XXXIII

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A casa Urru in pochi minuti era stata organizzata una festa. I vicini andavano a venivano uscendo dalla piccola abitazione situata nel vicolo stretto, gli amici di famiglia erano arrivati appena sentita la notizia portando dolci e vino da consumare.
Giovanni occupava la vecchia poltrona che solitamente spettava al capofamiglia, la mano destra occupata a stringere un bicchiere sempre troppo pieno.
Appena arrivato al porto, nonostante le ore passate a camminare, si era sentito immediatamente carico. Aveva abbracciato Pietro e Pasquale come mai aveva fatto nei giorni precedenti, gli aveva persino convinti a recarsi nel primo locale disponibile per festeggiare la fine dell'addestramento. Con le divise nuove di zecca, e il fucile che prendeva dalle spalle magre, avevano occupato uno dei tanti tavoli per ore. Era stato bello, avevano parlato di tutto, tranne della guerra. Era così che doveva andare, si era detto, mentre osservava la testa di Pietro scuotersi violentemente davanti alle battute oscene dell'altro. Quando era arrivato il momento di salutarsi, si erano ripromessi di ritrovarsi però alla partenza per il fronte.
Il fronte, quel luogo che per giorni avevano sentito nominare, arricchito dai racconti dei superiori. Non si erano domandati se fossero stati veramente pronti, erano certi di esserlo. Giovanni osservava gli occhi dei compagni, in nessuno di loro era riuscito a trovare un briciolo di paura o pentimento. Ciò lo aveva assolutamente riempito di orgoglio, quella mattina aveva indossato la divisa quasi con leggerezza. Si sentiva ormai pienamente dentro al ruolo di soldato, pronto a fare qualsiasi cosa per difendere la propria Patria. Prima di allontanarsi aveva persino stretto la mano al Maggiore Generale, sorridendo leggermente davanti ai suoi occhi chiari. L'uomo aveva stretto una mano sulla sua spalla magra per qualche secondo, prima di lasciarlo andare. Quel momento era valso più di mille parole, si era detto mentre trionfante percorreva la strada verso casa.

Eppure in quel preciso momento, tra le chiacchiere e le risate di molti, sentiva che mancasse qualcosa. Sollevò lo sguardo verso i volti degli uomini e delle donne che avevano affollato la piccola abitazione del quartiere Castello. Gli pareva quasi di non ricordare i volti di alcuni di loro, molti si erano avvicinati, avevano stretto la sua mano. Giovanni aveva ricambiato con un leggero sorriso, prima di tornare a sedersi. Si portò il bicchiere ormai quasi vuoto alle labbra, non passò molto tempo prima che Maria Rosa si avvicinasse nuovamente.
Giovanni scosse leggermente la testa, mentre la donna riempiva il bicchiere nuovamente fino all'orlo. "Vuoi farmi ubriacare, per caso?" domandò alla donna, diretto e senza troppi giri di parole. Questa sollevò il viso dalla carnagione olivastra, i capelli scuri erano come sempre stretti dentro una crocchia alta. Indossava una gonna scura e una camicia dalla fantasia piuttosto colorata, Giovanni sollevò un sopracciglio scuro. "Stasera sei perdonato" mormorò la donna, prima di riportare la bottiglia sul tavolo ormai colmo di bicchieri sporchi. Tornò poi verso il ragazzo, chinandosi quel tanto che bastava per posare una mano sulla sua guancia destra. Giovanni dovette sorridere leggermente, osservando la donna che lo aveva messo al mondo. Erano passate soltanto settimane, eppure pareva quasi un tantino diversa da come la ricordava. "Sono contenta che tu sia a casa" mormorò, Giovanni non riuscì a trattenere una leggera risata. "Diamine mamma, sono mancato soltanto poche settimane" dovette constatare, mentre la donna tornava in posizione eretta, portandosi le mani sui fianchi larghi. Giovanni riconobbe quella posa, era quella che precedeva una predica. Ma i suoi occhi riuscirono a tradirla quella volta, quasi lucidi e colmi di felicità. Quasi non riconobbe la donna, che solitamente non osava mostrare alcun sentimento. "Sono sempre settimane" disse portandosi una mano sul cuore, "tua sorella non faceva altro che chiedere di te" disse. Proprio in quel momento, come se avesse sentito la donna parlare di sé, la bambina prese a correre verso il fratello. Doveva essere stata dall'altra parte della stanza, bassa com'era, quasi coperta dagli uomini e le donne che la affollavano.
Maria Rosa osservò per qualche secondo la figlia minore saltare tra le braccia del fratello, prima di tornare a servire gli altri ospiti.

Ignaro che ti sto facendo a pezzi | Vol. I #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora