Stelline

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"Ma la smetti di molestare Elena?"
Gli diedi un colpo sul petto
"Le sto solo mettendo 18 mi piace"
Si giustificò lui senza mai staccare gli occhi dal telefono
"Poi sarei io la causa persa"
Dissi ironica
"È bellissima"
Disse lui per la trentesima volta da quando erano lì
"Perché non le scrivi un messaggio?"
Chiesi ironica
"Già le ho scritto 'quando diventiamo una coppia ufficiale?'"
Io non risposi.
Ruotai solo gli occhi per aria.
Scuotendo la testa esasperata.
Facendolo ridacchiare
"Io ho bisogno di lei"
Disse lui convinto
"Addirittura?"
Dissi sempre ironica
"Si, ho proprio bisogno di lei"
Accompagnò tutto accentuando con le mani
"Ma ha dieci anni in più di te"
In risposta diede un colpo sul divano, fingendosi arrabbiato.
Facendomi ridere.
Era ormai da un buon quarto d'ora che eravamo lì fuori.
Come quasi ogni sera, ci eravamo messi sul divanetto nel giardino sul retro.
E da come avrete capito era l'ora della sua mezz'ora di telefono quotidiana.
Che lui stava saggiamente spendendo importunando la povera Elena.
Quella sera, come ormai da qualche settimana facevo, ero sdraiata con la testa sulle sue gambe.
Mi beavo di quel momento come mai avevo fatto prima.
Era stata una lunga giornata.
Ed ero contentissima.
Oggi abbiamo registrato la puntata.
Si.
Mi sono esibita sui tacchi.
E ho ballato insieme ai professionisti di ballo sul palco.
Niente di troppo complicato.
Ma comunque per non averlo mai fatto nella mia vita, di ballare sui tacchi mentre canto intendo, sono davvero soddisfatta.
E sono stata contenta anche delle reazioni.
Che non mi aspettavo
"Ti sei meritata il secondo 10 dell'anno. Puro spettacolo, brava"
Mi aveva detto Rudy.
Ed io iniziai letteralmente a saltare dalla gioia.
Non ci stavo credendo.
Lorella mi guardava fiera
"Brava"
Aveva detto sorridendomi.
Senza aggiungere altro.
Ma lasciandomi intuire che fosse davvero entusiasta di come fosse andata.
Quella sera non avevo preoccupazioni.
E finalmente potevo per un attimo concentrarmi solo su me stessa.
E su ciò che sento.
Lui aveva posato il telefono accanto a me.
Io avevo iniziato a guardare quei puntini nel cielo.
Che quel giorno, sarà stato per come mi sentivo, ma vedevo più brillanti che mai
"Guarda quanto sono belle oggi le stelle"
Dissi io sussurrando.
Ma senza farlo apposta.
Respirai profondamente.
Beandomi di quel senso di tranquillità che provavo.
E che quasi non mi sembrava vero.
Allungai il braccio verso il cielo.
Unii il pollice e l'indice.
Quasi come per farli toccare.
E strizzai un occhio nel mentre.
Come se cercassi di schiacciarne una tra le mie dita.
E nonostante il fatto che io l'avessi invitato a fare ciò che facevo io, lui non osava guardare verso l'alto.
Lo notavo con la coda dell'occhio.
Lui non stava guardando le stelle.
Lui guardava me.
E quando me ne accorsi abbassai un attimo il braccio.
E deglutii.
Non mi girai inizialmente.
Ma quando lo vidi anche iniziare a sorridere sotto i baffi non resistetti
"Cosa?"
Dissi guardandolo.
E sorridendo anche io.
Sicuramente ero rossa.
E ne ero consapevole
"Che c'è?"
Fece come finta di niente.
Sorridendo beffardo
"Perché mi stai guardando così?"
Gli chiesi direttamente
"Perché sei bellissima"
Mi disse dritto negli occhi.
Sentii una stretta di qualche secondo allo stomaco.
Lui però non era rosso.
E neanche mi stupii più di tanto
"E oggi hai veramente spaccato"
Aggiunse dopo qualche secondo.
Io iniziai a sorridere a trentadue denti.
Come già ho detto, qualsiasi complimento detto da lui aveva tutt'un altro sapore
"Sembravi una di quelle stelline là su"
Alzò gli occhi e un dito per indicarne una.
Stavolta ero io che non mi azzardavo a staccare il mio sguardo dal suo viso.
E lui arrossì quando se ne accorse.
Stavolta si.
Io sorrisi di nuovo.
Era impossibile per me non farlo.
Davvero
"Sono orgoglioso di te"
Mi disse di nuovo lui qualche secondo dopo.
Toccandomi il naso con l'indice.
Facendomelo arricciare di conseguenza.
Io non dissi niente a parole.
Ma perché sapevo che non c'era bisogno di dire nulla.
Aveva detto tutto lui.
E non c'era bisogno che io rispondessi.
Perché quelle cose me le avevano dette anche gli altri prima in casetta quando eravamo tornati dalla puntata.
Ma davvero per me era come se l'unica volta che riuscivo a ritenere vera e sincera era la sua.
Adesso.
Questo momento.
Lui.
Iniziò a guardare le stelle lui.
E stavolta i ruoli sembravano essere stati invertiti
"Come stai?"
Mi chiese lui di punti in bianco.
Interrompendo quel silenzio interminabile.
Con Samu non avevo bisogno di nascondermi dietro un
"Bene"
Da convenevole.
Potevo dire tutto quello che volevo.
Lui non mi avrebbe mai giudicato
"Benissimo"
Aprii io bocca finalmente
"Mi sento davvero bene. Mi sono levata un gran peso"
Dissi riferendomi all'esibizione.
Ed era la verità.
Era da tanto che non mi sentivo così.
Vuota.
Ma in senso positivo.
Senza preoccupazioni.
Vuota da ansie
"E tu?"
Chiesi io, invece.
Lo vidi levare gli occhi dal cielo ed iniziare a guardare un punto indefinito.
Cercai di seguire la traiettoria dei suoi occhi e pensai che stesse guardando incantato il pavimento
"Sono contento dell'esibizione, ma non è piaciuta... Non lo so, ci tenevo abbastanza"
Coreografia giudicata da Ambeta.
Lui indossava una maglietta che io lo avevo aiutato a ricoprire di parole che lo segnavano
"Tempo"
"Altezza"
"Basso"
"Ambizioso"
Per me in quella coreografia si era davvero superato.
E non lo dicevo perché, alla fine, ero di parte.
Ma perché era vero.
Era stato davvero meraviglioso.
Ballare su una canzone come "Run boy run", piena di accenti e scatti veloci, è complicatissimo e lui l'aveva fatto, a mio parere, alla perfezione
"Per me sei stato eccezionale, lo dico davvero"
Lui mi sorrise sincero in risposta.
Poteva sembrare una frase da circostanza.
E normalmente mi sarei fatta problemi anche per questo.
Ma con lui no.
Ed ero cosciente del fatto che lui sapesse che ero sincera sempre quando ero con lui.
Nel frattempo in sottofondo c'era "Pleasentville" di Nitro.
Una delle mie canzoni preferite di sempre.
E che in quel momento chiudevo gli occhi per sentire completamente dentro di me.
Ci stava a pennello.
Le vibes erano proprio quelle.
Quando aprii gli occhi lui guardava ancora le stelle.
Ma durò ancora poco.
Mi guardò un'altra volta per qualche secondo.
Prima di distogliere lo sguardo di nuovo e sorridere come un ebete
"Che c'è adesso?"
Gli chiesi confusa, ma contenta di vedere il suo sorriso sulle sue labbra
"No, niente, pensavo a una cosa"
Disse lui vago.
Iniziando a giocherellare con qualche mia ciocca di capelli.
Guardandosi le mani mentre lo faceva
"Del tipo?"
Chiesi io
"Del tipo che sono felice"
Mi disse.
Sentii un calore nel mio corpo.
Era da tanto che non glielo sentivo dire.
Sorrisi in modo spontaneo.
Con lui mi veniva così facile...
"Ci penso spesso ultimamente"
Continuò
"Che sono super fortunato"
Aggiunse dopo qualche secondo.
Inarcando ancora di più la curva sul suo viso
"Sto vivendo un'esperienza che in molti pagherebbero oro per vivere"
Iniziò quasi a fare un elenco
"Faccio quello che amo ogni giorno e non mi stanco mai"
Gli vidi gli occhi luccicare.
Stavolta era lui che brillava più di quelle stelline là su in cielo
"Ho la mia famiglia che mi sostiene"
Ero così felice nel sentirglielo dire.
Davvero
"I picciotti"
I suoi amici.
Che erano anche i miei grazie a lui.
La "gang" delle medie.
Con cui poi avevo legato anche io.
Che però in quell'ultimo anno avevo perso di vista e me ne dispiaceva amaramente.
Anche loro mi erano stati tanto d'aiuto
"Te"
Lo disse guardandomi negli occhi.
Facendomi tornare nella realtà.
Anche fin troppo nella realtà.
E rieccola.
La stretta allo stomaco di prima.
Di nuovo.
Sbattei le palpebre incredula e confusa su cosa stesse succedendo.
Perché non era un caso.
E io lo sapevo
"Sono davvero fortunato"
Disse.
Con un viso così da bambino da farmi sorridere.
Iniziai a fargli i grattini
"Sei orgoglioso del percorso che stai facendo?"
Lui era una delle poche persone sulla terra che attirava davvero la mia attenzione.
Che non mi sarei mai stancata di ascoltare.
Tanti dicevano che lui fosse abbastanza silenzioso.
Ed in effetti era vero.
Lui si apriva con pochi.
In pochi conoscevano ogni sua piccola sfaccettatura.
Ed io mi sentivo completamente grata per conoscerne anche solo una
"Si"
Mi disse
"Sto cercando di affrontare certe insicurezze, mi sono stancato di lasciare che il mio umore venga condizionato da pensieri che sono unicamente miei"
Continuò.
Dopo averci pensato per un pò
"E anche tu dovresti fare lo stesso, capito?"
Mi picchiettò la spalla.
Facendomi arrossire
"Non mi sta bene che ancora hai quei pensieri, davvero"
Era proprio vero.
I suoi occhi brillavano.
Mi servii fare un respiro per tornare in me.
Stavo rimanendo senza parole.
Respiro.
Qualsiasi cosa.
Mi sentivo strana.
"Neanche a me, ma cosa ci vuoi fare? Mi bloccano"
Dissi dopo aver deglutito rumorosamente.
Svegliandomi da quello stato di trance
"E tu devi trovare un modo per non farlo. Cerca di sfruttare quest'esperienza. Sarebbe il modo perfetto per sconfiggere le tue insicurezze, no?"
Mi disse, facendomi annuire.
Trovandomi d'accordo
"A te manca solo la sicurezza"
Disse e io continuai ad annuire.
Tutto ciò che stava dicendo era vero
"Il compito che ti ha dato Lorella è perfetto"
Io non parlavo.
Volevo così tanto sentirlo parlare
"A te l'unica cosa che manca é la sicurezza in te stessa"
Ribadì.
Fermo.
E guardandomi dritto negli occhi
"Lo credo anche io"
Mi sembrò stavolta il momento di dire
"La stessa cosa vale per te"
Dissi io, prendendogli le orecchie con le dita come se fossero pinze.
La sua insicurezza più grande da sempre.
Che, però, io amavo.
Lui strizzò il naso e diventò rosso.
Imbarazzato.
Quando gliele lasciai lui sorrise e basta.
Cosa che mai gli avevo visto fare quando si apriva quell'argomento.
E fu in quel momento che sentii davvero qualcosa di strano nel mio stomaco.
Di nuovo.
Ma non solo.
Era un pò dappertutto.
Stavo tremando.
Percepivo i brividi.
E non era per il freddo.
Non avevo freddo.
Iniziai a guardare il suo viso.
Perfetto.
Così perfetto.
I suoi occhi.
Quelle stelline in alto al viso.
Il suo naso.
Le sue guance.
Che ormai erano tornate di un colorito naturale.
E infine l'occhio mi cadde anche su altro.
Sulle sue labbra.
Così rosee.
Carnose.
Sentivo il cuore battermi più forte del normale.
Come se avessi appena fatto un grande sforzo.
Come se avessi appena corso una maratona.
Ma non avevo corso una maratona.
Alzai la testa.
Con un intento ben preciso.
Non l'avrei mai ammesso ad alta voce.
Volevo arrivare ad un punto ben preciso.
E sapevo perfettamente dove.
Ma prima di riuscirci, mi scossi mentalmente.
E tornai alla realtà.
Cosa era appena successo?
Lui mi guardava confuso.
Fidati, Samu, io lo ero di più.
Iniziai a sbattere le palpebre ininterrottamente.
Ero basita delle mie stesse azioni.
Lo sapevo cosa stavo per fare di lì a qualche secondo se non mi fossi fermata.
E più ci pensavo.
Più non capivo
"Io devo rientrare"
Dissi alzandomi di botto.
La mia faccia faceva spavento e ne ero sicura
"Perché?"
Chiese lui.
E in quel momento non riuscivo a decifrare bene le sue espressioni facciali
"Ho tanto freddo"
Usai come scusa la prima cosa che mi venne in mente
"Tieni, ti do il cappotto"
Fece come per levarsi il cappotto.
Ma io volevo soltanto rientrare
"In realtà, volevo proprio andare a riposare, scusa"
Lo fermai.
Non lasciandogli modo di proferire parola.
Entrai dentro come flash.
Cosa cazzo era appena successo?
Attraversai velocemente tutti i corridoi e le stanze per arrivare alla mia.
Non mi curavo di nessuno.
Volevo solo arrivare lì e chiudermici dentro.
Una volta arrivata, non guardai niente.
Mi preoccupai solo di girare la chiave.
Mi girai e posai la schiena sulla porta con gli occhi chiusi.
Avevo la tachicardia.
E non perché avevo corso per arrivare fino a lì.
Feci scivolare piano piano la schiena sulla superficie liscia della porta.
Ancora con gli occhi chiusi
"Amica, va tutto bene?"
Sentì in rimbombo.
Una voce ovattata si fece spazio nelle mie orecchie.
Una voce che io conoscevo bene.
Io aprii gli occhi.
E da lontano vidi la figura di Ludo in piedi un pò più distante da me.
Che mi guardava preoccupata.
Io respirai forte.
Mentre la guardavo negli occhi.
Ero consapevole di avere un'aria sconvolta.
Ed effettivamente il fatto che avesse quella faccia terrorizzata era comprensibile
"Non capisco"
Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Lei si avvicinò cauta e si sedette accanto a me.
Prendendomi le mani tra le sue.
Iniziò ad accarezzarle.
Nell'intento di calmarmi.
Mi fece respirare con lei.
Mi ci volle qualche minuto per riprendere a respirare regolarmente.
Quando ci riuscii, mi chiese cauta
"Te la sento di raccontarmi?"
Io non risposi.
Iniziai e basta.
"Ero fuori con Samu"
Dissi.
Senza aggiungere altro.
Come se quella fosse la spiegazione al mio stato d'animo in quel momento
"Giuli? Mi stai facendo preoccupare"
Mi chiese lei, cercando però di controllarsi per non mettermi ancora più agitazione
"Io... Non lo so... Sentivo di..."
Balbettavo.
Cercavo di dire una frase di senso compiuto senza riuscirci
"Mi sentivo come se volessi... Avvicinarmi"
Sputai finalmente
"A che?"
Mi chiese lei.
Con il tono di chi ha già capito, ma che vuole comunque sentirselo dire
"A lui... Al suo viso"
Dissi tutto d'un fiato.
Senza pensare davvero a cosa stavo dicendo
"Amica, ma tu sei proprio sicura di non provare niente a questo punto?"
Mi chiese lei dopo aver aspettato qualche secondo
"Non lo so... No"
Dissi io, dopo aver provato a pensarci per qualche secondo
"Sei sicura?"
Mi chiese lei per conferma
"No"
Dissi stavolta io.
Non c'era spazio per non essere sinceri ormai
"Cosa volevi fare?"
Mi chiese direttamente dopo qualche minuto di silenzio.
In cui io ero concentrata a mantenere il mio respiro regolare.
Ma ciò che stavo per dire non aiutava per niente
"Volevo baciarlo"

Spazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
Ok.
Colpo di scena, non credete?
Se vi va, lasciate un commento e una stellina💓

Xoxo

G💕

just the way you are - Samu SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora