Dopo quella "chiacchierata pacifica" non ci furono altre parole tra noi due.
Qualche convenevole.
Un "buongiorno" che sapeva di freddezza mischiato con il latte che entrambi fin da quando eravamo piccoli avevamo l'abitudine di bere a colazione o qualche "Puoi passarmi la brocca" la sera a cena con gli altri.
Ma se le nostre bocche sembravano ammutolirsi alla presenza dell'altro nella stessa stanza, i nostri occhi invece sembravano svegliarsi ogni volta.
Non furono di certo inosservate alcune occhiate di entrambi da parte di alcuni dei nostri compagni che forse avrei scommesso avessero già capito che non era tutto rose e fiori tra di noi, nonostante devo ammettere che eravamo abbastanza bravi a non lasciar trapelare più di tanto.
Apparte qualche volta che ci lasciavamo andare a qualche frecciatina di troppo.
Ma che potevamo capire soltanto io e lui.
Tra tutti quelli su cui non c'era neanche il dubbio che avesse fatto due più due c'era Ndg.
Al quale avevo confessato tutto dopo la nostra litigata quella sera nel giardino sul retro, quindi la prima sera qui.
Aveva visto rientrare Samuele con un velo di rabbia nella voce e nei comportamenti visto che per rientrare in casetta sembrava che avesse quasi l'intenzione di staccare la porta dai cardini.
Lui mi è subito venuto a cercare e lì non potetti fare altro che spiegargli la situazione.
Gli dissi tutto.
Dal come ci fossimo conosciuti da più piccoli a quello che era successo quell'estate.
Il suo commento?
"Neanche Beautiful ha una trama così contorta"
E come darti torto, caro Niccolò.
Mi disse che aveva intuito già da subito che ci fosse qualcosa in sospeso.
E che non voleva insistere.
Voleva aspettare che fossi io a parlargliene.
È così fu.
Mi disse anche che aveva l'impressione che ogni volta che eravamo insieme, quindi molte in queste settimane visto che iniziavano ad essere sempre più legati, vedeva Samu lanciarci occhiatacce.
Magari anche quando stava con gli altri.
Sono passate quasi due settimane da quel momento.
Tra due giorni si registrerà la terza puntata del programma ed io fremo dalla voglia che arrivi quel giorno al più presto.
Nella scorsa puntata Katoo ha deciso di produrre "Dopotutto" e dire che in quel momento le mie gambe cedevano non rende.
Uno dei produttori più conosciuti d'Italia aveva deciso di lavorare su un mio brano ed io non ne potevo essere più felice.
C'è anche il fattore imbarazzante, tranquilli.
Maria ha mostrato a tutti il video della chiacchierata del primo giorno arrivati in casetta tra me, Madda e Ludo, con le quali stavo legando tanto.
Si.
Proprio quello dove la mora definiva Samu "manzo number one".
E in tutto ciò mentre io ero al centro dello studio, avendo appena finito di esibirmi davanti al produttore musicale.
Rincarò ancora di più la dose Maria quando per farlo scendere per ballare lo chiamò proprio come lo aveva chiamato Ludo, facendo ridere tutto lo studio.
Ballò una coreografia di hip hop.
Bomba.
Era bellissimo.
Ma davvero.
Non scherzo quando dico che guarderei Samu ballare per ore senza mai stancarmi.
Io ne ero incantata.
"Ulisse e una sirena".
La puntata continuò e dopo la riconferma di tutte le maglie tornammo in casetta.
E potetti giurare che un lieve accenno di sorriso da parte di entrambi come per congratularci con l'altro ci fu.
Alla fine era il nostro sogno.
E sapere che l'altro piano piano lo stava realizzando faceva passare tutti i problemi per un istante
"Amo che dici di questa maglia per la puntata?"
Chiesi io a Ramon, che avevo scoperto essere una persona d'oro solo quella settimana
"Vai di più strong, Giuli. Questa è troppo sobria"
Mi disse lui quando aveva una maschera per il viso in faccia
"Dici? Scusa, ma non posso prenderti sul serio così"
Gli risi in faccia
"Si, osa di più. E farò finta che tu non l'abbia detto"
"Si può?"
Sentii la voce di Niccolò entrare e subito mi girai
"Yess"
Gli dissi contenta
"Giulietta volevo chiederti di accompagnarmi con il piano se non avevi niente da fare. Voglio sentire com'è 'Fuori' acustica. Ti do gli accordi se va bene"
Mi chiese lui subito ed io fui entusiasta di dirgli di si.
Stravedevo per il suo pezzo.
Così dopo aver salutato il mascherato lo seguii.
Anche se non facemmo in tempo ad arrivare che mi fermò e mi portò in camera loro.
Si chiuse la porta alle spalle
"Hai intenzione di rapirmi? Produzione"
Iniziai ad urlare.
Amavo il modo in cui iniziavamo ad essere più in confidenza
"Stupida, stai zitta, non voglio che ci sentano"
Mi disse lui, rimproverandomi ironicamente, ma facendomi incuriosire
"Dimmi"
Gli dissi curiosa.
Lui si mise a sedere accanto a me.
Ero seduta sul suo letto.
Accanto avevo il suo.
Potevo sentire il profumo da qui.
Mi diedi uno schiaffo da sola mentalmente e riportai l'attenzione sul ragazzo che aveva iniziato a parlare
"Te lo dico soltanto perché so che lo vorresti sapere e non ammazzarmi perché non te l'ho detto prima"
Disse lui, facendomi corrugate le sopracciglia.
Io gli feci cenno di continuare
"Ieri quando sono tornato in stanza c'era Samu"
Disse lui
"E?"
Gli chiesi io stupita, visto che quella era anche la sua stanza
"Stava piangendo, Giu"
Io mi girai di scatto verso di lui preoccupata.
Piangeva?
"Mi sono fermato, anche se so di non andargli troppo a genio, perché mi sembrava la cosa giusta da fare"
Mi disse lui premuroso
"E lui?"
Gli chiesi io in tono preoccupato
"Mi ha abbracciato"
Io sgranai gli occhi.
Davvero non me l'aspettavo
"Mi ha detto che aveva capito che io sapessi... Della vostra storia insomma..."
Continuò lui.
Io avevo lo sguardo basso.
Riflettevo
"Io gli ho chiesto da cosa e mi ha detto che lo aveva capito perché ti conosce bene, non ha detto altro"
Lui disse e io non mi mossi.
Non volevo che piangesse.
Non volevo che stesse male
"Giu, stava piangendo per te e questo era ovvio"
Mi disse lui
"Non lo puoi sapere"
Gli risposi io un pò incerta su cosa dire
"Giu, è da quando siamo entrati qui dentro che mi guarda male ogni volta che sto con te o anche che mi vede e basta e secondo te verrebbe a dire a me qualcosa di così importante che riguarda voi due così a caso mentre piange? È ovvio che fosse per te. A cosa sarebbe dovuto sennò?"
Disse lui di nuovo.
Sembrava un monologo.
Lui parlava e io muta.
Non sapevo cosa dirgli.
Mi stava dicendo qualcosa che non mi aspettavo minimamente.
Qualcosa che il mio cervello neanche riusciva a metabolizzare
"Perché non vai a parlarci?"
Continuò lui, serio.
Ed io come risvegliata gli dissi in modo secco
"No"
"Lo volete entrambi, perché non lo fate? Gli farebbe bene... Vi farebbe bene"
Disse lui
"Perché non si può, Nicco"
Lui mi guardò con tristezza mista a comprensione.Non era una situazione semplice ed io adesso non sapevo cosa fare.
Venne istintivo però alzarmi per andare via da lì.
Avevo bisogno di pensare
"Grazie per avermelo detto, ma non posso"
Così mi alzai.
Lui annuì e basta.
Aveva capito che avevo bisogno di un secondo per riflettere.
Mi diressi verso la mia stanza.
Che trovai occupata.
Così me ne andai nella stanza gialla.
Mi sdraiai sul letto di Federica ed iniziai a guardare il soffitto.
Permettendo al cervello di elaborare i propri pensieri senza forzature.
Possibile che fosse vero quello che Ndg stava dicendo?
Che lui stesse piangendo per me?
Non ero stupida.
Anche io avevo notato come il ballerino lo guardava ogni volta che eravamo insieme.
Era difficile non notare quelle occhiate di fuoco puro.
E nonostante ciò gli aveva confessato un pensiero su noi due.
Su me e lui.
Perché sapeva che lui sapesse che io gliel'avevo detto.
Ed io sapevo, conoscendolo, che lui non è il tipo che prende e racconta tutto al primo che capita.
Per di più poi con Niccolò.
Ok che è stato soltanto un accenno
"Sa che io so della vostra storia"
Questo mi ha detto Niccolò.
Ma conoscendo Samu, questo è davvero insolito.
Cosa dovevo fare.
Andare a parlargli dopo come è finita l'ultima volta la vedevo come una cosa lontanissima.
Non volevo rischiare di aggiungere un'altra litigata alla nostra collezione.
Poi però ci pensai meglio.
Lui stava piangendo.
Davvero.
Non ero sicura che fosse per quel motivo, ma una possibilità effettivamente c'era.
Avevo detto che non potevo andarci.
Perché tanto sapevo come sarebbe finita.
Però continuavo ad immaginarmi i suoi bellissimi occhi verdi riempirsi di lacrime e poi rigettarle via.
Non potevo sopportare quell'immagine un secondo di più.
Mi faceva male il solo pensiero.
Quindi a fanculo le paranoie.
Mi alzai da quel letto decisa.
Niente ripensamenti.
Girai la casetta.
Ormai ora di lezione era finita per tutti, quindi era per forza in casetta.
Cercai tra le stanze, ma non c'era.
Mi sembrava un pò eccessivo bussare alle porte chiuse dei bagni, ma l'avrei fatto pur di trovarlo.
Poi, però, me lo ritrovai nel punto dove effettivamente era il più plausibile dove si trovasse, in salone.
Era con l'altro Samu, Megan e Gianmarco.
Non appena mi videro entrare mi guardarono.
Soltanto Gianmarco si girò immediatamente verso di lui.
Come se volesse vedere la sua reazione.
Basta paranoie
"Puoi venire un attimo di là?"
Gli chiesi con non so quale coraggio guardandolo negli occhi dopo essermi avvicinata alle gradinate su cui erano
"Io?"
Mi chiese lui con fare stupito.
Io mi limitai ad annuire.
Lo vidi alzarsi e raggiungere la mia direzione
"Dove?"
Mi chiese lui
"Vieni"
Iniziai io a camminare per farmi seguire da lui.
Non mi importava dove andassimo.
Volevo soltanto parlare con lui.
Il primo posto libero andava bene.
Peccato che ogni stanza era occupata, così mi diressi verso il giardino sul retro.
Fortunatamente lo trovammo libero.
Non mi sarebbe piaciuto chiedere a qualcuno di liberare la stanza.
Primo motivo perché non mi sembrava carino.
E poi tutti si sarebbero fatti più domande di quante ce ne abbia io in testa in questo momento.
Quindi tantissime.
In casetta le voci si diffondevano più velocemente di Cricca la sera quando si sveglia e ha fame.
Ci sedemmo sul divanetto.
Con le spalle attaccate allo schienale.
Senza parlare.
Senza fare nulla.
In quel momento era difficile anche respirare.
Era faticoso.
Dovevo aprire io il discorso
"Emh"
Riuscii soltanto a dire.
Non sopportavo quella situazione.
Come eravamo finiti al punto di avere imbarazzo nel parlare?
Presi coraggio
"Come stai?"
Mi serviva coraggio per chiedergli anche come stesse.
E pensare che prima non c'era cosa che non ci dicessimo.
Come ci eravamo finiti?
"Bene, perché?"
Mi disse lui dopo aver preso un bel respiro rumoroso e prendendosi una pausa tra una parola e l'altra
"Emh... Nicco mi ha detto di ieri"
Gli dissi dopo qualche secondo arrivando al punto.
Era inutile girarci intorno ormai.
Volevo sapere cosa avesse.
Io avevo bisogno di sapere cosa avesse
"Mh... Nicco"
Disse lui, quasi scimmiottando l'ultima parola.
Solo questo sapeva dirmi?
Nicco?
Davvero?
"Si, Nicco"
Gli ribadii io, non capendo dove volesse andare a parare.
Rise amaro.
Cosa che mi fece un attimo spazientita.
Possibile che di quello che avevo detto lui avesse preso soltanto la cosa che me l'abbia detta Niccolò?
"Che c'è adesso?"
Gli chiesi con un tono leggermente alterato
"Niente. Assolutamente niente"
Disse lui, ma si sentiva a 10km il sarcasmo.
Visto anche il suo sorriso che sembrava quasi deluso
"Samuele non ti sopporto quando fai così"
Gli dissi io tornando con le spalle al divanetto.
Ecco perché non volevo parlarci.
Perché sarebbe finita così.
Mi alzai.
Non era la cosa giusta da fare.
Ma non ce la facevo più.
Quella conversazione durava da forse un minuto ed io già non la reggevo più.
Mi faceva male vedere confermata la mia idea che non riuscivamo più ad avere una conversazione civile, senza sbottare l'uno sull'altro
"Torna da Nicco va, lui lo sopporti fin troppo"
Mi disse ormai quando ero quasi alla porta
"Cosa vorresti dire con questo?"
Mi fermai.
Giuro che ad ogni parola sentivo un fuoco dentro di me.
Perché faceva così?
"Secondo te?"
Mi disse lui, continuando a sorridere amaramente
"Giuro che non ti capisco più"
Gli dissi, lasciandogli il tempo di dire
"Neanche io a te"
Prima di accompagnare la porta a chiudersi.
Permettendomi di poggiarci immediatamente la schiena e accasciarmi al suolo.
Avevo soltanto voglia di piangere.
Sentivo gli occhi pizzicare in modo fortissimo.
Poi iniziai definitivamente a piangere.
Tutto nel giro di 5 secondi.
Non mi ero neanche accorta che nella stanza ci fossero Piccolo G e Tommy Dali.
Non me ne importava.
Avevo bisogno di piangere.
Di sfogarmi per quella cosa che mi stava mangiando viva.
Non riuscivo più a sopportare quella situazione.
Ed eravamo lì da neanche due settimane piene.
I due mi si avvicinarono e mi fecero alzare.
Mi fecero anche sedere su uno dei letti lì.
Non sapevo di chi fosse.
Non me ne importava.
Mi chiesero almeno 10 volte cosa fosse successo, ma ogni volta ottenevano silenzio in risposta.
Forse qualcosa fu loro più chiara dopo qualche minuto videro uscire dalla porta dove io ero accasciata la figura del mio vecchio amico.
Anzi.
Il mio vecchio tutto.
Perché lui per me era davvero tutto.
Si fermò non appena mi vide.
Mi guardò triste.
Lo vidi deglutire.
Sbatteva velocemente gli occhi.
Segno che anche lui era sul punto di piangere proprio come me.
Fece un grande respiro.
Sapevo che voleva venire verso di me.
Lo si capiva dai suoi passi.
Che lui non controllava in quel momento e che stavano oscillando senza una direzione precisa.
Mi guardò un ultima volta amareggiato per poi lasciare la stanza.
Con l'aiuto dei due ragazzi riuscii a calmarmi.
Apprezzai il fatto che non abbiano chiesto più nulla.
Di certo avevano capito che non era una situazione facile da raccontare per me.
Quella sera andai a dormire presto.
Davvero presto.
Subito dopo aver corso per mangiare velocemente un boccone per cercare di non incrociare di nuovo il suo sguardo.
Almeno non quella seraSpazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
Vi va di dirmi cosa ne pensate della storia?
Non avete idea della voglia che ho di pubblicarvi i prossimi capitoli, mamma mia.
Se vi va, lasciate un commento e una stellina💓Xoxo
G💕
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just the way you are - Samu Segreto
Fiksi Penggemar"Come curi una ferita profonda se l'unica persona che potrebbe curarla è la stessa che l'ha causata?" Samu e Giulia. Due anime complementari. Si ritrovano per caso ad amici dopo aver fantasticato per anni di andarci insieme. Il loro rapporto è più i...