"Perché dovresti stare meglio adesso?"
La sua voce mi arrivò dritta e chiara.
Come quel vento che sentivo entrarmi piano piano in ogni poro del mio corpo in quelle prime fresche nottate di settembre.
Mi colse completamente di sorpresa.
Al che io saltai leggermente dallo spavento
"Buonasera anche a te"
Riuscì a dire cercando di assumere un tono indifferente.
Chiaramente senza riuscirci.
Anche se stavo accompagnando il tutto a delle fugaci occhiate alle stelle.
Come per chiedere loro di aiutarmi in ciò che avrei detto nei minuti a seguire.
Soltanto una volta, per quanto ne sapessi, si era girato verso di me.
Aveva la schiena appoggiata al muro.
Poco più lontano di quanto era distante la porta.
Le mani si incrociavano dietro di lui.
E lui si appoggiava a queste.
Quasi come per scaldarle.
Poso il mio sguardo su di lui e non fu semplice staccarlo.
Aveva sempre avuto qualcosa che mi catturava involontariamente.
Qualcosa che mi teneva avvinghiata a lui.
Che non era né la sua persona, né la sua anima.
Aveva un'aura tutta sua.
Talmente scura da non avere rivali
"Non mi hai ancora risposto, comunque"
Disse lui dopo diversi secondi di silenzio.
Con tono non così tanto tranquillo
"E allora?"
Risposi io di rimando.
Continuando a fare l'indifferente
"Rispondimi"
Continuò lui con fare scontroso.
Era una versione di lui che non avevo mai visto e quasi mi spaventava averla davanti e sapere di esserne stata io la causa
"Intanto abbassa i toni"
Mi sentii in primis di dirgli.
Non era mai stato scorbutico con me.
Non ce n'era bisogno.
Io e lui eravamo sempre riusciti a dirci tutto nella maniera più sincera possibile.
Letteralmente tutto.
Ma mai.
Mai.
Ci eravamo rivolti all'altro con fare spocchioso.
Che è ben diverso dall'arrabbiato.
Spocchioso è proprio quella linea in più dell'odio che basta per irritare l'altro
"Tu basta che mi rispondi"
Continuò lui il suo gioco.
Ero ancora incredula di quanto il nostro rapporto fosse cambiato.
Da un giorno all'altro
Di come fossimo cambiati noi in così poco tempo, alla fine
"Non ti riguarda"
Sputai acida, già stufa di quella conversazione
"Sicura?"
Mi disse lui.
Era come se sapesse qualcosa.
Nonostante tutto, lo conoscevo meglio delle mie tasche.
Per quanto fosse cambiato, ero certa che certe cose non sarebbero mai cambiate
"Si"
Risposi convinta.
Guardandolo per la prima volta direttamente e scoprendo che lui aveva già puntato il suo sguardo su di me.
Regnò il silenzio per diversi minuti.
Silenzio assordante.
Che forse diceva più di quanto mai avremmo potuto dire noi.
Era inevitabile che prima o poi ci saremmo parlati.
Ma doveva per forza essere così?
La nostra conversazione dopo tutto questo tempo?
In quel momento eravamo come due respiri.
Vicini, vicini.
Ma, appartenenti a due persone diverse, e che forse, se prima avrebbero potuto incontrarsi, adesso non l'avrebbero più fatto
"Dimmi la verità"
Disse lui interrompendo il silenzio che si era creato.
Abbassando leggermente i toni.
Come gli avevo chiesto
"Cosa dovrei dirti?"
Gli risposi.
Arrendendomi completamente a ciò che stava dicendo.
Quasi in tono esausto.
Nonostante ci fossimo scambiati due parole letteralmente, già ne avevo abbastanza
"Perché adesso stai meglio. Meglio rispetto a cosa? Cosa è successo?"
Disse lui tutto d'un fiato.
Cacciando fuori i suoi pensieri.
Feci per un attimo mente locale.
E ripensando alla conversazione che avevo avuto con Ndg quella sera, che aveva visto lui come quasi spettatore della scena, tutto si fece più chiaro ai miei occhi.
Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi per l'esasperazione
"Ero semplicemente preoccupata per l'esibizione"
Cercai di trovare una scusa valida, ma mi uscii la banalità delle banalità
"Anche io ero preoccupato. E sono abbastanza sicuro che anche quello lì, Npg, Ndg, o non so come, lo fosse. Eppure, nessuno mi si è avvicinato per chiedermi come stessi adesso perché, in genere, 'come stai adesso' fa presupporre che sia successo qualcosa di importante prima, non pensi?"
I suoi pensieri contorti non lo avevano abbandonato, a quanto pare.
E, forse, ne ero contenta.
Senza il "forse".
Forse una parte del vecchio "Samuele", del "Samuele" che conoscevo io, era ancora lì da qualche parte
"Beh, è così"
Gli mentii, abbassando lo sguardo.
Non volendo in nessuna maniera confessargli tutto.
Cosa avrei dovuto dirgli?
Che non appena l'ho visto varcare la soglia di quella dannata porta sono quasi scoppiata a piangere perché era l'ultima cosa che mi aspettavo al mondo e perché ero rimasta sopraffatta da delle emozioni che non ero riuscita a calmare e che mi aveva provocato lui?
In quel momento, fare l'indifferente sembrava la cosa migliore da fare
"Non ti credo"
Disse lui iniziando a fare avanti e dietro in quel piccolo spazio di pavimento davanti al divanetto, incrociando le braccia al petto.
Segno che pensava davvero quello che stava dicendo.
Altra cosa che avevo imparato di lui nel tempo e che, fortunatamente, non era cambiata.
Avrei voluto che nulla del Samuele di prima cambiasse, ma era inevitabile
"Che tu mi creda o no non mi cambia assolutamente nulla. E di certo, se avessi qualcosa non lo verrei a dire a te"
Sputai acida, con l'intento di mettere un punto a quella conversazione.
Per lo meno, per quel momento.
Già tutte le emozioni della giornata erano tante.
Quello era soltanto un rincarare la dose.
Ma tanto, ormai, sapevo benissimo che il danno era già fatto
"Fa come ti pare"
Disse lui, che sembrava che stesse quasi per accontentarmi.
Adesso era lui che si stava fingendo indifferente.
Di certo, non poteva cambiare da un momento all'altro idea.
Se prima voleva sapere a tutti i costi cosa mi fosse preso prima della puntata, adesso, invece, sembrava intenzionato a chiudere la conversazione
"È quello che farò, stanne certo"
Risposi io, forse infastidendolo un pò, visto la faccia sbigottita ed incredula che aveva assunto
"Bene, buonanotte"
Disse, intenzionato ad avviarsi verso la porta.
Però, volevo davvero che tutto questo finisse?
Non stavamo parlando civilmente, ma almeno stavamo parlando.
E mi maledii mentalmente per averlo pensato visto il tono strano che mi aveva rivolto e visto che fino ad un secondo prima volevo che la conversazione fosse finita prima che iniziasse
"Samuele Segreto che va a dormire prima delle 04.00 di notte?"
Dissi spontaneamente.
Quando lui aveva ormai posato la mano sulla maniglia della porta.
Intenzionato ad entrare.
Ed uscire allo stesso tempo dalla conversazione.
Senza che il mio cervello se ne rendesse conto.
Come se a parlare fosse unicamente il cuore.
Anche se forse quella non era la frase adatta.
Ma alla fine, anche in quel caso, cosa avrei dovuto dirgli?
"Forse ti sei persa tante cose di me in tutto questo tempo"
Disse lui, con un tono che faceva trasparire leggermente una forte amarezza.
Anzi.
Tutt'altro che leggermente.
Si sentiva nell'aria quanto quello che stesse dicendo, in realtà, gli importasse
"Lo penso anche io"
Dissi sinceramente io, ponendo definitivamente fine alla nostra conversazione.
Era durata per pochi minuti.
Ma cavolo.
Sembrava essere durata anni.
Lo vidi annuire ripetutamente.
Sembrava amareggiato.
Abbassò, successivamente, la maniglia della porta, per poi entrare e richiudersela alle spalle.
Lasciando spazio ai miei pensieri di appropriarsi della mia mente.
Fino alle prime ore dell'albaSpazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
Capitolo più corto del solito, ma molto più concentrato.
Se vi va, lasciate un commento ed una stellina💗G💕
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just the way you are - Samu Segreto
Fanfiction"Come curi una ferita profonda se l'unica persona che potrebbe curarla è la stessa che l'ha causata?" Samu e Giulia. Due anime complementari. Si ritrovano per caso ad amici dopo aver fantasticato per anni di andarci insieme. Il loro rapporto è più i...