Stanzino.

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Simone non sapeva nemmeno il motivo per il quale si fosse lasciato convincere da Laura ad andare a quella festa di classe.

Sapeva nessuno provasse particolare simpatia nei suoi confronti, né lui la provava per loro.

Ma stavano per il finire il quinto anno e Laura continuava a ripetergli dovesse godersi quei momenti, che erano gli ultimi e non sarebbero mai più tornati indietro.

E menomale, pensava lui.
Che avrebbe pagato pur di non rivedere nessuna di quelle facce per il resto della sua vita.

Soprattutto una.

Simone crede di non aver mai provato tanto odio verso qualcuno.
Si rendeva conto fosse anche sbagliato parlare di un sentimento tanto forte come l'odio ma questo era, non sapeva definirlo in altro modo.

Aveva un atteggiamento saccente, fastidioso. Arrivava in classe - spesso in ritardo - prendeva posto dove capitava prima e non faceva altro per tutto il giorno se non sbuffare, andare in bagno e guardare Simone.

Passavano la maggior parte del tempo a guardarsi, si sfidavano con lo sguardo. Si sarebbero volentieri messi le mani addosso, avevano anche rischiato potesse accadere ma fortunatamente - o sfortunatamente - li avevano sempre trattenuti.

Adesso si trovava in casa di Matteo, una bottiglia di birra tra le mani e le orecchie sanguinanti per quella musica a dir poco oscena e fastidiosa che risuonava all'interno dell'intera casa grazie all'impianto di filodiffusione: non aveva via di scampo.

«Simo!» la voce di Laura gli arrivò alle orecchie ma non si voltò nemmeno verso l'amica perché, in fondo alla stanza, lui continuava a guardarlo «Ti unisci al gioco della bottiglia?»

«Nemmeno se mi paghi per farlo» rispose prima di buttare giù un sorso di birra e alzare, dopo, il dito medio verso quel ragazzo che non gli toglieva ancora gli occhi di dosso

«E dai, noi ci divertiamo sempre un mondo»

«Voi, appunto» la guardò per un breve istante e poi si voltò verso il tavolo con l'intento di poggiare la bottiglia vuota

«Perfetta questa, dalla a me» Chicca si intromise nella discussione impedendo a Simone di poggiare la bottiglia togliendogliela dalle mani

Tutti cominciarono a sedersi per terra in cerchio, Laura lo guardò ancora ma Simone era irremovibile. Voleva solo tornare a casa il prima possibile, il più lontano dai suoi compagni, il più lontano da lui.

«Nun giochi, Balè?» fu proprio la sua voce a fargli volgere lo sguardo verso l'intero gruppo «C'hai qualcosa da nascondere, pe' caso?»

Simone alzò un sopracciglio, prese quella domanda come una sfida e non poteva proprio lasciargliela vincere.
Così stappò velocemente un'altra bottiglia di birra e con passo svelto si unì al resto del gruppo, sedendosi anche lui a terra con le gambe incrociate.

«Semo diventati coraggiosi, vedo» lo stuzzicò ancora, era seduto esattamente di fronte a lui

«Se ti faccio di nuovo il dito medio sembro scortese?»

«Tanto 'o so già che nun sei chissà quanto gentile»

«Eh, fatti due domande no?»

«C'ho pure 'a risposta: sei stronzo»

Simone stava per scagliarsi contro di lui ma Matteo intervenne mettendogli una mano sul petto «Possiamo giocà o dovete continuà a fà i deficienti?»

Simone e Manuel non risposero, semplicemente continuarono a guardarsi in cagnesco per tutta la durata del gioco.

Fino a quando la bottiglia non puntò Simone che sentì il sangue gelarsi nelle sue vene.
Rimase immobile a fissare quella bottiglia mentre cominciò a pensare a dei modi per fuggire pur di non baciare Matteo o Giulio o Laura o peggio... Manuel.

In ogni universo || Simone x Manuel || Raccolta di OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora