CAPITOLO 31-ALEX

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I'm never gonna let you close to me

Even though you mean the most to me

'Cause every time I open up, it hurts


Non ti lascerò mai vicino a me

Anche se tu significhi di più per me

Perché ogni volta che mi apro, fa male


Le parole di quella canzone fluivano nelle mie orecchie, le nocche delle mie mani colpivano ripetutamente il sacco da box, alternandosi con i calci che sferravo, sfogando tutta la rabbia. Volevo sentire il dolore, farmi male e fermarmi soltanto quando avessi visto il sangue scorrere dalle ferite che quei colpi mi stavano procurando. Aumentai la rapidità con cui colpivo e il fuoco che sentivo ardere dentro al mio corpo, divenne più violento.

Più colpivo e più sentivo che non fosse abbastanza.

All'improvviso percepii una cuffia sfilarsi dall'orecchio ma continuai senza curarmene «Alex fermati!» decisi di non dare retta alla voce di Tyler, proveniente a me ovattata; in quel momento ero in una dimensione tutta mia, dove niente aveva senso.

«Vuoi starmi a sentire? Se continui, ti farai del male» provò con forza a tirare via le mie braccia dal grosso sacco rosso e non ci vidi più dalla rabbia.

«E a te che cazzo te ne importa?» tuonai, accostandomi al suo viso.

«Ma che domande fai? Mi importa perché sei il mio migliore amico e vedere che ti stai distruggendo, non è un bello spettacolo».

Gli voltai le spalle, pronto a riprendere da dove avevo appena cominciato. «Per la miseria, vuoi sederti un attimo e smetterla una buona volta di ascoltare te stesso e basta?»

Portai le mani sui capelli, muovendoli con fare nervoso «E tu vuoi lasciarmi in pace? Maledizione, non sopporto più nessuno. Voglio rimanere da solo senza nessuno che mi rompa il cazzo!» il mio urlare in modo rabbioso, rimbombò nell'ormai vuota palestra dove eravamo rimasti solo noi due.

Tyler non si scompose di una virgola «Mi dispiace per te ma non mi sposterò neanche di un millimetro» indispettito si sedette su una panca.

«Fa' quel che ti pare».

Mi rimisi le cuffie ma lui me le ritolse, al che, lo fulminai con lo sguardo. «Siediti per favore».

Lo ignorai e ruotando il tallone e la gamba, assestai un nuovo calcio e, contemporaneamente, una serie di pugni, sentendo una fitta sulle mani nude. Ma quello era niente in confronto a ciò che c'era nel mio cuore.

«Alex...»

Lo ignorai.

«Alex, per l'amor del cielo!» mi si posizionò di fronte, pensando di ostacolarmi ma era così tanta la furia che sentivo montare su di me che lui stava solamente alimentando la miccia per farmi esplodere.

«Tyler, cosa non ti è chiaro di: LEVATI DALLE PALLE?»

«Non lo farò. Colpisci pure me se questo servirà a placare la tua rabbia ma non chiedermi di andarmene. Io non ti lascio solo!»

«E invece dovresti! È questo che merito, di rimanere solo. Non vedi che finisco col fare soffrire chiunque mi stia accanto?» la gola mi bruciava, il respiro si assottigliava ad ogni urlo e quelle stupide lacrime non facevano che velarmi gli occhi.

Tyler si avvicinò a me, tirandomi per un braccio. Cercai in tutti i modi di allontanarlo ma anche lui era abbastanza forte da costringermi in un abbraccio. Contro ogni mia volontà, mi lasciai andare a quella spalla e per la seconda volta piansi davanti a qualcuno. Mi strinsi a lui, agitando nervosamente le mani sulla sua maglietta. E il mio amico rimase in silenzio, aiutandomi a combattere con tutti i demoni che mi stavano fottendo il cervello da tutta quanta la mia vita.

La stella più luminosa sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora