Occhi persi

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"Mari, non è colpa sua. Sono stata io"
Confessai.
Mi sentivo così male al solo pensiero.
Al solo pensiero che ricadessero colpe su di lui quando ero stata io a scatenare tutto.
Ero proprio io che quella sera l'avevo trascinato con me.
In quel bagno.
Ed era colpa mia adesso se eravamo davanti a tutti a prenderci quel meritato cazziatone.
Anzi.
A prendermi.
Si.
Le cose si fanno in due.
Ma in quel caso era colpa mia.
La notte di Capodanno non so cosa mi fosse preso.
Sapevo soltanto che volevo Samu.
E che il mio cervello si rifiutava di pensare ad altro.
Incluse le possibili conseguenze.
E me lo dovevo aspettare.
Mi sembrava strano, infatti, che non ci avessero ripresi prima per questo.
Ma quando Maria mi disse
"Giulia, ma che dici? Tu non c'entri"
Io mi guardai intorno interrogativa.
E quasi strabuzzai gli occhi al tono stupito della donna.
Cosa?
Che vuol dire che non c'entravo?
Quando ci aveva chiamato tutti sulle gradinate qualche minuto prima e aveva parlato della notte di Capodanno mi fu istintivo pensare a quello.
Perché comunque riconoscevo che non era stata una cosa saggia da fare.
Soprattutto in un programma televisivo.
Iniziai a guardarmi intorno come per cercare risposta in qualche viso.
Ma alcuni sembravano avere la mia stessa espressione.
Altri sembravano sorpresi.
E altri ancora sembravano quasi vergognarsi
"Ma perché, cos'è successo?"
Mi chiese la bionda, dall'altra parte dell'altoparlante.
Con tono indagatorio
"Ma perché, tu di cosa stai parlando Mari?"
Mi venne istintivo dire.
Se non era ciò che intendevo io, cos'era?
"Quello che è successo la notte di capodanno"
Ripetetti di nuovo lei forse l'unica cosa che era chiara di quel discorso.
Un silenzio mai sentito si fece spazio per la casetta
"Quella sera le telecamere erano spente. Abbiamo scoperto tutto sentendovi parlare"
Disse lei rompendo il silenzio.
E scatenando un vociferare generale.
Per la prima volta mi girai verso Samu.
Che era seduto sul gradino sopra di me.
Con le sue gambe che mi circondavano.
Ma l'espressione che mi ritrovai davanti fu totalmente differente rispetto a quella che mi aspettavo.
Aveva il viso rivolto verso di me.
Ma lui non mi guardava.
Lui non mi stava guardando.
Aveva lo sguardo perso.
A guardare verso il basso.
Come se provasse vergogna di qualcosa.
Io alzai le sopracciglia non capendo.
Ma fu poi Maria a farmi rigirare verso la direzione di poco prima.
Ancora scossa per gli occhi persi del mio ragazzo.
Che in quel momento mi dicevano mille cose e nessuna
"Adesso mi rivolgo a chi sa di essere coinvolto. Ma cosa vi è passato per la testa?"
Disse lei alzando la voce.
Era la prima volta che la sentivo così alterata.
Maria era una delle persone più calme che avessi mai conosciuto.
E adesso vederla così mi fece sussultare
"Vi sembra una cosa normale quello che avete fatto?"
Continuò lei rincarando la dose
"Maria, ma cosa è successo?"
Disse Cricca.
Nelle mie stesse condizioni.
Dopo le parole del ragazzo, Maria non si risparmiò neanche un
"Così senza palle che neanche agli altri compagni riuscite a parlarne?"
Pieno di rabbia nella voce.
Che macello stava succedendo?
"Raga ma che cazzo è successo?"
Chiesi io.
Iniziando a guardarmi intorno.
Confusa.
Silenzio.
Nessuno mi rispose.
Alle mie parole vidi solo qualcuno scambiarsi qualche sguardo di troppo.
Proprio di troppo per i miei gusti
"Qualcuno può rispondere per favore?"
Sbottai io.
Non ce la facevo più.
Guardai un'altra volta Samu.
Nella speranza di non ritrovarmi la stessa espressione di prima.
Ma purtroppo, non era come speravo.
Il cuore iniziò a battermi un pò più forte.
Perché sentivo che stava per succedere qualcosa di tanto brutto?
"Lo devo dire io?"
Riprese la parola Maria.
Mai abbassando i toni.
Quasi minacciando.
Ma minacciando chi?
"Che bravi che vi prendete anche le vostre responsabilità, vedo"
Disse lei sarcastica dopo diversi secondi in cui nessuno aveva fiatato.
L'aria era così alta da poterla tagliare con un coltello.
Non era mai successo niente di simile in casetta
"Ragazzi, sto per fare i nomi, quindi è meglio se li facciate subito voi e diceste cosa avete combinato"
Continuò Maria dopo aver visto che ancora non c'era alcun tipo di riscontro.
E poi qualcuno si mosse.
Vidi piano piano qualcuno alzarsi dalle gradinate.
E raggiungere il pavimento.
Vidi Tommy.
Quasi con fare scocciato.
Oserei dire.
Wax.
Che era nella stessa situazione.
Poi Nico.
E rimasi un attimo sorpresa.
Aveva letteralmente la coda in mezzo alle gambe.
E la testa bassa.
Come del resto anche gli altri 2.
Con mio totale stupore vidi poi scendere Maddy.
Rimasi di sasso.
Soprattutto quando mi resi conto che aveva gli occhi lucidi.
E che era in procinto di piangere.
Poi vedi scendere anche Valery.
La nuova arrivata di canto.
Ma la cosa che più mi scosse fu veder scendere infine anche l'ultima persona che mi aspettavo sarebbe scesa lì.
Io cercavo il contatto visivo.
Di nuovo.
In qualsiasi modo.
Ma non era stato possibile visto che non alzò la testa dal pavimento.
Strinsi i denti.
Quasi fino a farmi male.
Pensando che davanti a me avevo quasi tutte le persone con cui avevo legato di più mi distruggeva.
Io non sapevo nulla di ciò che stava accadendo.
E la cosa che più mi faceva male era che lui non avesse neanche accennato l'argomento.
Non mi aveva detto nulla.
E neanche gli altri.
Le persone con cui passavo più tempo.
E con cui avevo un legame forte.
Non me ne avevano parlato?
Perché?
Era davvero qualcosa di così orribile?
"Raga, cazzo, parlate"
Sbottai io di nuovo.
Impaziente.
Incazzata.
Non riuscendo più a reggere quella situazione
"Abbiamo fatto una cazzata"
Aprii la bocca Wax alle mie parole.
E la sicurezza che mostrava tutti i giorni sembrava un pò vacillare sotto al mio sguardo assottigliato.
Tanto che anche lui sembrava stesse evitando il mio sguardo.
Lo sguardo di tutti, in realtà
"Questo si era capito"
Disse poi quella che riconobbi essere la voce di Angelina.
Non staccai lo sguardo da loro neanche per un istante.
Sembravano dei soldatini.
Tutti con le mani dietro la schiena e la testa bassa a contemplare chissà cosa
"Mi avete altamente stancato, lo dico io"
Si alterò Maria improvvisamente.
Rendendosi conto che nessuno, neanche il più sfacciato di tutti, Wax, riusciva a confessare.
A dirlo ad alta voce
"Hanno cercato su internet un modo per, com'era, Wax? 'Sballarsi' in casetta"
Strabuzzai gli occhi.
E girai la testa indietro cercando di convincermi di non aver capito bene
"E quindi con Tommy hanno avuto la brillante idea di mettere della noce moscata in un frullato fatto appositamente che hanno bevuto e che poi hanno offerto anche agli altri tre fessi, che sapevano cosa stessero bevendo"
E se prima guardavo un punto indefinito, adesso il mio sguardo era rivolto completamente e solo ad una persona.
E ancora una volta non venni ricambiata.
Chiusi gli occhi.
Strizzandoli.
E desiderando che non stesse succedendo davvero
"Ma la cosa più grave? È che le due menti del piano hanno ben pensato di offrirne un bicchiere sia ad Aaron che a Samuel, sotto la sorveglianza delle nostre 4 pecore che sono rimaste fermi a guardare e a ridere nel mentre"
Disse di nuovo la donna.
Ed io posso giurare di aver sentito il sangue ribollirmi nelle vene.
Mi ci volle qualche secondo per metabolizzare bene
"Non so se lo sapete, ma sono stati male per tutti i giorni seguenti"
Confessò Maria ed in effetti, una volta averci pensato bene, realizzai che era vero.
Entrambi erano stati isolati per qualche giorno dopo la sera di Capodanno.
Ma mai la mia mente sarebbe arrivata a certe conclusioni
"Quella sostanza da allucinazioni se se ne abusa, non c'è da scherzarci"
Concluse Maria il suo discorso.
Anzi.
Dovrei dire monologo
"La noce moscata? Davvero?"
Disse Ramon.
Quasi schifato.
Ed io avevo la stessa espressione.
Lo vedevo dallo specchio
"Ci vuole fantasia, complimenti"
Resse Maria la domanda del giovane, sarcastica
"Ma siete deficenti?"
Mi lasciai sfuggire io.
Nel pieno della rabbia.
Prima di vedere Maddalena fare qualche singhiozzo e respirare in modo affannato.
Anche altre voci si unirono.
Ma io non le stavo ascoltando.
Era come se fosse muto.
Samu adesso mi stava guardando.
Come se stesse cercando di chiedermi perdono.
Con lo sguardo.
Si.
Mi stava proprio chiedendo di perdonarlo.
Ma io ero l'ultima persona a doverlo perdonare.
Era lui che si doveva perdonare.
Perché l'aveva combinata grossa.
Le cazzate le facciamo tutti.
È inutile girarci intorno.
E forse fuori di qui sarebbe stata una semplice cazzata, si.
Qui dentro, però, avevamo una responsabilità vera nei confronti di chi ci guardava.
Oltre che l'impegno nel riservare la nostra dignità.
E prima di fare qualsiasi cosa qui bisogna pensarci 30 volte in più.
Da lui non me l'aspettavo.
Il mio sguardo era deluso.
Triste.
Deluso perché non credevo che riuscisse a cadere così in basso da fare uno sfondone del genere.
È vero, lui non ne è stato l'artefice.
Ma si è comunque lasciato coinvolgere.
Triste perché sapevo che qualsiasi conseguenza qui non è una passeggiata.
E per questo accaduto non volevo neanche osare immaginare cosa il futuro avrebbe riservato ai miei amici.
Perché davanti a me avevo i miei amici.
Wax.
Maddy.
Nico.
Tommy.
E poi Samu.
E mi bruciava anche sapere che non ero stata lì a fermarli.
Ma per una volta, dovetti riconoscere che non era colpa mia.
Ci mise poco Maria a finire il discorso e a dileguarsi.
Più incazzata di prima.
E come darle torto.
Io al suo posto avrei reagito anche peggio.
Tutti gli sforzi che ogni persona che c'è dietro a tutto questo grande meccanismo che è Amici, tutti i loro sforzi e sacrifici per inseguire la loro passione e poi per una cazzata del genere buttare tutto nel cestino in una sera.
Provavo una rabbia mai sentita prima.
Lo sguardo da Samu non l'avevo mai staccato.
Rimasero lì davanti per altri 2 buoni minuti.
Immobili.
E nessuno sembrava fare niente.
Presi un grande respiro.
Sbuffai.
Deglutii.
Guardai per un'ultima volta uno per volta i miei amici.
Mi faceva male vederli così.
Dentro di me avrei voluto abbracciarli.
Correre da loro e levar loro dal viso quei musoni.
Ma stavolta era più forte di me.
Ero incazzata.
Davvero.
Così ci pensai io a fare la prima mossa.
Presi e senza curarmi di niente scesi le scale e raggiunsi il pavimento, superando tutti e ignorando le persone che già erano lì.
Incluso lui.
Che mi guardò supplichevole prima che fossi arrivata così avanti con il passò tanto da non vederlo più neanche di sottecchi.
Ma ci volle poco che sentii chiamarmi
"Giu"
Sentii la sua voce.
Era distrutto.
Io continuai ad andare avanti anche se tutto ciò che volevo fare era andare da lui
"Giu, per favore, ascoltami"
Da come potevo sentire chiaramente la sua voce, intuii che mi avesse seguito.
Eravamo nella stanza verde.
La seconda che ero riuscita a raggiungere.
Ma anche lì non mi girai.
Così neanche lì mi fermai.
Ma non durò molto in quando mi prese per il polso e mi fece girare verso di lui
"Che c'è?"
Gli chiesi io con tono esausto.
Alla distanza di un palmo di una mano.
Lo vedevo che già aveva gli occhi lucidi
"Ti prego, non mi guardare così"
Era fragile.
Mi stava implorando di non farlo
"Guardarti come?"
Gli chiesi ferita
"Così, delusa"
Disse lui quasi sussurrando.
Io chiusi gli occhi per cercare di trattenere quelle lacrime che stavano lanciando pugni su pugni alle mie palpebre per poter uscire
"Non posso guardarti in altro modo adesso"
Gli dissi facendolo sospirare.
Io abbassai lo sguardo.
Lo fece anche lui.
Lo vidi con la coda dell'occhio.
Poi lo rialzai.
E stessa cosa fece lui.
Lo guardai ancora per un pò.
Gli presi il viso tra le mani.
E toccai la sua fronte con la mia.
Con rabbia
"Ma ti pare che ti sei fatto così fesso da seguire scemo e più scemo e non renderti conto che per questa cazzata avresti buttato nel cesso l'opportunità della tua vita?"
Gli dissi con la voce mozzata.
Gli vidi scendere una lacrima alle mie parole
"Ti giuro che non so cosa mi sia preso"
Cercò di giustificarsi lui
"Non credevo che sarebbe successo questo macello"
Mi disse lui.
Ferito.
La verità qual era?
Era che io ero davvero ferita.
E se adesso avrebbero deciso di eliminarlo?
Cosa succedeva?
Eh?
Io cosa avrei fatto?
Lui era la mia vita.
Letteralmente.
Era tutto.
Ed ero così incazzata sul fatto che per una stronzata del genere si fosse potenzialmente condannato
"Scusami"
Mi disse.
Di nuovo in tono supplichevole.
Ma io iniziai a negare con la testa
"Non sono io quella a cui devi chiedere scusa"
Gli dissi con tono distaccato.
Ma tradendomi quando con i pollici gli asciugai le guance bagnate
"Il torto l'hai fatto solo a te stesso"
Ero cruda.
Dura.
Ma dovevo esserlo.
Come lui lo sarebbe stato con me.
Essere sinceri.
Sempre.
Adesso l'avevo imparato.
Quella sera stessa li isolarono tutti e 6 in una parte della casetta.
Ed io già sentivo un pezzo di me completamente fuori gioco.
Non vedere tutte quelle persone così a me care per una settimana.
Una settimana infinita.
Quella settimana divisi, però, non sapevamo che sarebbe stata solo l'inizio

Spazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
Beh, che mi dite di questo capitolo?
Se vi va, lasciate un commento e una stellina💓

Xoxo

G💕

just the way you are - Samu SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora