Capitolo Ventisette

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Lucrezia stava correndo sul lungofiume ormai da un'ora, era stanca ma aveva bisogno di rilassarsi e trovare senso ai suoi pensieri, sempre più intricati. Dopo aver parlato con Carla si sentiva maggiormente confusa, la donna si era mostrata comprensiva e davvero sincera e una parte di lei voleva provare a baciare Matilde. Allo stesso tempo però si chiedeva perché si fosse sentita attratta così all'improvviso, quello che stava succedendo nella sua testa, e nel suo corpo, le era del tutto ignaro.

Sospirò e si fermò sotto un albero per prendere fiato, l'unica cosa positiva era che nemmeno queste situazioni le avevano fatto passare la voglia di studiare, quella rimaneva intatta e prioritaria.

"Beh già stanca?" - la voce di Matilde che le passò accanto la fece sobbalzare.

"Avevo bisogno di riposare le gambe per cinque minuti" - rispose Lucrezia guardandosi intorno e non capendo come fosse possibile che non l'avesse vista prima - "Oggi niente corsa? Ti stavo pensando." - disse poi mordendosi la lingua appena pronunciò quelle parole.

"No, è il mio turno per portar fuori Kara" - replicò con mezzo sorriso indicando poi il cane che aveva al guinzaglio - "A che pensavi?"

Lucrezia sbuffò e alzò leggermente le spalle, doveva trovare una risposta sensata e non mostrare all'altra tutta la confusione che aleggiava nella sua mente in quel momento.

"A cosa farai dopo il diploma, so le scelte di tutti, più o meno, ma non ho mai capito cosa invece voglia fare tu." - disse infine fissandola.

"Mia madre vorrebbe che studiassi giurisprudenza come lei e come mia sorella maggiore..." - rispose Matilde sospirando - "Mio padre invece insiste per Economia perché vuole lasciare l'azienda ai Retti."

"E tu cosa vorresti fare?" - continuò Lucrezia curiosa.

Matilde scosse la testa e si lasciò cadere sull'erba, il cane la imitò e si mise ai suoi piedi.

"Io avrei voluto fare l'alberghiero" - arrossì evitando di guardare l'altra - "Però non avrebbero mai appoggiato questa decisione, alla fine credo accontenterò papà, così una figlia avvocato e una commercialista."

Lucrezia le si sedette accanto senza però dire nulla, si rendeva conto di non conoscere per niente Matilde e che probabilmente la maschera che usava a scuola era dovuta a una situazione delicata in famiglia.

"I miei hanno anche già programmato il mio possibile matrimonio." - aggiunse con un sorriso amaro - "Vorrebbero che uscissi con il figlio di un loro cliente, quando ho finto di essere interessata a Matteo per poco non hanno avuto un infarto, immagina se sapessero che la loro figliola è lesbica."

Appena disse così sentì le lacrime agli occhi, detestava dover fingere di essere qualcun altro, era felice di riuscire ora a essere sè stessa con Lucrezia, voleva che la vedesse per come fosse in realtà e non solo una snob borghese.

"A parte me non l'hai detto a nessuno?" - le chiese la rossa allungando inconsciamente la mano verso il ginocchio dell'altra.

Matilde a quel semplice tocco trasalì, il suo corpo sembrava essere scosso da tanti piccoli fulmini.

"No..." - sospirò cercando di non far vedere quanto le stesse piacendo quel contatto - "Ho parlato di te a un amico che ho conosciuto qualche estate fa in vacanza, lui è l'unico." - deglutì e decise di dire tutto a Lucrezia - "Ho capito di essere attratta dalle ragazze in seconda media, però ho messo subito a tacere quella vocina, poi in prima liceo ho preso una sbandata per una dell'ultimo anno, ero davvero cotta... E infine sei arrivata tu, detestavo desiderarti in quella maniera."

Lucrezia si chiese come avesse fatto a non rendersi conto dell'interesse di Matilde, aveva capito subito di Francesca e anche del fratello, possibile non si fosse mai accorta di qualcosa che invece riguardava lei in prima persona?

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