Chi è che bussa alle 7 di mattina?

Apro la porta, e un sacchetto di carta che emana un odore di pane dolce mi arriva in faccia.

Cade fra le mie braccia, lo apro, contiene delle brioche.

Bokuto. - Buongiorno Akaashi! Andiamo a fare colazione? -

Di nuovo?

È dalla sera della festa scolastica che continua a venire da me.

La mattina mi porta la colazione e il pomeriggio viene con me in biblioteca.

Mi fissa studiare, ed è un cosa inquetante ma dolce allo stesso tempo, perché sta zitto e mette a posto i libri che finisco.

"Certo, Bokuto-San. Dove sta volta?"

Faccio un saluto veloce ai miei compagni di stanza che stanno ancore nelle coperte, ed esco chiudendo la porta.

Bokuto. - Vediamo... Andiamo in giardino! Non c'è mai nessuno in giardino. -

"Forse perché è pieno di insetti ed è Novembre?"

Spalanca la bocca e mi mette le mani sulle spalle.

Bokuto - È vero! Akaashi sei un genio! -

"Grazie. Però sbrighiamoci, ho i lavori d'istituto. "

Dico iniziando a camminare.

Sono il rappresentate scolastico, eletto due giorni fa siccome l'altro, esasperato, ha letteralmente abbandonato il ruolo sparendo nel nulla.

Ha lasciato la scuola, lasciando in sospeso molte questioni. Sfaticato.

Poteva risulvere almeno le più semplici, invece no.

Bokuto. - Sei un sostituto, non mi va bene. Tu dovevi essere eletto dal principio Akaashi! Chi se non te? -

Sorrido, i complimenti mi piacciono.

Soprattutto se riguardano la mia responsabilità e il mio lato lavorativo.

"Ti ringrazio."

Ci sediamo su una panchina, vicino al muro.

È dannatamente fredda.

Andare in giardino a fare colazione, a novembre forse non è una delle migliori idee che si possano avere.

"Fa freddo. Vuoi cambiare luogo?"

Gli chiedo, lui si era già sistemato a gambe incrociate e ha in mano un croissant.

Mi guarda, rimette nella busta il dolce.

Sfrega le mani togliendo lo zucchero a velo, prende i bordi della felpa togliendosela e me la passa.

Ma, non ha freddo?

"Ti prendi un raffreddore così."

Bokuto - non ho freddo. -

"Non posso permetterti di ammalarti."

Dico alzandomi, allargo il buco della testa e gliela rimetto.

"Andiamo, mangeremo nell'aula magna."

Gli porgo la mano per aiutarlo ad alzare, lui la fissa.

La guarda, non distoglie gli occhi.

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