Capitolo Venti

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Asia entrò in classe trafelata, aveva trovato traffico e aveva cinque minuti di ritardo, per lei quasi impensabile.

"Buongiorno, vi chiedo scusa ma avevo dimenticato che oggi ci fosse il mercato" - esordì passando lo sguardo sull'intera classe - "Faccio l'appello velocemente e poi iniziamo con un nuovo argomento."

Sentì un leggero brusio e sorrise prima di iniziare a chiamare uno per uno gli studenti, era felice fossero tutti presenti.

"Prima di addentrarci dentro gli integrali indefiniti ricordiamo cosa è la primitiva di una funzione. Tommasi vuoi dirmelo tu?" - disse andando verso la lavagna, non trovando il pennarello la girò ma quando lesse UNA LESBICA PUÒ INSEGNARE? si bloccò.

Gli studenti mormorarono qualcosa ma quando Asia si voltò nessuno proferì una parola, guardò anche Francesca e vedere i suoi occhi lucidi le fece male, non voleva che potesse stare male per un gesto stupido di un suo compagno.

"Come non detto, qualcuno di voi sarà contento ma non parleremo di integrali e simili, chi ha scritto quella frase potrebbe dirmi cosa intende?" - disse Asia sedendosi - "Nessuno?" - continuò l'insegnante in tono ora severo che non le avevano mai sentito e un leggero brusio si alzò - "Trovo davvero stupido denigrare qualcuno per il proprio orientamento sessuale, la vostra generazione dovrebbe essere più aperta e senza squallidi pregiudizi. Se dovete criticare il mio modo di insegnare vorrei lo faceste per motivi seri e validi non per la mia vita fuori da queste mura." - aveva parlato con tono fermo e composto evitando di far emergere ciò che stava davvero provando -" Dimmi Tommasi. " - aggiunse vedendo il ragazzo che timidamente aveva alzato la mano.

"Non so chi abbia scritto quella roba là ma come rappresentante di classe mi scuso a nome di tutti noi. Lei è bravissima e nonostante abbia pessimi voti amo seguire le sue lezioni. Le chiedo davvero scusa." - disse il giovane con voce insicura e tesa.

"Ti ringrazio." - sorrise Asia - "Però oggi non voglio farvi lezione, credo abbiate l'età per prendervi le vostre responsabilità." - continuò rimettendosi la giacca e prendendo le sue cose - "Considerate quest'ora come l'ora di assemblea perché sarà l'unica che vi concederò questo mese."

Appena l'insegnante varcò la porta l'intera classe iniziò a parlottare, si guardavano gli uni con gli altri intenti a capire chi fosse l'artefice di quella scritta e soprattutto si chiedevano se Conforti avrebbe parlato con il preside per eventuali note disciplinari.

"Io la penso come Cristian." - disse Lucrezia alzandosi in piedi - "Anzi ti ringrazio per aver parlato a nome di tutti noi, quella scritta è indegna. Voglio sapere chi l'ha scritta, perché non è giusto ci passi tutta la classe per un deficiente."

"Lucrezia Roveri paladina della giustizia come sempre." - disse una voce femminile in fondo all'aula - "Non ti stanchi mai?"

"No, sino a quando ci sono persone come te." - replicò Lucrezia con sdegno - "Ne sai qualcosa Matilde?"

"Avrei scritto qualcosa su di te o il tuo amichetto." - rispose l'altra ragazza con mezzo sorriso - "Credo sia assurdo comunque fare un processo per una scritta simile, è una ragazzata e basta. Conforti dovrebbe calmarsi un po'."

Lucrezia stava per parlare ma venne fermata dalla voce tremante di un ragazzo accanto a lei.

"Perché a te non colpisce, perché sei solo un'egoista. È per colpa tua e di chi la pensa come te che non ho mai fatto coming out, per non sentirmi deridere ogni volta."

In quel momento tutti i ragazzi stettero in silenzio, Michele era il classico studente con buoni voti e dedito allo sport ma in classe era sempre stato riservato e poco incline ai gossip.

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