XI

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Julia era talmente incosciente da attendere ogni mattina, con ansia, lo stesso momento. Ovvero quello in cui la porta della casa di Costantino si sarebbe pian piano aperta, per rivelare il corpo minuto di Mario, ed il viso dai lineamenti fini e delicati. La ragazza faceva in modo di farsi trovare sempre in cucina, indaffarata con qualcosa, magari a sgrassare il pavimento con una vecchia spugna e della scorza di limone, oppure a lucidare i piatti già abbondantemente puliti dalla sera prima. Dopo aver aiutato l'anziano ad alzarsi dal letto, a vestirsi, dopo aver preparato la sua colazione ed averlo accompagnato sulla poltrona, con un libro stretto tra le mani, Julia tornava sempre dal lato opposto dell'abitazione. Era certa del fatto che Costantino avesse capito qualcosa, l'uomo era fin troppo acuto e sveglio, e sicuramente non si era fatto scappare quella situazione. Ma Julia continuava, nonostante Mario le sfuggisse sempre via, sperando che un giorno questo avrebbe potuto guardarla con occhi differenti. Era schivo, timido e talvolta si imbarazzava anche quando non c'era assolutamente bisogno, e Julia si sentiva completamente conquistata. Era certa che quando questo avesse varcato la porta, anche quella mattina, il suo cuore timoroso avrebbe preso a battere ancora di più, e che avrebbe passato la giornata alla ricerca di una scusa per attaccare bottone. Certamente non poteva dirsi una principiante, se c'era qualcuno grado di attaccare bottone con chiunque quella era proprio Julia, ma Mario pareva a volte una parete invalicabile. Per questo, quando sentì bussare alla porta, si domandò se non fosse accaduto qualcosa. Corrugò la fronte, gli occhi scuri si fecero immediatamente sottili, e camminò svelta verso di essa. Mario non era solito bussare, perché possedeva una copia delle chiavi, perciò si domandò se questo non le avesse per caso perse o dimenticate da qualche parte. Ma non poteva essere cosa da Mario, sempre attento e premuroso, infatti quando aprì la porta per ritrovarsi davanti una sconosciuta fasciata da abiti fin troppo ampi e scuri quasi si sentì mancare il fiato.

Costantino non riceveva mai visite, se non quelle da parte di Mario e Julia, e nei casi più gravi del suo medico di fiducia. Ma Julia parve riconoscere in qualche modo la donna, i lineamenti armoniosi e delicati del suo viso, anche se solcato dalle rughe di espressione, parevano volerle suggerire qualcosa. Soltanto non riusciva a comprendere cosa, perciò si fece coraggio e domandò alla donna, "chi è lei?" quasi in maniera piuttosto scorbutica, tanto da suscitare un leggero sorriso nell'altra. "Non ci conosciamo ancora" disse, porgendole poi una mano che Julia si guardò bene dallo stringere, "sono Antonia, lavoreremo insieme per un certo periodo" spiegò. Julia non ebbe la forza di rispondere, e la mano della donna sfiorò teneramente la sua guancia, sorrideva come avrebbe fatto di fronte ad un bambino piccolo alle prese con le primissime parole. La ragazza prese a balbettare, e dovette fermarsi per riprendere fiato prima di scandire perfettamente le parole, "qua lavoro già con qualcuno" spiegò, determinata a tenere le distanze fra loro. Antonia annuì piano, la stella d'oro che portava al collo tintinnò silenziosamente seguendo i suoi movimenti, Julia ne fu catturata per qualche secondo prima di tornare a seguire la sua voce. "Sono la madre di Mario, ho parlato con Costantino" spiegò, "posso entrare?" domandò poi. Julia non poté fare altro che annuire frettolosamente e lasciare finalmente lo spazio necessario alla donna, che con passi veloci e decisi raggiunse il corridoio parzialmente illuminato. Julia dovette serrare la porta alle sue spalle, prima di rendersi conto di ciò che era appena accaduto sotto ai suoi occhi. Come sempre, la sua coscienza le dettava che avrebbe dovuto farsi gli affari suoi e tenere chiusa la bocca, ma non riuscì a fermarsi e si voltò velocemente nella direzione opposta.

"Cosa è accaduto a Mario?" domandò spezzando nuovamente il silenzio, Antonia si voltò nuovamente nella sua direzione. Julia la osservò a distanza, pareva ancora più magra di quello che in realtà fosse, e i vestiti ampi e scuri certamente non aiutavano a mettere in evidenza le sue forme. Forse era voluto, si disse brevemente la ragazza, sentendosi immediatamente in colpa per aver anche solo formulato quel pesante giudizio affrettato. La vide sorridere leggermente, ma non per prenderla in giro, piuttosto con una tenerezza tale da farla sentire quasi in imbarazzo. Le succedeva pochissimo, ma quando quella sensazione si faceva strada sul suo petto immediatamente doveva passare anche per le guance, perché prendevano a colorarsi di un rosso vivo che non lasciava alcun dubbio. "Niente, sta bene, ha soltanto preso a lavorare come bracciante insieme a suo padre e suo fratello" spiegò, anche se non era tenuta a farlo. Julia la osservò bussare alla porta della sala dove Costantino occupava la poltrona, e dopo qualche secondo scomparire dietro di essa. 

Julia si sentì quasi sgretolare, le mani tremavano forse per via dell'imbarazzo mostrato davanti  a quella donna che non conosceva, e quasi aveva voglia di domandarle dove avrebbe potuto trovare il ragazzo. Perché Julia era certa che sarebbe corsa da lui, pur di rivolgerli anche solo la più veloce delle parole, sarebbe bastato anche solo uno sguardo. Era certa che con la sua parlantina avrebbe potuto riportarlo sui suoi passi, dall'altra parte era sicura anche di aver perso per sempre qualsiasi collegamento con lo stesso. Se mai un collegamento effettivo ci fosse stato, perché era solita fantasticare, costruire castelli immaginari che poi venivano prontamente smantellati dalla dura realtà. Si arrabbiò quasi con sé stessa, per aver sperato sempre in qualcosa di diverso, ma non poté fare a meno di lasciare che quella ormai leggera fiamma dentro al suo petto riprendesse a bruciare con forza. In un modo o nell'altro lo avrebbe ritrovato, si disse, forse sarebbe risultata ossessiva e l'ultima cosa che avrebbe voluto fare era certamente spaventare il ragazzo. Mario pareva abbastanza fragile, ma Julia era certa che questo avesse proprio per quel motivo bisogno di qualcuno, magari un'amica in grado di prendersi cura della sua debolezza. Non che lo considerasse debole, era pur sempre un uomo, ma certamente avrebbe avuto bisogno di un qualche briciolo in più di coraggio, e Julia era certa di averne da vendere. Decise di non farsi quindi prendere dal panico, di attendere con pazienza di poter parlare con la donna nuovamente, magari anche con Costantino che era sempre in grado di fornire ottimi consigli. 

Tornò perciò in cucina, riprendendo a sgrassare il pavimento con movimenti veloci e forti, quasi a voler sfogare tutta la sua delusione. Se soltanto avesse potuto, si sarebbe fatta immediatamente catapultare nel posto di lavoro di Mario, probabilmente gli avrebbe riservato una sorpresa. Era certa che in qualche modo avrebbe potuto trattenere il ragazzo per sé, avrebbe trovato qualcosa in grado di aprire quel muro che si era creato, allora il suo sperare non sarebbe più stato vano.

Ignaro che ti sto facendo a pezzi | Vol. I #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora