XXV

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Seduti sul terreno duro, gli uomini se ne stavano in silenzio, soltanto pochi avevano ancora la voglia e la forza di intavolare una conversazione. Dopo un duro addestramento con armi di vario genere, Giovanni si era lasciato andare e aveva poggiato la schiena al tronco dell'albero più vicino, mentre il sole picchiava sulla sua testa facendolo sudare e bagnando così i capelli scuri. Accanto a lui sedeva un altro ragazzo, aveva capito che il suo nome era Pietro, perché Pasquale che parlava troppo era riuscito ad attaccare bottone anche con lui, che pareva trincerato dietro al suo stesso silenzio. Pietro in un certo senso gli ricordava abbastanza Mario, forse fin troppo per la sua mente che tentava in tutti i modi di scacciare ogni tipo di immagine o pensiero che potessero ricordargli la discussione avuta giorni prima della partenza. Pietro aveva tirato fuori dalla tasca delle sigarette stropicciate e Giovanni ne aveva presa una volentieri, quando il ragazzo gli aveva allungato silenziosamente il pacchetto con la mano destra. Pietro era magro, i capelli tagliati corti a scodella, quasi qualcuno avesse deciso di recuperare quella linea stortissima proprio con una padella abbastanza larga da contenere la sua intera testa. Magro e con gli occhi grandi e scuri se ne stava in silenzio per ore, era capace di non parlare anche per tutto il giorno, Giovanni si era ritrovato a domandarsi cosa potesse fare mai rinchiuso dentro alla sua mente per tutto quel tempo.

Seduti uno accanto all'altro osservavano fumando in silenzio il panorama di fronte a loro, la lunga distesa di campi pareva non finire mai, tanto da arrivare quasi a mescolarsi con il cielo in un gioco di colori ipnotico. Erano stanchi, avevano corso tutto il giorno con le urla del maggiore in sottofondo, che gli spronava a modo suo a suon di bestemmie colorite e successivamente erano passati all'uso delle armi. Quando per la prima volta Giovanni aveva messo le mani sulla mitragliatrice non si aspettava di certo di comprendere immediatamente come andava usata, ma la parte più difficile, secondo la sua modesta opinione, era sollevarla da terra e trasportarla dovunque dovesse essere portata con la sola forza di una spinta. Pietro era magro e secco, aveva fatto molta fatica a sollevarla e per questo si era beccato un'occhiataccia da parte del maggiore, che per quieto vivere forse aveva deciso di non rimproverarlo, almeno per quella volta. Pasquale pareva essere scomparso nel nulla, Giovanni non lo aveva rivisto da quando si erano persi di vista una volta arrivati nel grande edificio adibito a caserma. Pietro diceva di non conoscerlo, e Giovanni non poteva di certo biasimarlo, erano probabilmente capitati tutti da soli e nessuno conosceva qualcun altro. Però poteva vedere gli uomini che di tanto in tanto iniziavano ad attaccare bottone parlando degli argomenti più disparati, quando si sarebbero ritrovati tutti al fronte, probabilmente avrebbero avuto più tempo per conversare.

Le cose andavano bene, il generale aveva annunciato a tutti che l'esercito italiano era in prima linea e che gli austriaci parevano voler battere ritirata da un giorno all'altro, probabilmente quando sarebbero arrivati loro la guerra sarebbe stata già agli sgoccioli. Giovanni si era ritrovato rassicurato da quelle parole, e aveva radunato le poche energie rimaste per portare a termine i compiti che gli erano stati assegnati per la giornata. Come quello di pulire il bagno, che bagno non era, gli capitato insieme ad un altro ragazzo, alto e magro e dal viso scarno e segnato forse dalla stanchezza e dal duro lavoro della mattina. Insieme avevano pulito in silenzio, senza neanche degnarsi di uno sguardo, Giovanni aveva in qualche modo compreso che si trattava di una persona non in vena di particolari discussioni, perciò aveva lasciato perdere e aveva portato avanti quel silenzio quasi fastidioso. Sospirò buttando fuori il fumo grigio della sigaretta, il tabacco era abbastanza scadente, forse quasi più scadente di quello che era solito acquistare, ma decise di non comunicare al compagno quel preciso pensiero. Pietro accanto a lui aveva già finito la sua sigaretta e con le mani giunte sul petto osservava il cielo diventare sempre più scuro, mentre stendeva le gambe indolenzite per trovare una posizione più comoda. 

"Sei sempre così silenzioso?" domandò Giovanni, deciso ad instaurare una conversazione che potesse andare oltre le semplici parole di circostanza. Pietro sollevò un sopracciglio, e sorridendo con un angolo della bocca rispose "si" prima di tornare al suo mutismo, e Giovanni dovette scuotere la testa. "Non vedo Pasquale, in realtà non lo vedo da ieri" disse, constatando che effettivamente il fatto che l'altro sembrasse scomparso nel nulla era abbastanza strano, "non dorme nel letto accanto al tuo?" domandò Pietro. Giovanni sentì una punta leggera di orgoglio farsi strada nel suo petto, "hai ragione, ma non ricordo di averlo visto stanotte" spiegò, ma l'altro rispose subito "non si è visto, ma certamente l'abbiamo sentito" commentò serio. Giovanni si voltò di scatto nella sua direzione, Pietro osservava ancora i campi davanti a loro, adesso stringeva tra le labbra un filo d'erba secca "che intendi?" domandò l'altro. Pietro sputò il filo d'erba che teneva in bocca, prima di rispondere "russa, strano tu non l'abbia sentito" commentò, e Giovanni dovette ridacchiare "non ho il sonno leggero" disse, e Pietro commentò "beato te" prima di lasciarsi andare in una risata quasi soffocata, e l'altro lo vide abbassare il viso come se volesse nascondersi dal suo sguardo. 

L'erba alta dei campi davanti a loro si muoveva spinta dal leggero vento, creando delle onde colorate che Giovanni non poté fare a meno di seguire con lo sguardo, mentre sopra di loro il cielo si faceva buio. Ancora non sapevano cosa avrebbero potuto mangiare per cena, probabilmente ancora la carne avanzata dal pomeriggio, si disse Giovanni mentre osservava gli altri incamminarsi nuovamente verso la caserma dove due uomini avevano acceso un piccolo fuoco che avrebbe riscaldato le loro mani ed il loro cibo per le prossime ore. Il ragazzo si alzò, deciso a seguire gli altri, e nonostante tutto aspettò che Pietro facesse la stessa cosa prima di incamminarsi verso l'edificio grigio e rovinato. Giovanni si era reso conto di sentirsi ancora abbastanza a disagio tra tutte quelle persone che non conosceva, e fu felice di essere accolto comunque all'interno del grande cerchio che si era venuto a creare, dove uomini e ragazzi consumavano ognuno il proprio pasto. Notò che anche i superiori, adesso che avevano tolto le giacche decorate da stellette e stemmi, parevano quasi far parte del loro gruppo e non si tiravano indietro di fronte alle domande dei più piccoli, curiosi di conoscere il loro passato di guerra, forse. Giovanni vide nei loro sguardi la speranza brillare, una fiamma che era stata appena innescata e sembrava non volersi spegnere a beve, forse anche loro si immaginavano con le stesse decorazioni sulle giacche della divisa un giorno. Non poté fare a meno di sorridere, di fronte alla sua stessa innocenza.

Forse anche lui sperava in un cambiamento forte all'interno della sua vita, una scossa talmente violenta da far vacillare tutte le certezze che fino ad all'ora lo avevano rassicurato. Una decorazione sulla divisa, un nome che tutti potessero conoscere e ammirare negli anni a venire, magari insieme a qualche altro compagno valoroso che lo aveva affiancato in battaglia. Se era vero quello che si sentiva dire, l'esercito sardo avrebbe dato man forte al resto degli italiani che ormai la guerra avevano già iniziato a viverla. Nonostante tutto, sarebbe stato grazie alle loro imprese che la Nazione avrebbe potuto allontanare i bellicosi che tentavano con tutte le forze di sottrarre i territori conquistati con anni e anni di sacrifici. Dalla partecipazione a quella impresa l'Isola avrebbe ottenuto il riconoscimento da parte del resto dello stato, il lustro che meritava dentro alle pagine della storia mondiale, probabilmente questo bastava già per andare avanti. le promesse erano state tante, e Giovanni era sicuro che di fronte a quegli eventi non avrebbero potuto fare altro che mantenerle. Sfuggire così alla fame e dare alla famiglia un motivo d'orgoglio che avrebbero potuto vantare nel corso del tempo, forse anche i suoi futuri figli avrebbero guardato al padre in maniera diversa.

Con questi pensieri nella testa consumò la sua razione di cibo per la sera, e dopo essersi trattenuto fin troppo a conversare con gli altri e ad ascoltare le loro storie, decise di raggiungere la sua branda che scricchiolava sotto al suo peso.

Ignaro che ti sto facendo a pezzi | Vol. I #wattys2022Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora