Una settimana. Era trascorsa, esattamente, una settimana da quando ogni mia speranza aveva lasciato spazio alla rassegnazione di non riuscire più a superare quel costante blocco che sentivo crescere dentro di me. Era come stare soffocati, privi di compiere qualsiasi tipo di follia per paura di bruciarmi. E io sapevo bene cosa si provava a rimanere tra le fiamme del fuoco, a lenirsi le ferite giorno dopo giorno, senza guarire mai del tutto. Agli occhi di chi non si era mai innamorato, probabilmente, sembravo una stupida che provava dolore per niente, che là fuori il mondo era pieno di problemi molto più grandi dei miei. Ma non ero capace di andare oltre tutto, perché dopo aver messo anima e corpo per quel sentimento, che avevo percepito crescere, e poi, infine, aver sentito il mio cuore cadere in tanti piccoli brandelli, come se qualcosa lo avesse trafitto, beh, faceva male.
Tanto male.
Avevo trascorso dei giorni da schifo in una profonda e costante tristezza, evitando qualsiasi tipo di contatto con chi mi aveva fatto provare le farfalle svolazzanti, che sentivo come impazzite muoversi nel mio stomaco, tutte le volte. Non avevo smesso, un solo secondo, di pensarci, di pensarlo. Mi ero sentita in colpa anche di averlo lasciato con quell'ombra di delusione sul viso. Non aveva più cercato di avvicinarsi a me, aveva rimesso quei paletti che lui, a differenza mia, aveva voluto abbattere anche solo per poco. Ci rinvolgevamo la parola per lo stretto necessario e, ovviamente, quando mi parlava usava di nuovo il suo modo da strafottente e stronzo, e io mi sentivo così tanto a disagio per quella situazione, in cui mi ero ritrovata, senza rendermene conto.
Fortuna che c'era Zoe, la mia gioia in un oceano di incertezze. Era stata con me tutto il tempo e le sue parole mi avevano colpito in pieno, conducendomi nella strada della riflessione.
Eravamo sedute sul divano io con la testa sulle sue gambe e lei che mi accarezzava i capelli per tranquillizzarmi, quando, improvvisamente, andò dritta al punto.
«Chloe, io non posso continuare a vederti in questo stato e non dirti quello che penso» mi tirai su, mettendomi con le gambe incrociate verso di lei che mi prese le mani. «Io non voglio più vederti soffrire e neanche continuare a raccogliere pezzi di te, perciò quello che ti chiedo è: per quanto tempo ancora vuoi andare avanti così?»
Non usciva neanche un suono dalla mia bocca, non sapevo rispondere a quella domanda. Ci stavo provando, ma niente. Non avevo una risposta.
«Chloe, provi qualcosa per quel ragazzo e non puoi negarlo, perché in caso contrario non riverseresti in queste condizioni e con gli occhi gonfi di lacrime».
Stavolta senza pensarci, la mia lingua si sciolse senza esitazione «È vero, mi piace. Non so definire cosa sia, ma sento che voglio saperne di più su di lui, su quello che nascondono le sue iridi che spesso trovo spente e prive di luce. Ma ogni volta che provo a farlo, qualcosa dentro di me mi suggerisce che è sbagliato. Che soffrirò di nuovo e io... io non voglio Zoe, non voglio sentire un'altra volta il mio cuore fare crack» la mia voce spezzata precedette quelle, maledette, lacrime che stavano sempre dietro una porta.
«Perché so che se abbandono il mio volere di tenerlo lontano, tutto si complicherà. Eppure quando ce l'ho di fronte, sento di volere di più. Mi sono cacciata in un enorme guaio e io sono un disastro».
«Chloe, tu non sei un disastro. Sei solo una persona con il cuore ferito e ci sta che tu abbia questo timore ma così non farai altro che allontanare ciò che potrebbe farti stare bene».
«Lo so, ma succede, inevitabilmente, e, quando so che tutto sta prendendo una piega diversa, che potrebbe mettermi a dura prova, creo una sorta di protezione, per difendermi dalle delusioni del passato».
STAI LEGGENDO
La stella più luminosa sei tu
RomansaIn un mondo dove la felicità si paga a un caro prezzo, Chloe Peterson non sa più come riacquistarla. A 25 anni sa già come ci si sente a sentire il cuore frantumarsi in mille pezzetti, qual è la sensazione di inadeguatezza e come possano far male ce...