Capitolo 48

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30 novembre, lunedì.

Akaashi

Sistemo l'ultima camicia in valigia. Allaccio l'orologio al polso, raddrizzo il colletto della polo e tiro di lato i miei ricci neri.

Mi guardo allo specchio per qualche minuto. Il riflesso del mio sorriso m'imbarazza.

Credo che stare con Bokuto mi faccia bene, non avrei mai pensato di sentirmi bello con capi così semplici.

Sospiro, ritorno al mio letto e chiudo la valigia appena completata.

Parto tra qualche ora per un ritiro, un semplice ritiro.

Un super semplice ritiro.

Un ritiro di socializzazione con gli altri presidenti del consiglio delle altre scuole per organizzare eventi all'unisono.

Un ritiro semplice, eh.

Sono preparato, credo.

Prego di essere preparato.

Sbuffo, mi gratto il collo con due mani prima e alzo lo sguardo al soffitto.

Sono pronto. Prontissimo.

Sono semplici eventi sportivi, devo organizzare gare sportive e intellettuali, forse programmeremo anche qualche ballo.

Tutto qui. Semplice semplice.

Mi lascio cadere all'indietro sul letto vuoto di Osamu.

Ha dormito da Suna, sia mai che si sia svegliato presto lui.

Come faccio a dire che un compito del genere sia semplice?!

Per carità, ci sarà anche la professoressa Chase. Grande donna lei, l'unica che si è gentilmente offerta di accompagnarmi.

Il mio vice, Sugawara Koushi e anche la tesoriera, Mary Yamaguchi.

Non sono da solo. Non devo fare tutto da solo, posso chiedere aiuto.

Come dice sempre Bokuto. Posso chiedere aiuto.

Controllo l'orario, sono le sei del mattino passate. Alle sette devo essere nell'atrio.

Mi alzo dal letto, passo di nuovo davanti allo specchio.

Mi si allarga un sorriso sul volto.

Davvero sono stato sempre così affascinante?

Stare con Kōtarō mi ha montato un po' la testa forse.

Leggermente.

Ridacchio, prendo il cellulare dal tavolo e avvio una chiamata. Mi risponde la segreteria telefonica.

Non la faccio nemmeno parlare che premo uno per registrare un messaggio.

"Hey Kō sono io, Keiji."

Mi siedo sul davanzale della finestra, intravedo qualche studente correre in giardino.

Con quale voglia, lo sanno solo loro.

"Tra poco parto. So che stai dormendo e non voglio svegliarti. "

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