.𝑄𝑢𝑎𝑡𝑡𝑟𝑜.

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Il giorno dell'Inferno arrivò anche per me, mi dovetti svegliare molte ore prima per placare la mia ansia e darmi una calmata. Non riuscivo a capire il perché, ma un forte senso di nausea mi avvolgeva lo stomaco, l'ansia che percepivo in me stessa mi stava facendo esplodere la testa, i pensieri ormai si sono trasformati in tanti linee che si scontrano tra di esse, creando scenari che possibilmente preferirei evitare di approfondire per il semplice fatto che non vorrei che si avverassero. Dopo essere ritornata alla realtà iniziai a prepararmi, indossai il vestito con i lunghi guanti e lasciai i capelli lisci sciolti, aggiungendo il fermaglio.
Scesi di casa e raggiunsi mio padre nella carrozza, saltai su dopo aver prima salutato mia madre con un abbraccio, Elis invece, stava ancora dormendo come suo solito.


Il cuore batteva a mille. Fortunatamente però, nella carrozza dietro la nostra, vi si trovava quella di Hanna, lei a differenza mia non si stava agitando poi così tanto , anzi, mi sembrava piuttosto tranquilla, forse lo stavo solo immaginando, magari in quel momento non voleva mostrare di provare qualche tipo di interesse verso il Re. Difatti non si girò nemmeno per salutarmi o guardarmi, forse allora anche lei, inconsciamente, sapeva di avere una possibilità e si stava preparando a reagire. Dopotutto, come biasimarla, qui tutte le ragazze sembrano una la copia dell'altra, Hanna è una delle poche che si contraddistingue in mezzo a tutte loro. I suoi occhioni verdi spiccano con il colore dei suoi capelli. Ritornai a guardare al di fuori della carrozza arrendendomi al fatto che la mia amica non si sarebbe accorta della mia presenza.
Durante il tragitto potei osservare l'enorme distesa di verde che si faceva strada attraverso i miei la strada che tutti noi stavamo percorrendo, splendenti farfalle colorate volteggiavano attorno a noi, alberi giganti ci coprivano dalla luce solare accecante, il fruscio degli alberi si trasformò in una dolce melodia accompagnata dal cinguettio degli uccelli. Mi si rinfrescarono gli occhi a quella vista paradisiaca ma ciò che mi fece rimanere a bocca aperta fu proprio il castello del Re Argon, nero pece, un sacco di finestre raccoglievano i raggi del sole creando degli effetti incantevoli, prima di esso un enorme giardino ci accoglieva indicandoci la strada da percorrere per arrivare a destinazione.
 Il momento di affrontare ciò che il destino ha tenuto in serbo per me oggi è arrivato. Se il nostro sovrano non avesse messo gli occhi su di me, poco importava, ne ho avuto la dimostrazione che è difficile conquistare anche solo un suo sguardo, ma se le cose andassero diversamente... Non volevo nemmeno pensarci. Io e lui siamo troppo diversi. Lui desiderava possedere il mondo tra le mani, dominare chiunque fosse di sua proprietà, io volevo soltanto la pace tra i Regni, che non ci fossero più tutti questi conflitti. Non poteva scattare la scintilla. Non questa volta.


Mi trovavo all'entrata del castello con Hanna. Ci tenevamo a braccetto, con lei al mio fianco avevo meno paura, la tensione svaniva piano piano passo dopo passo. Il momento di entrare arrivò. Davanti ai miei occhi, persone che ballavano, donne che provavano ad attirare l'attenzione mettendosi al c'entro dell'enorme sala, e infine persone che pensavano solo a mangiare com'è giusto che sia.
Poi lo vidi in fondo alla sala sul suo trono nero. Ora capisco perché le donne lo desiderano così tanto. I capelli ricci erano scompigliati, camicia nera aperta, pantaloni del medesimo colore e le mani addobbate da anelli in acciaio con rubini, proprio come nelle foto, la mano posata sotto al mento che portava ad osservare i tratti del suo volto annoiati, spenti.
Prima di fare anche solo un altro passo, una guardia posò sul nostro petto dei numeri. Io avevo il numero sei, Hanna il numero cinque. Ah quindi per sua maestà giustamente adesso siamo solo numeri, nemmeno degnarsi di scrivere i nostri cognomi o i nostri nomi, un'altra motivazione per cercare di autoconvincermi di odiarlo e di non desiderarlo. Già, autoconvincermi. Purtroppo ci ho pensato tutta la notte al fatto che inconsciamente anch'io volevo provare ad attirare il Re, ma penso che sia solo una dannatissima attrazione fisica, restare per sempre accanto a lui voleva dire restare accanto al pericolo. Non immagino che cosa possa passargli per la mente quando avrà trovato moglie, la costringerà ad osservare i suoi attimi di tortura sugli altri? Forse le impedirà di uscire dal castello? Una parte di me stava gridando di darmi una calmata, lui non avrebbe scelto me, continuavo a ripetermi fedelmente.  Così, dopo essere rimasta disgustata da quel gesto ed aver spazzato via le mie più grande paure, mi recai con Hanna verso il banchetto, l'unico luogo in cui volevo stare. Quante delizie! Dai pasticcini, ai biscotti, alle torte glassate. Oro per i miei occhi! Addentai ogni tipo di dolce, è raro che possa mangiare così tanto, mia madre mi fa pur sempre seguire una certa dieta nonostante io sia normalmente magra. Questo per me è un momento unico, e lo è anche per Hanna che si divertiva a sentire le chiacchere dei signori e delle dame, discorsi impacciati per corteggiare. I signori non riuscivano proprio a capire che in questa sala non avevano alcun potere. Continuai a mangiare un altro po' di pasticcini, finché la mia accompagnatrice non decise di farmi scatenare in sala. Le melodie di sottofondo suonavano note a me conoscenti, tutte abbinate a dei balli che mia madre mi aveva fatto imparare a memoria quando avevo all'incirca sette anni. Io e la mia amica ballavamo come due leggere piume cercando di non sbagliare nemmeno un passo. Passarono minuti, minuti in cui ci divertimmo senza dare troppo peso alla situazione in cui entrambe eravamo finite, la gente attorno a noi ci guardava stupita per il nostro comportamento ad una festa così importante, per un attimo ho completamente dimenticato del perché sono qui. Sospirai. Non mi divertivo così da anni e per me essere così felice dopo tanto tempo mi faceva sentire come rinata, in questi ultimi mesi non ho fatto altro che starmene in solitudine nella foresta ad accettare e declinare inviti per i miei genitori, cercare di ricucire quelle ferite che pensavo non fossero mai passate, guardare dal basso verso l'alto le persone dicendomi e ripetendomi sempre che in confronto a loro io non avevo nulla di speciale.
Mi accorsi troppo tardi che mi trovavo da sola, oscurata nei miei stessi pensieri, al centro della grande sala. Mi girai e, il mio peggior incubo stava diventando realtà man mano che il tempo passava. Lui, mi stava guardando.
Il Re mi aveva puntata. Le sue labbra si schiusero finché

{❦︎𝑌𝑜𝑢𝑟 ℎ𝑒𝑎𝑟𝑡 𝑖𝑛 𝑚𝑦 𝑐ℎ𝑎𝑖𝑛𝑠❦︎}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora