Labirinto II.

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Manuel è parcheggiato in un piccolo spiazzo a pochi passi dalla fermata dei pullman della stazione di Roma Tiburtina.

Ha tolto il casco, lo ha appeso al manubrio ed è rimasto appoggiato sul mezzo dopo aver inserito il cavalletto frattanto che attende con ansia che il pullman di Simone arrivi.

Il ragazzo è stato via per un'intera settimana a causa di quella trasferta di cui avevano parlato e, prima di andare via, gli aveva esplicitamente detto: "Quando torno ti voglio trovare felice. Che sia con lei o senza di lei. L'importante è che ti trovo col sorriso"

E Manuel, forse per la prima volta in tutta la sua vita, ha seriamente dato retta a qualcuno.
Non gli ci è voluto molto per realizzare che avrebbe raggiunto la felicità solo distaccandosi completamente da Nina e da tutto ciò che la riguarda.

La ragazza è tossica e lui, pur se apparentemente forte e impossibile da scalfire, ha lasciato che la sua tossicità lo travolgesse al punto da annullarlo totalmente.

Perché Manuel è così: quando si affeziona a qualcuno da tutto sé stesso e prova a fare il possibile per accontentare la persona che ha affianco.

Ma Nina si è approfittata della sua bontà, del suo amore. E Manuel l'ha lasciata fare, ritiene sia giusto prosciugarsi completamente per chi si vuole bene.

Ma non è così e Simone, fortunatamente, gliel'ha fatto notare.

L'amore, la cura, il rispetto dovrebbero sempre essere reciproci altrimenti la relazione può considerarsi a senso unico.

Così l'ha finalmente lasciata. Si è imposto, le ha parlato sopra mentre la ragazza continuava ad urlargli contro come al solito e l'ha lasciata.

E Nina non ha nemmeno provato a persuaderlo, non ha nemmeno provato ad impedirgli di allontanarsi da lei in modo definitivo.

Gli ha semplicemente detto: "Tanto ci perdi tu".
Frase alla quale Manuel ha risposto con un'alzata di spalle e una risata prima di salutarla un'ultima volta e voltarle le spalle.

Certo, gli è dispiaciuto dover salutare anche la piccola Lilli ma Simone ha ragione: non può farsi carico di una cosa così grande, non a diciotto anni, non in quel momento della sua vita in cui deve abituarsi all'idea di averlo lui, un padre, dopo aver creduto il contrario per tutta la vita.

E se è lui il primo a doversi abituare ad avere un padre, non può di certo esserlo per qualcun altro.

Deve solo pensare a sé stesso, a recuperare il rapporto con la madre, ad instaurarne uno con Nicola, oltre che con sé stesso.

Manuel è determinato ad ascoltarsi e comprendersi di più, a non sottovalutare più nessuno dei suoi sentimenti che ha capito essere validi.

È un'altra cosa alla quale deve abituarsi, immagina.

Ma ciò che più gli preme è recuperare Simone.

È quella la chiave di tutto perché se ha Simone al suo fianco le altre cose verranno da sé.

Ed è proprio mentre è perso nei suoi pensieri che il pullman che trasporta l'intera squadra di rugby arriva al parcheggio.

Manuel si alza e si allunga per poter scovare Simone tra tutti gli altri ragazzi.

Lo vede dopo qualche minuto, intento a recuperare il proprio borsone dal portabagagli. Riesce, anche a quella distanza, a capire sia distrutto a causa della stanchezza e ciò che prova è solo un'infinita tenerezza.

Alza un braccio quando Simone guarda verso la sua direzione di sfuggita e lo vede aggrottare le sopracciglia prima di sorridere e salutare il resto dei ragazzi per correre - per modo di dire, cammina a passo veloce, in realtà - da lui.

In ogni universo || Simone x Manuel || Raccolta di OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora