Cagliari, 1915
Della guerra scoppiata da tempo, nell'Isola arrivavano echi lontani, non si sentivano gli spari, le mitragliatrici, tanto meno la si sentiva dentro al cuore. Soltanto quando i lavoratori delle miniere iniziarono la loro protesta dopo i numerosi licenziamenti, qualcuno iniziò a udirne i rumori, ma come se si stesse osservando un concerto dall'ultimo anello dello stadio, erano in pochi quelli che potevano permettersi il lusso di osservare al di là dei loro nasi. Mario leggeva le pagine del quotidiano che quasi ogni giorno la madre si faceva prestare dai vicini, non perché nessun membro della famiglia volesse acquistarlo, ma perché la mancanza di denaro iniziava a farsi sentire, e tutte le spese considerate "superflue" dovevano essere dimezzate, o come nel caso dei quotidiani addirittura cancellate. Le pagine leggere scorrevano di fronte ai suoi occhi, i titoli che campeggiavano erano molteplici, ma non si poteva leggere una sola notizia che riportasse ciò che effettivamente stava accadendo. Mario non era mai stato un particolare sostenitore della politica, ma ricordava quando da bambino suo padre era quasi costretto a portarselo dietro quando andava a seguire i comizi, tenuti nelle piazze dai vari rappresentati di ogni partito. Ricordava le voci grosse degli uomini che gridavano dai palchi rialzati, alcuni addirittura leggevano dei discorsi che probabilmente si erano preparati soltanto la sera prima. Gli adulti stavano ad ascoltare, ma per i bambini era l'ennesima scusa per allontanarsi dall'ambiente familiare ed uscire alla luce del sole.
Continuò a sfogliare il giornale, mentre i pantaloni da lavoro fasciavano ancora le sue gambe secche provocandogli un leggero fastidio, il tessuto troppo consumato e macchiato dalla terra risultava forse troppo grezzo a contatto con la sua pelle. Lorenzo accanto a lui attendeva il suo turno per avere il giornale, e Mario aveva compreso dai suoi lunghi sospiri che il maggiore fosse già spazientito da tempo; perciò, lasciò che le pagine si chiudessero nuovamente prima di allungarlo all'altro che senza parlare lo strappò dalla sua mano con un gesto veloce e stizzito. Mario non aveva idea del perché il fratello si ostentasse a volere quell'ammasso di carta pieno zeppo di lettere che non sarebbe comunque stato in grado di decifrare, immaginò fosse soltanto per darsi un tono come spesso faceva. Mario abbassò lo sguardo verso il tavolo di legno, osservando le scanalature e i graffi che con il tempo si era guadagnato, non ricordava precisamente quanti anni avesse quel complemento d'arredo, ma era sicuro che fosse in qualche modo appartenuto alla famiglia del padre. Stando in silenzio per qualche minuto di troppo si rese conto che non vedeva Giovanni da giorni, forse anche il maggiore aveva avuto da fare nelle ultime ore e soltanto per questo motivo non era uscito a cercarlo. Non era di certo la prima volta che capitava, ma decise comunque di alzarsi velocemente per raggiungere il portone sotto lo sguardo attento di Antonia, che non riuscì a ricambiare per via dell'intensità.
Giunto davanti al portone recuperò la giacca scura e successivamente uscì in strada, stranamente si rese conto che l'aria che arrivava dal porto non era più così fresca, pareva quasi essere diventata bollente negli ultimi giorni, e per questo si gettò con un movimento veloce e sicuro la giacca su una spalla. Camminò piano tra i vicoli stretti, osservando con sguardo attento dove metteva i piedi, incrociò alcune donne vestite di nero dal capo ai piedi, che non si fermarono però a salutarlo, e per qualche secondo ebbe l'impressione che stessero parlando proprio di lui. Tutte e quattro tenevano lo sguardo fisso davanti a loro, con una mano si coprivano la bocca e sussurravano parole che furono impossibili da comprendere da quella lontananza. Mario lasciò che si allontanarono abbastanza per voltarsi leggermente nella loro direzione per osservarle per l'ultima volta, prima di continuare a camminare verso casa dell'amico. Il piccolo negozietto gestito da un'anziana signora del quartiere era ancora aperto, mentre lei sedeva su uno sgabello posto appena fuori dalla porta di legno, in silenzio intrecciava quello che aveva tutta l'aria di essere un ampio cestino, e Mario immaginò che lo avrebbe poi utilizzato per lavorare la pasta a mano, proprio come spesso aveva visto fare ad Antonia.
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Ignaro che ti sto facendo a pezzi | Vol. I #wattys2022
Historical FictionNel 1915 anche la Sardegna viene sconvolta dall'avvento del primo conflitto mondiale. Sembrava tutto così lontano, e invece anche le vite tranquille di due giovani ragazzi, Mario e Giovanni, cambieranno da un momento all'altro. Il legame che unisce...