.𝐷𝑖𝑎𝑐𝑖𝑎𝑛𝑛𝑜𝑣𝑒.

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Usciti dalla foresta, stanchi rientrammo nei giardini del castello attraversando degli enormi cespugli tagliati per bene con delle cesoie e il terreno che era stato asfaltato nuovamente per impedire al Re di cadere, alzai lo sguardo dai piccoli sassi che calpestavo vedendo i servi che chiacchieravano fra di loro mentre annaffiavano i roseti profumati e si prendevano cura di ogni singola rosa sorridendo e scherzando fra di loro. Alla faccia di chi credeva che tutti in questo posto venissero trattati come schiavi, altro che la gioia di Thonder. All'entrata del castello, Nebula ci osservava da lontano in piedi vicino al grande portone, con un vestito semplice ma molto dettagliato, bianco panna, che ricadeva sul pavimento in modo morbido, ed i capelli intrecciati in uno chignon ben curato. Tra le sue mani guantate intravidi qualcosa, un qualcosa che da lontano mi sembrò, una lettera, una lettera che è stata accudita alla perfezione notando che non avesse nemmeno un angolo storto o un minimo strappo. Sorrideva mentre fissava negli occhi Argon con quella sua scintillante maschera trasparente. Osservai attentamente i loro sguardi passando il mio campo visivo prima su uno, e poi sull'altro, il Re le rivolse uno sguardo emozionato a cui la Regina rispose con un enorme sorriso grazioso.

- Carissima Freya il sottoscritto ora deve proprio andare, ho un impegno urgente da svolgere con Nebula, qualunque cosa sospetta tu veda o senta rivolgiti pure a Finn, sarà la tua guardia per tutto il resto della giornata.

Detto ciò si catapultò all'interno del castello senza più guardarmi in volto, da sola cominciai ad osservare l'enorme portone del castello chiudersi quando intravidi per l'ultima volta Nebula, mi guardò con un'espressione rassicurante per poi dirigersi anche lei all'interno del castello con il Re. La mia mente esplose in meno di un secondo, che cosa diavolo è appena successo? Sentì dei passi dietro di me avvicinarsi, Finn alle mie spalle mi porgeva la mano avvolta da un guanto nero, dietro di lui una carrozza pronta a partire con due cavalli bianchi.

-Sua maestà sarà molto occupato oggi, che ne dice di andare a visitare la sua lontana famiglia?

- Ma la mia famiglia si trova a Thonder adesso, sarebbe troppo rischioso per me recarmi da loro attualmente, non vorrei creare ulteriori problemi ad Argon.

Una punta di tristezza s'intromise nelle mie parole mentre riguardai un'ulteriore volta il castello alle mie spalle.

- Non si preoccupi, ho già pensato io ad avvisare la vostra famiglia di ritornare qui per un saluto.

Scattai con lo sguardo verso Finn, mi si illuminarono gli occhi alla comprensione di quella frase. La mia famiglia è qui?


Dopo pochi minuti mi trovavo già vestita con una gonna rossa e una camicia nera semplice con il colletto alto e un rubino incastonato in una spilla dorata abbastanza pesante. Mi hanno ordinato di entrare silenziosamente nel castello e mantenere la curiosità se avessi sentito anche solo un sussurro alle spalle, quindi mi cambiai velocemente in camera mia dove speravo avrei trovato Argon per capire che cosa fosse successo, che cosa stesse progettando, eppure lì non c'era, vagai con lo sguardo per tutti i corridoi e le porte aperte che incontravo mentre raggiungevo le mie stanze, ma niente di niente. Quando salì in carrozza l'emozione si fece strada dentro di me, avrei rivisto i miei genitori, ma soprattutto, avrei rivisto mia sorella dopo così tanto tempo, devo ammettere che mi sono mancati.

Cercai di regolare il respiro mentre intravidi con lo sguardo casa mia, la mia vecchia casa, piccola e graziosa come la ricordavo, con le mura in legno robusto e dipinto, le finestre aperte adornate di pittura dorata sui bordi. Poi la vidi, fuori affacciata dalla finestra di camera mia, con i ricci scompigliati che le ricadevano sul viso svolazzando per il leggero vento, una camicia verde chiaro che si abbinava perfettamente con la sua pelle candida, lo sguardo ansioso finché non la vide, finché non vide la carrozza, i suoi occhi esplosero di gioia quando mi affacciai per salutarla. La vidi rientrare chiudendo la finestra, e in men che non si dica si trovarono tutti davanti alla porta di casa. Potei vederla, non è cambiata dall'ultima volte che l'ho vista, mia madre è sempre rimasta una dea da ammirare, quei suoi occhi azzurri, mi mancavano momenti come questi in cui mi ci tuffavo dentro liberandomi da ogni pensiero e ammirandoli.

{❦︎𝑌𝑜𝑢𝑟 ℎ𝑒𝑎𝑟𝑡 𝑖𝑛 𝑚𝑦 𝑐ℎ𝑎𝑖𝑛𝑠❦︎}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora