Logico

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Ps. Tengo molto a questo capitolo e lo vedrete.
Qui sopra vi ho lasciato il video della canzone.
Se volete immergervi completamente nella storia,  vi consiglio di far partire il video e il momento più adatto per farlo secondo me ve lo segnerò con un 🍯.

Ricordo che quella mattina strimpellavo al pianoforte.
O per meglio dire, alla pianola.
Nella mia cameretta.
Sarà stata una domenica.
Uno di quei giorni tranquilli.
Che ti svegli senza pensieri.
Era l'anno scorso.
O forse poco prima.
Ricordo che la sera prima mi aveva portato in sala con lui per farmi vedere una coreografia a cui teneva tanto.
Che aveva fatto tutta da solo.
E che non aveva fatto vedere a nessuno.
Passavo molto tempo lì.
Nella sua scuola di danza.
Era una struttura con diverse sale.
Che durante il giorno, però, erano quasi sempre occupate.
Soltanto la sera da qualche anno era riuscito a farsi dare quella saletta per qualche ora.
Era proprio lui che spesso faceva le chiusure infatti.
Essendo l'ultimo rimasto nella scuola.
E spesso c'ero anche io con lui.
Io facevo i "compiti" nel mentre che lui si allenava.
O per lo meno ci provavo.
Visto che guardarlo muoversi per me era sempre stata una necessità.
E ogni volta finiva sempre così.
Con lui che ballava, ballava e ballava ancora ed io che cercavo di fingere di non osservarlo tutto il tempo quando in realtà non mi perdevo un movimento guardandolo attraverso lo specchio.
Sotto l'atmosfera delle luci soffuse.
Fuori si moriva di freddo.
E lì dentro...
Lì dentro si stava così bene.
Per me era inevitabile.
Mi ricordo benissimo come iniziava la coreografia.
E mi ricordo anche che quella canzone, si, la conoscevo, ma non così tanto alla fine.
Quella sera eravamo rimasti lì fino a tardi perché lui voleva farla al meglio quella coreografia.
Ero ipnotizzata
"Mettiti qui e ogni volta che vedi che non ti guardo, batti le mani. Devo guardarti tutto il tempo"
Mi disse prendendomi le mani e portandomi al centro della parete specchiata che aveva davanti a sé.
Io non dissi niente.
Non opposi alcuna resistenza.
Non che ne avessi motivo.
La coreografia iniziava proprio con un piccolo pezzo di camminata verso di me.
Mi guardava fisso.
Iniziò a muoversi.
Era la mia sirena.
E io Ulisse.
Da sempre.
Battei le mani solo una volta.
Alla fine.
Per applaudirlo.
Perché era davvero meraviglioso.
E dico solo una volta perché non mi lasciò il tempo di continuare.
La coreografia finiva con un abbraccio.
Un abbraccio vero.
Sotto quella canzone che da quella sera era forse una di quelle che più avevo a cuore.
Perché mi ricordava quello che, senza sforzi, era diventato uno dei miei ricordi più cari.
La mattina dopo me la ricorderò per sempre.
Non che sia successo chissà cosa di particolare.
Era semplicemente che quella canzone mi era entrata in testa come mai niente aveva fatto.
E quella mattina mi misi a suonarla al piano.
Fu la prima cosa che feci una volta scesa dal letto.
Samu era ancora sdraiato lì.
Con gli occhietti chiusi.
Nel mondo dei sogni.
Sembrava un angioletto.
Un bambino con tutti i segni del cuscino sul viso.
Mi concedetti due buoni minuti per guardarlo nella sua spontanea bellezza.
Dormivamo sempre insieme.
In quel letto ad una piazza sola con le coperte delle Winx prese con i punti del latte che faceva mamma da quando ne avevo memoria.
Abbassai il volume alla tastiera.
Al punto giusto tra il non svegliarlo e il permettermi di sentire se i tasti che premevo erano giusti per ricreare quella melodia meravigliosa.
Non mi accorsi neanche di quando si svegliò il ballerino per quanto ero presa.
Soltanto grazie ad un suo
"Che bel risveglio"
Dalla sua voce roca di prima mattina me ne accorsi.
E che mi fece interrompere momentaneamente ciò che stavo facendo
"Logico #1"
Era la canzone.
Di Cesare Cremonini.
E quel giorno in casetta ripensavo a questo.
A quanto fossi passata dal non conoscere quella canzone quasi per niente al ritenerla una tra le più significative della mia vita.
E quella settimana proprio quella canzone era l'assegnazione che mi aveva dato Lorella.
Ne ero tremendamente felice.
Anche se dall'altra parte il pensiero che la situazione fosse quella che era mi metteva agitazione.
Sarebbe stato un turbine d'emozioni.
La provai quella mattina stessa al piano della casetta.
Giusto per rinfrescarmi un pò la memoria sui tasti.
Visto che tanto, in passato, l'avevo provata così tante volte fino allo sfinimento.
Che non era mai arrivato.
Perché quella canzone non mi avrebbe mai stancato.
In quel momento invece mi trovavo sul mio letto.
In casetta.
Come per cambiare.
Avevo le mie AirPods alle orecchie.
Collegate al computer.
Era almeno la terza volta che ascoltavo quella canzone.
Una volta, per il gusto di ascoltarla.
La seconda, per iniziare a canticchiarla.
E la terza, per entrare veramente bene nel pezzo.
Era proprio ciò che ero intenzionata a fare.
Se non fosse stato per qualcosa che mi interruppe.
O per meglio dire qualcuno.
Che mi picchiettò la spalla da dietro.
Impedendomi inizialmente di capire di chi si trattasse.
Mi girai nell'immediato.
E non appena mi resi conto chi fosse levai subito le cuffie dalle mie orecchie.
Sentendo interrompersi la canzone.
Eccola ancora.
Quella presa all'altezza dello stomaco
"Hey"
Mi disse lui.
Con volto sereno
"Ciao"
Gli dissi io.
Con un tono misto tra il sorpreso e il contento che fosse stato proprio lui a interrompermi e non qualcun altro
"Ti stavo cercando, ti disturbo?"
Mi chiese lui impacciato
"Mai"
Gli dissi io.
Sincera
"Stavi provando? Ti ho interrotto?"
Mi chiese poi una volta che le guance gli si colorarono di rosso
"Tranquillo, l'avrò già provata mille volte"
Dissi, poi, levando il computer dalle mie gambe istintivamente
"Che ti hanno assegnato questa settimana?"
Mi chiese lui.
Forse per sciogliere il ghiaccio.
O forse perché gli interessava davvero.
O forse entrambe e lo sapevo.
"Indovina... La conosci bene"
Gli dissi con ironica aria di sfida.
Incrociando le braccia al petto nel mentre.
E lui fece lo stesso.
Cosa che mi fece sorridere
"Italiana o straniera?"
Iniziò subito lui
"Italiana"
Gli dissi.
E lui sembrò aspettare un secondo.
Come se si aspettasse che aggiungessi altro
"Eh... Che ne so..."
Disse quindi sorridendo.
Ed effettivamente come dargli torto
"Ti piace tanto"
Gli dissi io.
Enfatizzando il "tanto".
Cercando di farglielo capire
"Mh... Indizio?"
Mi chiese lui
"Vuoi il cantante?"
Gli chiesi poi, ridendo, visto che intesi che senza ciò non ci sarebbe mai arrivato
"Ok... Quindi dall'articolo capisco che è un uomo"
Mi disse lui.
Unendo le mani come per fingersi un intellettuale alla ricerca della risposta più importante della sua vita
"Ho il dubbio su due"
Fece anche il segno con la mano
"Vai"
Lo invitai io a continuare.
Sorrisi pensando a quel momento che sembrava quasi averci riportato indietro nel tempo
"Vasco?"
Provò
"Mhmh"
Negai io.
Ridendo
"Allora è Cremonini"
Disse lui con tono ovvio
"Mhmh"
Annuii stavolta.
Lo vidi leccarsi le labbra e guardarsi intorno.
Come se stesse cercando di capire.
E ci fu un momento ben preciso.
Quando il suo sguardo si fermò in un punto preciso improvvisamente
lei?"
Mi chiese senza levare lo sguardo da lì
"Mhmh"
Mugulai io.
Facendogli capire che aveva azzeccato.
Al che lui mi guardò.
E dopo aver incurvato un pò le labbra.
Contento
"La farai benissimo"
Mi disse.
Con tono un pò malinconico.
Ma mai levando il sorriso.
E la stessa cosa io.
Lui era lì in piedi.
Io ancora seduta sul mio letto.
La conversazione si interruppe lì.
L'imbarazzo era inutile negare che ci fosse.
Entrambi muovevamo i piedi e le mani in modo strano.
E se ci fossimo trovati in un'altra situazione probabilmente mi sarei messa a ridere
"E tu, che ti vedo così contento"
Aprii poi io un altro discorso.
Anche perché effettivamente era da un pò che non lo vedevo così
"È per questo che ti cercavo, anche se non volevo disturbarti, quindi ti dico velocemente"
Mi disse lui.
Aumentando ancora di più la mia curiosità.
Io gli feci cenno di continuare.
Impaziente.
Per davvero
"Ti ricordi che ho vinto quell'esibizione insieme alla compagnia di Parsons?"
Mi disse lui.
Iniziando a mostrare già un accenno di sorriso.
Ed io, intuendo, iniziai a sorridere di rimando
"Certo"
Dissi velocemente per farlo continuare
"Ho fatto lezione con David ed Elena. Ho finito adesso"
Mi rivelò lui
"Che cosa?"
Io rimasi senza parole.
Mi misi una mano sulla bocca incredula.
Era il suo sogno da sempre.
Da quando ci conoscevamo.
Ballare di fronte a David Parsons, e con la sua compagnia.
Mi venne spontaneo abbracciarlo.
Avevo quasi voglia di piangere.
Sentivo un pò miei i suoi sogni.
E sapevo che per lui era e sarebbe sempre stato lo stesso.
Lui mi strinse forte intorno la vita.
Era proprio questo che intendevo quando dicevo di aver capito che entrambi eravamo maturati.
Prima ce ne saremmo dette di tutti i colori in una situazione del genere.
O, anzi, forse non ci saremmo detti proprio nulla.
Adesso invece eravamo abbracciati.
Un abbraccio vero.
Per davvero.
Ero orgogliosa di lui.
E niente mi avrebbe impedito di dimostrarglielo.
Era appena successa una cosa meravigliosa ad una delle persone più importanti della mia vita.
E fare finta di niente sarebbe stata da ipocrita.
Quando mi staccai dall'abbraccio tutta sorridente, come lui, d'altro canto, intuii dal suo
"Ci tenevo che lo sapessi"
E dal suo allontanarsi imbarazzato piano piano, come se quasi non lo volesse, che stava per andare via dalla mia stanza.
Ma non glielo permisi.
Quella volta lui non sarebbe scappato.
E neanche io.
Non più.
Gli andai incontro.
Gli afferrai il braccio prima che superasse la soglia della porta.
Lui si girò, abbastanza sorpreso.
A giudicare dalla faccia che fece
"Non puoi sganciare questa bomba di notizia senza darmi i dettagli, Samielino"
Gli dissi io.
Vedendogli spuntare subito dopo un sorriso.
Come se lo avesse sperato.
E in questo ci speravo io.
Mi misi seduta sul mio letto.
E anche se lo vidi un pò titubante all'inizio, lo fece anche lui.
Mettendosi di fronte a me.
Permettendo alle nostre ginocchia di toccarsi.
Iniziò a raccontarmi tutto contento di come fosse andata.
Ed io non facevo altro che sorridergli e guardarlo fiera della persona e del ballerino che era diventato
"La produzione mi ha detto di andare in Sala 1. Io ci vado, tranquillo, visto che in genere è lì che mi danno le assegnazioni... Entro e mi ritrovo David Parsons davanti a me"
Mi disse con tono ancora incredulo
"Da sballo"
Dissi facendolo ridere.
Imitando quell'espressione che lui amava tanto usare.
Mi raccontò di tutte quelle volte che gli aveva detto
"Bravo, Samu"
Con quel suo accento americano che aveva sempre sognato di sentire dal vivo.
Apprezzavo davvero che nonostante tutto fosse venuto proprio da me a raccontarmelo.
"Io e te saremo sempre quelli che ci terranno di più"
Sempre.
Nonostante tutto
"E bravo Samu"
Dissi poi anche io una volta che finii di raccontarmi.
Sincera.
Riservandogli un sorriso vero.
Che sapeva di fierezza.

just the way you are - Samu SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora