CAPITOLO 12-CHLOE

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Dopo una settimana piena di battibecchi e di duro lavoro, in cui avevo analizzato in profondità molti testi, correggendone trama, grammatica e quant'altro, il famoso giorno del Festival Del Romance, per mia sfortuna, arrivò. L'idea di dover stare con lui, in macchina e anche il resto della giornata, non fece che accrescere la mia agitazione quella mattina. Mi aveva detto che sarebbe venuto a prendermi a casa e, nonostante ci avessi provato, non potei oppormi in nessun modo, fu categorico. Per l'evento decisi di indossare un paio di jeans e una maglietta bianca con le righe nere, accompagnata da una giacca di pelle. Stranamente, fuori c'era il sole e poco freddo. Più che di inverno sembrava essere una giornata di inizio primavera. Scesi le scale per aspettarlo fuori e, dopo qualche minuto di attesa, arrivò. Con il cuore che martellava nel petto mi incamminai titubante verso la Mustang nera.

«Buongiorno».

«Buongiorno, Peterson» quel sorriso impertinente sempre sulle labbra e una bellezza che non lo abbandonava mai.

«Felice?»

«Non vede? Sto saltando dalla gioia» borbottai, causando la sua risata. Ma anche se volevo negarlo, stare in sua compagnia e accanto a lui, non mi dispiaceva.

«Allora... parlami di te» se ne uscì con quella richiesta, in seguito a minuti interminabili, che passammo in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri, sotto le note di "Something Just Like This" dei Coldplay.

«Eh?» chiesi nervosa.

«C'è ancora un po' di strada da fare, quindi facciamo scorrere il tempo facendo qualcosa».

«Tipo... parlando di me?»

«Esatto. Su dai!» mi incalzò, tamburellando le dita sul volante.

«Ma non so che dire» provai a protestare.

«Chloe, tranquilla. Devi raccontarmi solo ciò che vuoi, inizia dal principio, io starò in silenzio ad ascoltarti». E come potevo dire di no?

Trassi un sospiro e sciolsi la lingua «Da piccola penso di essere stata una bambina dolce, estremamente timida e la cosa che ricordo di più è che sorridevo sempre, d'altronde mamma non mi dava un solo motivo per spegnere quel sorriso sulle labbra. Sono cresciuta cibandomi di libri e dopo aver frequentato le medie, anni un po' tormentati per via dei compagni sbagliati con cui mi trovavo in classe, decisi di voler seguire quella passione che da sempre mi aveva accompagnata. Anche io, come credo la maggior parte delle persone, ho trascorso qualche momento difficile, affrontandolo, però, con il sostegno di mamma e di Zoe. E, adesso, eccomi qui...» aveva lo sguardo fermo sulla strada ma non aveva fatto altro che ascoltare ogni mia parola, attentamente.

«Chi è Zoe?» chiese curioso.

«La mia amica fidata, quella che più volte, soprattutto negli ultimi mesi, mi ha sollevato da terra» gli spiegai, vedendolo annuire.

«Adesso tocca a te, cioè a lei» mi corressi subito.

Ridacchiò «Guarda che puoi darmi del tu».

«Non mi sembra il caso» dissi, ferma nella mia decisione.

«Quindi?» ritornai all'argomento di prima.

«Curiosa, eh?» insinuò maliziosamente, sfoggiando il suo bellissimo sorriso.

«Macché!» esclamai, smentendo le sue insinuazioni.

Fece una risata leggera e poi cominciò a parlare, diventando improvvisamente rigido e serio «Io non ho molto da raccontare. Nella mia vita non c'è stata una vera e propria presenza che mi ha guidato a fare le scelte giuste e a stare sempre nella buona strada. Al contrario, ho conosciuto, maggiormente, persone sbagliate e se da un lato mi hanno fatto del male, queste stesse, mi hanno spinto a voler essere migliore di loro e dal marcio del mondo, a prendere tutto ciò che di bello poteva aiutarmi a diventare quello che sono ora».

La stella più luminosa sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora