.𝑇𝑟𝑒𝑛𝑡𝑎𝑞𝑢𝑎𝑡𝑡𝑟𝑜.

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Mi sentivo come se stessi annegando.

Come se l'acqua mi stesse ingoiando.

Non riuscivo a percepire nulla, i miei occhi non erano aperti e sembrava che non fossero nemmeno intenzionati a farlo. Gli arti fluttuavano nel nulla toccando l'aria, lo spazio vuoto intorno a me. Non avevo parole in bocca, i pensieri e i ricordi iniziarono a mescolarsi creando un gran pasticcio nella mia testa.

Quella donna...

Che legame ho con lei? Forse sarà anche lei qualche strana creatura magica di questo posto...

Svegliati.

No. Sto bene qui.

Svegliati piccola bugia.

Ti ho detto che sto bene. Non voglio svegliarmi. Questa sensazione è piacevole.

Svegliati, Freya.

Balzai di scatto. Avevo ricominciato a respirare. Il battito del cuore non si era ancora placato, batteva con forza nel petto, molto probabilmente voleva scoppiare. Mi sentivo il corpo leggero, un'aroma gradevole circondava la stanza luminosa nella quale mi trovavo. Il mio corpo era ricoperto d'acqua calda e profumata dentro ad una vasca abbastanza grande da occupare quasi la metà della camera; non sapevo di chi fosse, non sapevo chi fosse stato a salvarmi nel momento in cui sono caduta nel vuoto, non so nemmeno se Lionel è ancora vivo o se è caduto sotto una di quelle mura.

- Freya?

- Mh?

Una voce mezza sconosciuta arrivò alle mie orecchie.

Gizaira?

Lentamente osservai la porta aprirsi rivelando due figure ormai a me note, o quasi. Gizaira non aveva più addosso la sua armatura, bensì indossava una camicia rosso sangue con dei pantaloni lunghi neri. I suoi capelli erano sciolti e solo adesso osservandoli ne comprendevo la smisurata lunghezza. D'altra parte, un donna simile con i suoi stessi tratti teneva tra le braccia dei vestiti puliti, una spazzola e accessori per i capelli tra cui varie forcine con perle, fiocchi e nastri.

Guardai Gizaira in modo storto. Insomma, dov'è stato mentre io cercavo di scappare dalle grinfie di suo padre? A farsi un giro per Cattherdal forse?

- Ti spiegherò tutto più tardi.

Chiuse la porta non prima di aver lasciato entrare la donna. Una donna abbastanza alta, carnagione olivastra come la mia, occhi verdi scintillanti che molto probabilmente potevi riuscire benissimo ad intravedere nella notte più oscura; capelli neri e ricci che a malapena si vedono a causa del completo bianco da sacerdotessa che indossava.

- Il mio nome è Seraphyn, piacere di conoscerti, Freya.

Era strano sentire qualcuno che mi vedeva per la prima volta chiamarmi Freya, anche se per soli pochi giorni mi sono sentita chiamare "futura Regina di Cattherdal" o semplicemente "Regina di Cattherdal".

- Prego, lasciate che vi aiuti, sarà un onore per me.

Abbozzò un sorriso guardandomi negli occhi in cerca di qualche approvazione. Le ricambiai lo sguardo uscendo dalla vasca stando attenta a non schizzarle qualche goccia sull'abito ben decorato e stirato, successivamente iniziarono i preparativi.

Seraphyn mi avvolse in un asciugamano caldo e morbido che profumava di lavanda per poi farmi sedere difronte al grande specchio attaccato al muro. Mi asciugò per prima cosa i capelli che finalmente non odoravano più di sporco di grotta o di fumo, li acconciò creando una coda bassa lasciando due ciuffetti davanti, che successivamente arricciò, in modo da incorniciarmi il viso. Mise qualche rosellina dorata incastrata tra i capelli e una forcina con delle perle bianche. Passò poi alla mia, finalmente pulita faccia, che abbellì con del trucco non troppo pesante. Mi fece indossare un corsetto blu scuro con sopra dei disegni fatti di fili d'oro che rappresentavano delle foglie, una legata all'altra senza che il filo si staccasse, la gonna corta era del medesimo colore del corsetto e anch'essa presentava dei filamenti dorati come decorazione. Inoltre, indossai dei guanti lunghi bianchi e un mantello nero per coprirmi le spalle siccome Seraphyn mi aveva avvisata che fuori da quella stanza di certo non avrei trovato una stufa pronta ad accompagnarmi. Stivali lunghi blu e finalmente eravamo pronte per uscire, e magari scoprire dove il destino voleva condurmi.

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