XXXIV

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Antonia aveva preso ad osservare il viso del figlio minore, una volta che Lorenzo e Raimondo ebbero finalmente lasciato la casa. Diretti verso le campagne, forse insieme per l'ultima volta.
Antonia sapeva ciò che albergava dentro al cuore tormentato di Mario, lo aveva saputo da sempre. Perché una madre conosce suo figlio meglio di chiunque altro, anche quando non vorrebbe farlo sapere. Anche quando questo pareva rifiutarsi di comprendere sé stesso, di ascoltarsi. Antonia lo osservava tormentarsi le unghie, tirare la pelle ancora viva con forza, stringendola tra i denti. Gli occhi dallo sguardo perso, a tratti parevano svuotarsi quasi completamente. Era certa del fatto che il ritorno di Lorenzo avesse scombussolato il minore, ma mai quanto l'assenza di Giovanni avrebbe potuto fare.
Aveva parlato con Maria Rosa, al suo tempo, insieme avevano concordato sul fatto che nessuna delle due avrebbe ficcato il naso negli affari dei ragazzi. Antonia avrebbe voluto saperlo fare, in qualche modo, intrufolarsi silenziosamente così da poter muovere i fili di quel rapporto in bilico. Ma se c'era una cosa che Antonia sapeva con certezza, era che il legame di entrambi non si sarebbe mai spezzato. Neanche di fronte alla guerra.
L'orologio della cattedrale segnò l'inizio della celebrazione serale, quella sera non ci sarebbe andata, perciò fece un veloce segno della croce sul petto. Il Signore avrebbe certamente perdonato la sua assenza, almeno per quella volta. I figli erano sacri, andavano sopra ad ogni cosa. Per questo sospirò lentamente, spezzando il silenzio che si portava avanti da troppo tempo. La casa si era fatta nuovamente spoglia, quasi cupa talmente era immersa nell'oscurità. Antonia si domandò brevemente se già le giornate non si andassero facendo sempre più brevi, se avesse in qualche modo perso la cognizione del tempo.

"Mario" disse poi, con lo sguardo fermo sulla finestra che dava direttamente sulla strada, e le labbra tremanti. Il ragazzo non rispose, ma Antonia era certa che stesse ascoltando, perciò trovò la forza di continuare. "So come ti senti" mormorò, faticando a trovare le parole adatte.
"No, non lo sai" disse Mario, soffocando quasi la voce dietro alla mano sui cui poggiava il mento. Antonia si voltò immediatamente nella sua direzione, osservando il ragazzo rannicchiarsi sempre di più sulla vecchia poltrona. Pareva quasi che volesse scomparire, forse tremava leggermente, Antonia si domandò quale fosse la cosa giusta da fare.
Aveva promesso a Maria Rosa e a sé stessa, che non avrebbe interferito sul legame dei due ragazzi. Prima o poi avrebbero ritrovato la strada giusta.
"Mario, devi lasciarlo andare" disse brevemente, come se quelle parole non le costassero tutta la fatica del mondo. "Devi lasciarlo andare, figlio mio" mormorò ancora una volta, e prima che il ragazzo potesse rispondere, allungò una mano verso la sua. Si posò leggera su quella di Mario che stringeva la stoffa del pantalone liscio, quello del completo buono.
Pareva quasi un bambino stretto dentro a quella stoffa troppo grande. I pantaloni grigi erano stretti in vita da una cintura improvvisata, la camicia spiegazzata dalle maniche ancora corte. Doveva aver abbandonato la giacca anch'essa grigia da qualche parte, perché non la indossava più. Mario immediatamente si fece rigido, come se quella eventualità lo terrorizzasse. Antonia aspettò con pazienza che questo tornasse sui suoi passi, che provasse in qualche modo a perdonare Giovanni.
Sapeva come si sentiva, anche se non era certa di averlo mai provato in vita sua. Non aveva mai avuto legami troppo forti, mai aveva immaginato di poterne addirittura costruire. Ma aveva visto quello dei due ragazzi, era certa che non fosse un qualcosa di superficiale, doveva essere stato scolpito dentro alle loro anime. Perché Mario non era lo stesso senza Giovanni, così come Giovanni non sarebbe mai stato lo stesso senza di lui.

Vederlo farsi sempre più piccolo, parve rovinare anche lei, si sentì improvvisamente frantumare in mille pezzi. Proprio quando avrebbe dovuto raccogliere quelli del figlio minore. "Non riuscirai a tenere dentro questo dolore per sempre" sussurrò, quasi come volesse parlare a sé stessa.
Mario avrebbe provato per giorni, mesi, forse addirittura anni a nascondere ciò che in qualche modo provava. Antonia conosceva almeno quella sensazione, forse meglio di chiunque altro. Non avrebbe augurato a nessuno, di dover vivere nella menzogna per paura. Tanto meno ai suoi figli, sangue del suo sangue, anima della sua anima. A Mario, che pareva essere stato direttamente strappato dal suo stesso corpo. Antonia era sicura che quella parte mancante che da anni sentiva, fosse stato Mario a possederla. Eppure ci aveva provato in tutti i modi, prima o poi avrebbe dovuto affrontare anche la sua verità. Per quanto questa potesse essere scomoda, per quanto questa avesse il potere di distruggere tutto.
"Non posso" mormorò il ragazzo, stringendo la mano della donna improvvisamente. Antonia sentì il petto stringersi, quando osservò le lacrime salate del figlio scorrere lungo la sua pelle chiara. "No, non puoi, ma devi" mormorò, prima di alzarsi lentamente.
Volle stringere il viso del figlio tra le mani, guardandolo così da vicino da toglierle il fiato. Pareva rivedere sé stessa dentro quegli occhi spenti e rassegnati, la cosa la tormentò per qualche secondo. Ma scacciò via il pensiero, si disse che avrebbe sopportato anche quel dolore, pur di levarlo dalle spalle del figlio.
"Come faccio?" domandò Mario, le lacrime si infrangevano copiose sulle sue labbra scarne. Doveva aver saltato qualche pasto, perché Antonia si accorse di quanto sembrasse più magro del solito. Più leggero, anche il suo tocco pareva quasi quello di un fantasma. Giovanni doveva aver prosciugato tutte le sue forze, addirittura senza saperlo. Antonia però era certa del fatto che anche l'altro ragazzo si stesse dannando allo stesso modo, cocciuto com'era.
"Questo non lo so" mormorò sinceramente, lasciando andare il viso del ragazzo. Mario continuava a guardarla negli occhi, a cercare risposte che Antonia non aveva.
Perché anche per lei era stato difficile accettare tutto, quante notti insonni, quanti giorni scanditi dalle lacrime. Si era domandata come mai quella sorte fosse toccata proprio a loro, era forse perché non aveva pregato abbastanza?

Antonia ne era certa, pur di asciugare le lacrime del figlio avrebbe pregato tutti i Santi del paradiso. Ma in quel momento si sentiva impotente, non poteva fare altro che asciugarle con il dorso della mano. Quando Mario si gettò tra le sue braccia, quasi non le parve di stare vivendo.
Quel figlio che si era fatto improvvisamente distante da lei, talmente tanto da non riuscire quasi più a capirlo, nel momento di dolore era tornato tra le sue braccia.
Quel gesto riuscì ad alleviare il suo animo di almeno un peso, in tutti i casi Mario sarebbe tornato da lei. Ne era certa, lo avrebbe fatto anche Lorenzo.

"Non c'è una strada giusta" mormorò Antonia, mentre il ragazzo si scuoteva piano per via dei singhiozzi. La donna si ritrovò a sospirare, ringraziando il cielo di non avere in casa Lorenzo e Raimondo.
"Quello che è non si può cambiare" disse, come se avesse voluto parlare a sé stessa. Antonia non era mai stata brava con le parole, aveva sempre pensato che il suo ruolo fosse quello di custodirle e basta. Faticava quindi a trovare una risposta al dolore del figlio, come avrebbe faticato per tutta la vita a trovare un appiglio per salvarsi dal suo.
"Devi tornare da lui" disse, spostandosi immediatamente e tornando a guardare Mario negli occhi. Il ragazzo parve destarsi dal suo stesso pianto, portando immediatamente una mano sul volto ad asciugare le ultime lacrime. Così come si era schiuso, Mario tornò immediatamente nella sua tana, come un animale ferito.
Antonia sentì il suo cuore spezzarsi violentemente quando questo la lasciò sola nella cucina scarna, per raggiungere a grandi falcate la sua stanza. Soltanto dopo averlo sentito chiudere la porta si portò le mani tremanti sul viso.

Mario si era già rotto. Come avrebbe potuto lei trovare il coraggio di frantumarlo ancora una volta?

Ignaro che ti sto facendo a pezzi | Vol. I #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora