.𝐷𝑜𝑑𝑖𝑐𝑖.

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Dopo che mi fui ripresa grazie alle parole confortanti di Lionel, egli mi condusse nelle segrete del castello, lì nessuno poteva trovarci, o almeno speravo che nessuno ci avrebbe trovato. Le immagini proiettate dal palmo della sua mano diventarono come calamite nella mia testa, fisse, non accennavano a nascondersi a me, volteggiavano alterandosi in modo intrecciato, senza seguire un ordine cronologico, molto semplicemente si facevano ricordare. Le segrete erano simili a delle prigioni, con lo sguardo osservai delle celle, vuote, eppure mi sembrava come di poter percepire la presenza di qualcuno all'interno, la luce fioca fu l'unica cosa che mi impedì di non inciampare, oltre alla mano ben salda alla mia di Lionel. Arrivammo a destinazione dopo aver percorso quello che mi sembrava un labirinto che colui che si trovava davanti a me sembrava conoscere alla perfezione, una porta bianca, lucida, la quale non si abbinava affatto con tutto il resto delle mura in pietra malconce che ci circondavano. Lionel aprì la porta con leggerezza, entrammo in una stanza dove alcuni dei più potenti cavalieri di Thonder, li si poteva riconoscere dallo stemma di riconoscimento che solitamente tutti i sovrani pongono ai loro più fedeli sudditi, erano riuniti attorno ad un tavolo con una mappa fra le mani.

- Mi fa piacere vedervi pronti miei cari.

Appena le loro orecchie udirono la voce del Re s'inchinarono a lui facendo sentire il rumore delle loro armature in bronzo.

- Dimmi Resley, com'è la situazione lì fuori.

Uno dei cavalieri si alzò di scatto recuperando la spada dal pavimento scuro e mettendosela al fianco. 

- I due soggetti si stanno avvicinando al castello mio signore, si muovono verso est, presto saranno qui.

- Obbiettivo?

- Il cuore della ragazza, signore. A quanto pare non si aspetteranno nulla della vostra fuga, non hanno soldati con loro.

Quella risposta mi fece salire un brivido per la schiena, strinsi di più la mano di Lionel alla quale ero come ammanettata, notando la mia tensione mi accarezzò con il pollice le nocche.

- Perfetto, tutto va secondo i piani. Vedrai Freya, ti salverò.

Il suo sguardo si voltò dal soldato a me, sorridendomi e infondendomi parte del suo coraggio, necessario per questo piano. Dovevo fidarmi si lui, per una volta avrei seguito l'istinto senza farmi troppe paranoie, dopotutto le voci che hanno sempre girato per il Regno su Argon non sono mai state buone. Il fatto che sapeva che io mi trovassi qui vuol dire che avrà fermato il servo che stava portando la mia lettera, al solo pensiero inizio a dispiacermi sapendo che probabile e crudele fine avrà fatto. Scacciai subito il pensiero quando udì uno dei soldati che pattugliava l'unica finestra che era presente in quella piccola stanza.

- Signore si avvicinano! Dovete andare!

- D'accordo. Viene Freya andiamo.

Prese la mia mano e con l'aiuto di alcuni dei suoi uomini scendemmo tramite una botola che ci trasportò in un nascondiglio sotto terra illuminato. Non era mal ridotto come le segrete, anzi, sembrava una degna stanza del castello. 

- Ho provato spesso a salvare molte dame come te.

Incominciò Lionel dandomi le spalle allontanandosi a poche passi da me.

- Ma Argon le aveva già avvelenate fin troppo da far perdere la testa a quelle poverine. 

- Avvelenandole? In che modo?

- Il tè che vi avrà sicuramente portato già più di una volta, Nebula è colei che lo preparava, classica magia proibita, sua madre era una strega davvero potente, le insegnò l'arte della stregoneria, la magia nera è sempre stato il suo forte. Gli infusi di tè sono la cosa più semplice da preparare per una strega, anche quando si parla di magia proibita.

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