Ventiseimila baci.

1.9K 132 18
                                    

Il quarto anno fu, per Manuel, l'anno della piena conoscenza di sé. Da sempre sentiva di essere incompleto, come se a tutte le domande mancasse sempre una risposta che lui proprio non sapeva dove andare a pescare.

Un po' come quando copi durante i compiti in classe e sfogli avanti e indietro i libri per cercare una risposta che, in realtà, non troverai mai perché stai cercando nel posto sbagliato, perché quella è una risposta che avresti saputo se fossi stato attento alla spiegazione del professore ma tu hai preferito ignorarlo.

E Manuel questo aveva fatto: aveva ignorato per tutto quel tempo la voce nella sua testa che la risposta a quella domanda gliela dava, gliela urlava.

Ma poi le risposte devi trovarle se non vuoi subire le conseguenze, che siano una bocciatura o un totale isolamento dal resto del mondo perché ti fai terra bruciata intorno.

Durante l'estate tra il terzo e il quarto anno Manuel aveva allontanato tutti, compresi il professore Balestra - che da quando si erano conosciuti era la figura più simile ad un padre che avesse mai avuto - e Simone.

Quest'ultimo, che non si era mai fermato davanti ai muri improvvisamente alzati dall'amico, aveva provato a restargli accanto nonostante i continui litigi ma, alla fine, si era arreso, sentiva di non aver più alcun potere su Manuel, sentiva che forse il loro tempo era finito ancor prima di iniziare e che se l'amico desiderava tanto restare da solo, allora, avrebbe dovuto accontentarlo.

E così passarono un'intera estate divisi.
Non si videro, non si scrissero, non sapevano più cosa stesse facendo l'altro ed era strano per due che avevano spesso condiviso anche il sonno.

Per questo fu un duro colpo rivedersi in classe all'inizio del quarto anno.
Sentivano entrambi di avere davanti uno sconosciuto ma, al tempo stesso, la persona di sempre, quella che conoscevano meglio delle proprie tasche.

Manuel aveva anche i capelli un po' più corti e Simone non poté fare a meno di chiedersi cosa lo avesse spinto a tagliare quella chioma ribelle che si portava dietro da anni.

Non sapeva che quel taglio era solo il primo passo verso un cambiamento radicale dell'altro che, pian piano, aveva iniziato a dare ascolto alle voci nella propria testa; pian piano aveva iniziato a rispondere a tutte le domande di quel test ideale senza la paura di andare a cercare le risposte pure in posti che prima preferiva tenere chiusi a chiave.

E allo stesso modo, lentamente, si riavvicinò a Simone il quale era l'unico capace di aiutarlo a rispondere a quell'ultima domanda:

Tu, Manuel Ferro, cosa provi per lui?

Risposta che non tardò ad arrivare.

Era la notte della vigilia di Natale, era inevitabile che passassero le feste insieme data la relazione tra i loro genitori.
E, come di consueto, lui dormì in camera di Simone sulla solita brandina.

Erano appena le tre di notte ma entrambi stavano in silenzio, sdraiati l'uno di fianco all'altro, a fissare il soffitto in posizione supina.
Sentivano di essere entrambi svegli ma nessuno dei due aveva il coraggio di fare il primo passo e porre fine a quel silenzio.

Fin quando Manuel, stancatosi della posizione che aveva tenuto per più di un'ora, si voltò su un fianco rivolgendo il proprio sguardo a Simone.

E lo osservò nel buio della stanza, i suoi occhi erano ormai abituati all'assenza di luce e, pertanto, riusciva a distinguerne perfettamente i lineamenti.

Io, Manuel Ferro, sono innamorato di lui.

Aveva avuto quella risposta sempre a portata di mano ma aveva preferito ignorarla.
Ma arrivò ad un momento in cui si sentì costretto a scegliere se servirsi di quella risposta, e quindi guadagnarsi un buon risultato e di conseguenza la felicità, o ignorarla e consegnare in bianco.

In ogni universo || Simone x Manuel || Raccolta di OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora