XII

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Quando Giovanni decise di uscire di casa per recarsi alla caserma con la lettera stretta nella mano destra, il sole era già spuntato da un bel po'. Dovevano essere circa le dieci e mezza, a giudicare dal movimento di Piazza Matteotti ancora gremita di persone, donne che tornavano dal mercato e uomini con in mano valigie di cartone che da quella prospettiva parevano fin troppo leggere. Camminò dentro al vicolo ancora per qualche secondo, ammirando le palazzine alte dalle quali pendevano i panni stesi al sole, e arrivato davanti alle strisce aspettò per qualche minuto in silenzio.

Sollevò lo sguardo verso il segnale che indicava lo stop, ormai era rovinato e a causa dell'esposizione alle intemperie aveva perso gran parte della vernice rossa, e adesso restava soltanto il colore metallico che rifletteva i raggi del sole. Anche una ragazza si avvicinò, e si voltò ad osservarla, forse per qualche minuto di troppo. Aveva i capelli chiari stretti dentro ad una crocchia, il fazzoletto chiaro che portava legato sulla testa li copriva parzialmente, uscivano a ciuffi ed erano mossi dal vento fresco. Portava degli occhiali da sole fin troppo spessi per il suo viso fine, il colore scuro in contrasto con la sua pelle candida che quasi brillava sotto al sole, le mani dalle dita affusolate avevano le unghie laccate di un rosso quasi ipnotico, mentre stringeva forte una borsa marrone. Giovanni non riuscì a fermare lo sguardo, quando questo cadde sulle gambe nude, la gonna che si muoveva leggera spinta dal vento freddo sbatteva sulla pelle provocando un leggero rumore. La ragazza sembrò non prestare troppa attenzione però a chi le stava intorno, e quando le auto si fermarono attraversò a passo lento.

Giovanni riprese a camminare, senza perdere di vista la ragazza dal vestito bianco, che pareva quasi uscita da un romanzo scritto da un autore straniero, il suo apparire completamente estraneo al mondo che la circondava. Continuò a muoversi per le vie principali della città, lasciatosi indietro Piazza Matteotti si fermò in tutti i moli che davano sul porto. Osservò con fare curioso le signore in piedi accanto a lui, e sollevò un sopracciglio, come per domandare se qualcuna volesse domandare qualcosa, ma queste lo ignorarono. Tornò quindi ad osservare il paesaggio, le strade che scorrevano sotto ai suoi occhi parevano fondersi con i colori del resto del paesaggio. Dovette camminare fino a lasciarsi indietro il centro, percorrendo la strada in salita dai ciottoli nuovi e puliti.
Viale Buon Cammino adesso era più vicino, poteva quasi dire di riuscire a vedere il porto dall'alto. Con la busta stretta nel pugno della mano destra, si incamminò verso la caserma che già riusciva a vedere abbastanza bene. L'edificio era alto, tinteggiato di bianco sporco, o forse la sporcizia era solo data al passare del tempo e dei fenomeni atmosferici, e alcuni uomini in divisa camminavano davanti al portone. Una volta trovatosi di fronte a loro, questi si fermarono, come a volergli domandare silenziosamente perché si trovasse proprio lì, e Giovanni si scoprì a muovere le labbra nervosamente. Gli sguardi dei due uomini puntati addosso gli mettevano una leggera ansia che non aveva mai provato prima, "buongiorno" disse "sono venuto a consegnare dei documenti, per-" continuò nella sua spiegazione, ma fu interrotto da uno dei carabinieri che aprì il portone e gli fece cenno di entrare, "prego" disse. Giovanni ringraziò con un gesto veloce del capo, prima di entrare dentro l'edificio e lasciarsi alle spalle il sole nel cielo limpido di quella mattina, davanti a lui si estendeva un lungo corridoio dalle pareti decorate da varie affissioni, probabilmente pergamene o manifesti di vario genere, si disse. Fece qualche passo in avanti, fino a quando non vide un uomo uscire da una delle tante porte bianche, che si aprì con un leggero scricchiolio che si trascinò fino a quando non venne richiusa con un tonfo. L'uomo si sistemò la giacca scura, prima di salutarlo con un cenno del capo e uscire all'aria aperta.

Giovanni sospirò rumorosamente, e si avvicinò alla vecchia porta con passi incerti, spaventandosi leggermente quando un altro uomo in divisa la aprì e prese ad osservare il corridoio vuoto. Il ragazzo si fermò di colpo, quando gli occhi chiari del carabiniere si posarono sul suo viso, entrambi restarono in silenzio per qualche secondo, e Giovanni si disse che avrebbe dovuto dire qualcosa, ma per la prima volta le sue labbra parevano incollate tra di loro. L'uomo sollevò un sopracciglio, "per i documenti?" domandò, e Giovanni si ritrovò ad annuire con forza, come se non volesse risultare più perso di quello che in realtà sentiva, "allora prego" disse l'uomo, voltandosi e tornando nuovamente dentro la stanza, lasciando però la porta aperta. Giovanni si fece coraggio, camminò questa volta velocemente fino ad arrivare di fronte ad essa, entrando poi con un passo leggero dentro la stanza, dal soffitto veramente troppo alto. Le scrivanie erano disposte in fila, gli uomini e sedevano dietro di esse e sembravano tutti particolarmente indaffarati, Giovanni seguì il carabiniere che aveva aperto la porta, e una volta arrivato di fronte alla prima scrivania aspettò che se ne andasse del tutto, prima di parlare. "Buongiorno, sono qui per consegnare i documenti" disse, e la voce suonò fin troppo incerta e tremolante, perché l'uomo di fronte a lui sollevò gli occhi nella sua direzione, prima di sospirare e togliersi gli occhiali.

"Lei è?" domandò, e Giovanni si affrettò a rispondere con nome e cognome. L'uomo lo osservò per qualche secondo, prima di voltarsi verso il collega seduto alla sua destra, "ne abbiamo un altro" commentò, e l'uomo sollevò soltanto un sopracciglio scuro, prima di abbozzare un mezzo sorriso. "Documento, prego" disse poi, tornando al suo lavoro e lasciando per ora in standby il discorso con il collega, Giovanni annuì veloce prima di aprire la busta contenente i documenti e lasciare la carta sulla scrivania. L'uomo osservò il documento per qualche secondo, prima di recuperare una penna stilografica e riportare i dati nella pagina bianca del grosso registro che aveva di fronte. Giovanni, nel frattempo, sollevò lo sguardo verso gli altri uomini, dietro alle loro scrivanie alcuni scrivevano veloci, mentre altri sbuffavano controllando le carte che avevano di fronte con fare perplesso. "Prego" disse l'uomo, riportando la carta sulla scrivania, "sarà richiamato per posta" spiegò poi sollevò un sopracciglio, squadrandolo dalla testa ai piedi. "O qualcuno verrà a prenderla" aggiunse, e senza dire un'altra parola tornò al suo lavoro. Giovanni annuì velocemente, prima di salutare a voce fin troppo bassa ed uscire dalla stanza velocemente, e sperò in tutti i modi che nessuno si accorgesse della mano tremante che apriva la porta.

Una volta uscito dall'edificio salutò velocemente i due carabinieri all'ingresso, prima di ripercorrere il cammino fatto all'andata in maniera silenziosa. Con lo sguardo basso lasciò che il paesaggio cambiasse davanti a lui, concentrandosi soltanto sul passo lento dei suoi piedi fasciati dai pesanti scarponi da lavoro.
Immediatamente dovette spostarsi, saltellando sulla strada fortunatamente libera, per lasciare spazio ad una anziana dal capo coperto. Questa si portò una mano al petto, spaventata dall'improvviso incontro con il ragazzo, e prima di allontanarsi lo maledì velocemente. Giovanni dovette scuotere la testa, ma ridacchiò di fronte all'imprecazione lanciatagli dalla vecchia. Adesso poteva fermarsi ad ammirare il panorama, dove Cagliari si estendeva in tutta la sua bellezza.

Aveva sempre amato la città dove era cresciuto, non avrebbe certamente cambiato niente di essa. Sarebbe stata dura allontanarsi da essa, si disse brevemente, mentre continuava ad osservarla dall'alto. Gli alberi dietro di lui muovevano le loro folte chiome spinte dal vento che arrivava dal porto, e dovette chiudere gli occhi, sentendolo scompigliare i capelli fin troppo lunghi per quei mesi caldi.
Dopo qualche secondo sospirò, e volle evitare di appesantirsi troppo il cuore, perciò lasciò i pensieri da parte. Si disse che avrebbe avuto tempo per affondare in essi più avanti, e tornò a camminare lentamente, cacciando le mani dentro le tasche dei pantaloni.

Ignaro che ti sto facendo a pezzi | Vol. I #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora