CAPITOLO 28-ALEX

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Quando sembrava che tutto si stesse ricomponendo al posto giusto, il destino giocava la sua carta e ti tradiva un'altra volta, spiazzandoti. E io ero stanco di lottare con quel bastardo.

Rivederlo fece riemergere i mostri del passato, quelli che ero riuscito a cacciare via, in un luogo lontano da me.

Guardare in faccia la persona che aveva reso la mia infanzia e la mia adolescenza un incubo, fece scorrere davanti i miei occhi, come un vecchio film, ognuno di quei momenti in cui mi ero sentito uno schifo. Aaron Anderson era l'essere che più odiavo al mondo e ciò che desiderai, nell'istante in cui lo vidi, fu la fine di quella serata, il più presto possibile.

Sorrise beffardamente e ritirò il suo palmo, lasciato a mezz'aria in mia direzione.

«Chi lo avrebbe mai detto che io e Alex Smith, un giorno, ci saremmo rivisti» sussurrò, posizionandosi al mio fianco.

«Preferivo continuare a pensare che tu non esistessi, piuttosto che rincontrarti» sibilai, inespressivo.

Lui continuò a sorridere e poi prese in mano il microfono, prendendo la parola «Grazie a voi, da parte mia e di tutti i bambini che saranno felicissimi di accogliere questi regali. Ma immancabile è anche il caloroso ringraziamento proveniente da tutti gli eroi del Presbyterian. Io in fin dei conti non faccio nulla di che, mentre, chi investe tutto ciò che ha, quotidianamente, per salvare la vita dei nostri pazienti, sono il mio gruppo di medici che mi sostengono in ogni mia decisione». Mi veniva difficile pensare che, uno come lui, che mi aveva dimostrato di avere una pietra al posto del cuore, svolgesse un simile lavoro. Ero incredulo di fronte a quella verità.

Dopo la breve introduzione, gli invitati si apprestarono ad acquistare i libri, spostandosi allo stand. Rimasto solo con il mio nemico, decisi di togliermelo, in fretta, dalla vista e andare a cercare la mia stellina che non capivo dove si fosse cacciata.

«E così continui a scappare dal sottoscritto con la coda tra le gambe» la sua voce fermò i miei passi, facendomi girare per osservare la solita espressione da sbruffone che, nonostante gli anni passati, non aveva perso.

Mi avvicinai, guardandolo serio «Forse non hai capito. I tipi come te non mi fanno più paura e proprio perché è meglio lasciarvi nella vostra ignoranza che non voglio stare un minuto di più con te».

«Andiamo, Smith! Ancora questo rancore...» disse, minimizzando i nostri trascorsi.

«Ancora questo rancore? Anderson, quello non avrà mai fine per te. E ora scusami ma ho di meglio da fare che respirare la tua stessa, brutta, aria» mi guardò senza proferire parola, ma su quella faccia da prendere a pugni, si dipinse di nuovo un sorriso derisorio.

Scrollai la testa, mantenendo la calma e mi voltai per andarmene, notando che, più in là, Chloe mi osservava con la fronte corrucciata.

Dovevo calmarmi se non volevo ricevere domande da parte sua. Ma fu facile, perché vederla, bastò a rilassare i miei nervi tesi e in poche falcate la raggiunsi.

Quando le fui vicino, le sorrisi «Ehi, dov'eri finita? Non ti ho più vista».

«Ero insieme a Joy. Tu, piuttosto, tutto bene?»

«Sì, perché?»

Mi indicò con il mento la figura dietro le mie spalle «Sembrava che lo conoscessi molto bene».

«Non lo conosco. Questa sera, è la prima volta che lo vedo, Peter mi ha avvisato soltanto poco fa che c'era stato un cambio, ma non sapevo chi sarebbe venuto» odiavo mentirle, ma non volevo né aprire quel capitolo della mia vita che cercavo in tutti i modi di chiudere per sempre, né farla preoccupare o tantomeno che provasse compassione nei miei confronti.

La stella più luminosa sei tuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora