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Pioveva.
Giovanni lo aveva previsto dalla sera prima, quando aveva occupato il freddo gradino in pietra posto appena fuori dalla porta d'ingresso. Stringeva tra le mani una sigaretta già a metà quando le prime gocce avevano iniziato ad abbandonare il cielo, costringendolo a tornare dentro l'edificio.
L'addestramento non si era certamente fermato, anzi, se non altro la pioggia pareva aver resto il Tenente ancora più severo. Gli occhi dell'uomo non si erano staccati per nessun motivo dai visi stanchi dei suoi uomini, così come quelli degli altri suoi collaboratori.
Avevano guadagnato una divisa per uomo, mentre correvano uno dietro l'altro, Giovanni potè sentire l'odore acre dei corpi dei compagni. Era certo che anche loro potessero sentire il suo, e nonostante la pioggia il caldo pareva non voler dare tregua.
I capelli scuri ricadevano sulla fronte, completamente bagnati, così come il resto della divisa. Gli scarponi ormai erano pieni di fango, così come le pezze di stoffa che ricoprivano entrambi i piedi. Era stanco, il respiro si andava facendo via via più pesante, tanto che dovette fermarsi di colpo.
Una volta giunti nuovamente sul retro dell'edificio, approfittò del momento apparentemente tranquillo per concedersi una brevissima pausa. Osservò gli uomini sfilare davanti ai suoi occhi, stremanti dalla stanchezza e dalla pioggia. Sollevò gli occhi stanchi verso il cielo plumbeo e scuro,  sospirando leggermente nel rendersi conto che quella pioggia non si sarebbe certamente calmata. Probabilmente avrebbe continuato fino a tarda notte, si disse brevemente, mentre con una mano tastava le sigarette ormai zuppe.
"Ho forse dato ordine di fermarsi?" domandò il Tenente, arrivando dritto davanti al suo viso.
Giovanni potè solamente scuotere il capo in segno di resa, sperando di impietosire l'uomo. Gli occhi chiari, quasi azzurri, andarono a scontrarsi immediatamente con i suoi più scuri. Non riuscì a leggere alcun briciolo di pietà dentro di essi, non potè fare altro che sospirare. "No, Signore" rispose immediatamente, deglutendo a fatica.
L'uomo si allontanò leggermente, quel tanto che bastava per restituire al ragazzo il suo spazio personale. Giovanni si aggiustò la divisa con movimenti nervosi, lo sguardo dell'uomo lo metteva in soggezione. Pareva quasi volerlo studiare, forse per scoprire i suoi punti deboli, ma improvvisamente una mano si posò ferma sulla sua spalla destra. L'uomo non sorrideva, aveva mantenuto la sua solita espressione seria, mentre alle sue spalle gli uomini continuavano a correre. Giovanni si domandò brevemente quanti giri avesse già saltato, mentre tratteneva il respiro per paura di spezzare quel silenzio solenne. L'uomo battè una leggera pacca sulla sua spalla magra, costringendolo ad abbandonare la sua posizione. La mano non lasciò la spalla di Giovanni fino a quando questo non fu già lontano dalla parete. "Vai, domani mattina pulirai la latrina" mormorò soltanto, mandandolo via con un gesto della mano. Giovanni lo osservò tornare suoi suoi passi, con le mani giunte dietro la schiena e il petto gonfio.

Nel riprendere a correre, gettandosi tra la mischia di uomini stanchi e sudati, capitò proprio accanto a Pietro. Il ragazzo era fradicio, come tutti gli altri, gli occhi arrossati per via della pioggia e del vento che si scontrava direttamente sul suo viso. "Che ti ha detto?" domandò sinceramente preoccupato, Giovanni prese a correre al suo fianco, sussurrando per paura di farsi sentire da altri. Si voltò brevemente nella sua direzione, e prima di rispondere aspettò con pazienza di essere abbastanza lontano dall'uomo. "Che domani pulirò la latrina" disse con fare sconfitto. Pietro si schiarì leggermente la voce, "mi dispiace" disse, strappando un sorriso all'altro. Giovanni sollevò leggermente le spalle, sentendo il ritmo della corsa rallentare sempre di più, "esistono cose peggiori" disse. Anche se in quel preciso momento, non riuscì a pensare ad un qualcosa di più rivoltante. Pietro si voltò immediatamente verso di lui, come punto da una vespa, gli occhi attenti e un sopracciglio fine sollevato. Giovanni avrebbe riso di fronte alla sua espressione, lo rendeva quasi buffo. "Davvero?" domandò allora, sinceramente stupito dal suo ottimismo.
Giovanni sollevò leggermente le spalle, mentre completavano quello che sarebbe stato uno degli ultimi giri di marcia. "Certo" rispose, "soltanto che adesso non mi viene in mente niente" mormorò. Riuscì però a strappare un sorriso leggero all'altro, immediatamente domandò dove si trovasse Pasquale.
Quasi gli parve strano non sentire il suo chiacchierare dalla voce particolarmente squillante. "Sarà rimasto dentro a dormire" rispose Pietro con noncuranza, e mentre passavano davanti al Tenente tenne lo sguardo basso sul terreno. Giovanni però non riusciva a crederci, "come diavolo è possibile?" domandò.
Pietro ridacchiò scuotendo piano il capo dai capelli ispidi e bagnati, "alla latrina" spiegò poi.
Giovanni non riuscì a trattenere una smorfia di disgusto, "cazzo" mormorò, "non starei più di cinque minuti alla latrina neanche da morto".
Sentì l'altro sorridere, probabilmente trattenendo una risata nell'udire quelle parole.
"È proprio un coglione" dovette concludere Giovanni, prima di tornare in silenzio.
Dopo un tempo che parve infinito arrivò l'ordine di camminare lentamente, per riprendere fiato e distendere i muscoli. Tutti gli uomini si abbandonarono ad un sospiro di sollievo, lasciando andare le braccia lungo il corpo teso. La pioggia non aveva ancora cessato di bagnare i loro corpi già provati, le gocce parevano enormi e venivano scagliate ad una velocità quasi impossibile, per via del vento. Il Tenente aveva infatti gettato sulle sue spalle larghe la mantellina, quella in dotazione con la divisa. Il paesaggio circostante pareva quasi essersi spento, le campagne più silenziose del solito. Pareva che anche la terra avesse voluto arrendersi all'arrivo dell'acqua.
"Ti ho sentito ieri notte" disse improvvisamente Pietro.

Ignaro che ti sto facendo a pezzi | Vol. I #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora