.𝑇𝑟𝑒𝑑𝑖𝑐𝑖.

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Il mattino seguente mi svegliai completamente impregnata di sudore, mi bastò far cadere lo sguardo sul mio corpo per capirne il motivo. Argon mi aveva utilizzata come cuscino per tutta la notte dimostrandomi il suo amore abbracciandomi talmente forte da rischiare di farmi morire involontariamente nel sonno. Avevo già provato più di una volta a staccarmelo di dosso ma il mio corpo opponeva resistenza a cause delle poche ore di sonno.

- Argon levati, sei pesante.

Nessun movimento, nessun lamento. Era diventato un sasso, si trovava avvolto completamente nel sonno e nella stanchezza delle ultime giornate, credo. Continuai con tutte le mie forze di togliere il suo peso da me lottando con le mani dandogli degli schiaffi sul volto o provando a spingerlo ma, scarsi risultati? Ovviamente. In confronto a me lui era una bestia ed io mi ero appena svegliata con non molta energia in corpo.

- Smettila di lamentarti, dai fastidio.

- Oh taci.

Ridacchiò per poi continuare a stringermi sempre più forte finché la sua mano non si trovò troppo vicino all'interno coscia. Presa dall'imbarazzo e dal gesto troppo improvviso lo scaraventai a terra con le ultime e poche forze che mi erano rimaste facendolo balzare in piedi in un istante, riuscì ad atterrare senza cadere sul pavimento per poi guardarmi furioso.

- Si può sapere che ti prende!? Stavo dormendo!

- No, non stavi dormendo brutto pervertito.

Gli lanciai un cuscino colpendolo in pieno volto per poi alzarmi e superarlo per recarmi al bagno. Speravo con tutta me stessa che oggi sarebbe stata una giornata tranquilla, senza minacce e senza più tracce di Lionel che continuava a tormentare la mia fragile mente. Poggiai il peso del mio corpo al muro ripensando alla sera scorsa, il male che avevo provato a causa della sua magia diventò insopportabile. Sentivo la sua magia ancora presente in me, non voleva proprio saperne di uscire, ma non è ancora finita, lo sento, non preoccuparti stupido Re, non ho ancora abbassato la guardia su nessuno di voi, sto cercando di comportarmi normalmente per non far destare nessun sospetto su ciò che penso anche se... Argon è il mio problema principale, devo capire in che modo possa leggere i pensieri delle persone così da non poter più avere problemi. Il ricordo di quel sogno causato dall'incantesimo di Lione, Argon disse che non potette leggere più i miei pensieri, forse c'è un modo o una soluzione. Strinsi la mano sul petto stropicciando la delicata camicia che indossavo provando a concentrarmi su altro.

Quella mattina il sole splendeva in cielo, nemmeno una nuvola spezzava quei raggi così lucenti. Decisi che per quella mattina sarebbe stata una delle serve del Re a scegliere che abito avrei indossato. Optò per farmi indossare una camicia elegante corta di un rosso scuro con una pietra d'ossidiana incastonata su una spilla dove iniziavano i bottoni della camicia. Sotto una gonna lunga nera semplice, i capelli decise di lasciarli sciolti, li pettinò delicatamente togliendo alla perfezione tutti i nodi che si erano formati nella notte. 

 Passai la prima parte della giornata nel campo di rose nere che accarezzavo delicatamente con una mano mentre avvicinavo il viso per sentirne il profumo fresco e gradevole. A pochi metri di distanza da me, la Regina di Nebi si affacciava al muretto di pietra vicino al cancello d'uscita, inebriando l'aria mattutina che la circondava. Non realizzai per quanto tempo rimasi a guardarla, una donna splendida, se non fosse stato per il carattere sono sicura che Argon l'avesse prese al suo fianco, insieme sarebbero stati invincibili, delle vere bestie. Indossava un lungo vestito bianco con dei veli azzurri che ricadevano sull'erba fresca e tagliata, i capelli lunghi albini mossi dal venticello che occupava la zona. Poi la notai ancora, quella maschera di ghiaccio che portava sugli occhi, sembrava una corona ma non lo era, affatto, una protezione per gli altri, uno scudo, ecco cos'era. Non tutto ciò che mi aveva detto e mostrato Lionel era falso, da questo piccolo dettaglio potevo però dire con certezza che lei teneva alla sua gente, al suo Regno. Feci un lungo respiro e prendendo coraggio mi avvicinai a lei cautamente, stavo per proferire parola quando mi anticipò.

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