Avevo la testa che mi scoppiava.
Avevo soltanto voglia di scoppiare a piangere e non smettere più per tutte quelle volte che non l'avevo fatto.
Le sue parole luride mi rimbombavano nelle orecchie.
Come se me le avesse appena urlate in faccia.
Odiavo che gli dessi ancora quel potere.
Perché lui, ciò che mi ha fatto e levato non meritavano neanche un quarto di una mia lacrima.
Non mi era mai successo di sentirmi in quel modo dopo un'assegnazione.
Ritornavo in casetta a passo spedito.
E avevo una meta ben precisa in testa.
L'unica in cui in quel momento mi sarei potuta rifugiare.
L'unica che sapeva.
Che sapeva come mi sentivo.
Perché l'aveva vissuta insieme a me.
Stare da sola quando ci pensavo non era mai positivo.
Per la mia testa.
Cercavo di pensarci il meno possibile.
Ma la verità era che ogni volta che mi ritornava in mente quel periodo mi saliva il voltastomaco.
Veramente
"Giuli, tutto apposto?"
Mi chiese Ramon, da dietro il banco della cucina non appena varcai la soglia della porta.
Visibilmente sconvolta.
Non osavo immaginare in che condizioni fossi
"No"
Gli dissi senza guardarlo.
E senza mai fermarmi.
Mi dispiaceva averlo trattato in quel modo così... Scorbutico.
Ma in quel momento proprio non capivo nulla.
La testa mi martellava incessantemente.
E l'unica cosa che mi divideva dalla mia meta era un piccolo corridoio.
Ero arrivata alla stanza verde.
Bastava solo qualche passo
"Samu, non hai idea..."
Entrai ed iniziai.
Ma quello che mi ritrovai avanti non fu ciò che mi aspettavo
"Oddio"
Disse sussurrando il rosso.
L'unica persona che era nella stanza in quel momento
"Non c'è Samu?"
Gli chiesi sull'orlo di una crisi di pianto.
Sperando con tutta me stessa che stesse in bagno
"No, è a lezione. Ma che hai?"
Mi chiese lui velocemente.
Avvicinandosi a me.
E mettendomi le mani sulle spalle.
Con fare preoccupato
"Giu, vuoi stare da sola?"
Mi chiese lui dopo un secondo.
Vedendo che non accennavo a rispondere
"No"
Iniziai io iniziando a non contenermi più.
Con la voce spezzata
"Vuoi un abbraccio?"
Mi chiese senza mai staccare gli occhi da me.
Non riuscii a trovare la forza di parlare.
Lui non mi lasciò neanche il tempo di annuire che mi portò al suo petto.
E mi strinse le braccia intorno.
Ed io non resistetti più.
Lo strinsi forte come se fosse l'unica cosa a cui tenermi aggrappata.
Ci rimasi per così tanto tempo che neanche me ne accorsi.
Singhiozzavo.
E lui mi accarezzava la schiena come per calmarmi.
Piano piano iniziai a regolarizzare il respiro
"Sentiti onorata, non ho mai abbracciato per così tanto tempo una ragazza"
Mi disse quando si rese conto che mi stavo calmando.
Facendomi scappare una risata.
Al che mi allontanai di poco.
Giusto per vederlo in viso
"Forse non sono la persona giusta per consolarti, ma se vuoi puoi sfogarti"
Disse lui togliendomi con il dito una lacrima che era rimasta sul mio viso.
Gli sorrisi
"Te la senti di raccontarmi?"
Mi disse lui cauto.
Io in risposta mi sedetti sul letto di Samu.
Mettendomi a gambe incrociate.
Battendo una mano di fronte a me ridacchiando.
E lui lo fece.
Così presi un ultimo respiro.
Grande
"Mi hanno appena assegnato un brano... È 'Sally' di Vasco"
Pausa
"Qui dentro nessuno sa nulla, se non Samu, Maddy e Nico"
Pausa
"E so che non parla di... Quello. Ma è stata la prima cosa che mi è venuta in mente quando l'ho ascoltata"
Gli dissi.
Senza essere specifica
"Che ti è venuto in mente?"
Mi chiese lui piano.
Al che mi venne spontaneo riprendere un grande respiro
"Sai perché io e Samu ci eravamo allontanati?"
Basta.
Non dovevo piangere.
Non ero io che dovevo piangere.
Non me lo meritavo
"Non mi ha raccontato nel dettaglio e non ho voluto insistere, ma ha detto che non è stata propriamente colpa vostra"
Disse lui.
Al che io annuii.
Ed il momento era arrivato
"Io stavo con questo ragazzo al liceo. A pensarci, ti assomigliava un pò, sai?"
Dissi ridacchiando.
Allungando la mano per scompigliargli i capelli
"Esteticamente parlando"
Continuai
"Anche lui aveva i ricciolini rossi e la faccia da schiaffi"
Dissi ironica.
Facendolo sorridere
"Era il cosidetto 'bad boy'. Quello voluto da tutte le ragazzine della scuola... Io ero in primo, lui in terzo. E ci sono cascata"
Gli resi in breve quello che effettivamente successe in un anno
"Ma la cosa più sconvolgente era che anche lui sembrava esserci caduto"
Guardavo un punto indefinito
"Capirai, una ragazzina di 14 anni più insicura che altro, ne rimane ammaliata"
Guardai lui.
Che non diceva nulla.
Mi ascoltava e basta
"'Lui è il bello del terzo anno, e vuole me'"
Replicai quello che pensavo in quel periodo.
Sorridendo pensando a fossi ingenua all'epoca
"In tutto ciò io e Samu già eravamo amici da più di due anni"
Lo vidi annuire
"All'inizio era così carino, non ne hai idea. Mi trattava così bene, l'avevo anche fatto conoscere alla mia famiglia per quanto mi fidavo... A Leti, la mia sorellina"
Quella era una delle cose che più mi facevano male in quei mesi
"Così passarono 6 mesi. Ero felice. Come era dolce con me non era con nessuno"
Continuai
"Io e Samu avevamo lo stesso gruppo di amici, no? I picciotti, sicuramente te ne ha parlato"
Dissi con il sorriso.
Pensando a quei ragazzi che avevano il mio cuore
"Si, ho conosciuto per telefono Simone e Giorgio"
Sorrisi ripensando a loro due.
A quei matti dei miei amici.
Che non sentivo da un'infinità di tempo purtroppo
"Sono tutti ragazzi, se non lo sai"
Ripresi io il discorso
"E sembrava sempre essergli andata bene come cosa... Come se poi nell'avere amici, maschi o femmine che siano, ci fosse qualcosa di male"
Pensai ad alta voce quelli che avrei tanto voluto pensare al tempo
"Un giorno, però, lo feci uscire con noi. E tornata a casa iniziò a fare battutine"
Eccoci
"Ma piccole, non così evidenti. Che sembrava quasi che stesse scherzando: 'lo potevi dare un altro abbraccio a quel Simone'... E cose del genere"
Dissi guardando verso il basso.
Sapendo cosa avrei detto poco dopo
"Queste battutine continuarono poi... E stavolta era chiarissimo il fatto che fosse tutto tranne che ironico"
Lo vidi tornare serio.
Come lo ero io.
Ed inclinare la testa.
Facendomi capire che mi stava ascoltando davvero
"Così io iniziai a temere... Di perderlo. Di perdere quell'unica cosa che mi faceva sentire apprezzata in quel senso"
E lo vidi annuire piano.
Triste.
Segno che stava capendo dove stessi andando a parare
"E un giorno decisi... Di concedermi a lui.
Avevo 15 anni"
Dissi quella frase per la prima volta ad alta voce.
Ed era davvero triste
"E l'avevo fatto non perché me la sentivo ed ero pronta per compiere quel passo, ma soltanto perché sentivo che se non l'avessi fatto mi avrebbe lasciato"
Lui era impassibile.
Non dava alcun segno di vita.
Ma conoscendolo sapevo che era perché stava metabolizzando ogni mia parola.
Io continuai
"Quando lo dissi a Samu... È stata l'unica volta che l'ho visto arrabbiato davvero, e come dargli torto"
Dissi io.
Con il dolore nella voce
"Mi sarei incazzata anche io per il contrario. Perché non era normale, ma io non me ne rendevo conto"
Dissi iniziando a giocherellare con i miei anelli
"Non sai quanto ci ha provato a farmelo capire..."
Alzai lo sguardo verso di lui.
E chiusi gli occhi ripensando a tutte quelle volte che me l'aveva detto.
Che mi aveva avvertito
"Ma io gli dicevo sempre che era un problema mio e che dovevo pensarci io"
Dissi ironicamente con tono ovvio.
Pensando a quanto fossi stata stupida
"Un giorno iniziò a controllarmi il telefono perché a sua detta 'passavo troppo tempo con quel coglione', con Samu, testuali parole"
Mi sentivo il petto bruciare
"E vide i messaggi che ci mandavamo io e lui. Ma non che ci dicessimo chissà che. Era una chat tra due migliori amici che parlano di qualsiasi cosa"
Gli dissi tranquilla.
Perché alla fine non c'era niente di male.
Ma davvero
"Mi disse certe cose... Mi fa schifo solo pensarle"
Dissi e mi sentii fisicamente il voltastomaco.
Perché tutto quello che aveva osato dire su Samu mi faceva schifo
"Ed io in quel momento non ci vidi più"
Gli dissi.
E per la prima volta riuscii a dire ad alta voce la cosa che più mi aveva segnato in tutta la mia vita guardando negli occhi qualcuno e senza scoppiare a piangere
"Alzai la voce e gli dissi tutto quello che pensavo"
Feci solo un grande respiro.
Per darmi il coraggio.
Perché me ne serviva.
Lo vidi prendermi la mano.
E stringerla.
Gesto che per un attimo mi fece sorridere.
Il duro Wax.
In realtà, era un pezzo di pane e me l'aveva dimostrato.
Lui mi guardava.
Come se fosse curioso, ma allo stesso tempo timoroso, di sapere
"E così... Quella sera tornai a casa con un bel livido sul polso"
Sputai il rospo.
Accarezzando con l'indice quella parte del mio corpo su cui ancora riuscivo a ricordare l'immagine violacea per per una settimana era rimasta lì stampata.
E lo vidi sbiancare.
Immobile.
Era immobile
"Il primo di tanti"
Aggiunsi.
Lo vidi sgranare gli occhi.
E guardarmi come per chiedermi se fossi seria.
Se stessi scherzando.
Ed io annuii.
Come per dargli conferma.
Era diventato così tanto amico, proprio nel senso più puro che ci sia, che ormai era ora che lo sapesse.
Che sapesse quella parte così importante di me.
Meritava di saperlo.
Lo vidi continuare a sbattere le palpebre incessantemente.
E non disse una parola.
Ma io lo capivo.
Lo vidi strofinarsi velocemente una mano sul viso prima di rivolgersi nuovamente verso di me.
E darmi tutta la sua attenzione.
Così presi un altro bel respiro.
E continuai
"Non puoi immaginare quanto mi faceva male quando diceva cattiverie su Samu"
E quanto era vero.
Se l'avessi detto a lui, al mio piccolo Samu, probabilmente si sarebbe infuriato, ma era quella la cosa che più mi faceva male di tutta quella storia.
Né le botte.
Né i lividi.
Né le parole.
Era quello.
Lui non doveva avere il nome di Samu in bocca
"Perché non si doveva permettere"
Sussurrai io.
A fatica.
Sentendo per la prima volta da quando avevo iniziato a raccontargli una piccola lacrima liberarsi dall'occhio sinistro
"Mi diceva 'Vai a scoparti quell'altro, tanto sei capace a fare solo quello'; o minacce per portarmi a non vederlo più"
Strizzai gli occhi.
Sentendomi quelle parole rimbombarmi ancora nelle orecchie.
Sentivo quella voce schifosa come se fosse affianco a me
"Avevo rinunciato a tutto, tutto, per lui. Tutto ciò che mi chiedeva. Tutto tranne quello. Non sopportavo quando nominava Samu. È proprio in quei casi infatti che le prendevo di più... Perché alzavo di più la voce"
Dissi guardando verso il basso.
Con ancora la mano stretta in quella del rosso.
Lasciai passare qualche secondo.
Ripensando a quegli anni orribili con disprezzo.
Con schifo.
Perché io non lo meritavo.
Nessuno meritava di essere trattato così
"Ogni giorno mi ricoprivo di fondotinta, di correttore, sul viso, ma non solo. E per un pò l'ho nascosto anche a... Lui"
Dissi riferendomi a Samu.
Iniziando a confessargli la cosa di cui avevo più vergogna
"Perché me ne vergognavo. Persino con lui che mi aveva visto in ogni situazione e mi conosceva meglio di quanto mi conoscessi io"
Gli occhi mi si fecero lucidi.
Li chiusi.
Non potevo continuare ad occhi aperti.
Non ce l'avrei fatta.
Sentii il rosso di fronte a me deglutire.
E lo feci anche io
"Mi ricorderò sempre il giorno che Samu l'ha scoperto"
Gli stavo dicendo ogni cosa che mi passasse per la mente
"Io ero a casa mia, appena tornata dopo essermi vista con lui. Tutta completamente coperta di trucco"
Guardai sempre verso il basso.
Continuando ad accarezzarmi il polso
"La prima cosa che feci fu levarmi quello schifo di mascherone che mi ero fatta in faccia"
Lo ricordavo come se fosse successo il giorno prima
"E il caso volle che lui entrò nella mia camera proprio in quel momento. Mia madre lo aveva fatto entrare senza che io lo sentissi ed io avevo scordato il telefono nella sua tasca della sua giacca"
Deglutii nuovamente.
Avendo impresso nella mente il suo sguardo dopo avermi squadrato per bene.
Vuoto.
Quasi quanto il mio
"E lui al contrario di tutto quello che pensavo avrebbe fatto, sai come ha reagito?"
Wax mi guardava.
Sofferente.
Qualche volta lo vedevo negare con la testa
"Lui mi ha abbracciato"
Ricordai con un sorriso.
L'unico momento felice che ricordo di quel periodo
"Ed è rimasto con me tutta quella sera"
Sussurrai con la voce mozzata
"A prendersi cura di me"
Sentii un'altra lacrima bagnarmi la guancia.
Tutto nella mia mente era spaventosamente chiaro.
Come mai niente in vita mia
"È da quel momento che cerco di non truccarmi praticamente più. Perché ne ho usato talmente tanto di correttore che non voglio mai più vedere quella roba in vita mia"
Gli dissi sul punto di piangere.
Ma non lo feci.
Non ne valeva la pena
"Ne compravo uno nuovo a settimana, sai? Di nascosto"
Allusi al correttore.
Cercando di smorzare un pò la tensione.
Non riuscendoci, però
"Non avevo più amiche... Figuriamoci amici maschi, i picciotti"
I miei amici.
Mi mancavano da morire.
Me li aveva portati via.
Ed io non potevo sopportare un altro giorno senza sentirli.
Presi un altro bel respiro.
Per darmi coraggio e dire ciò che avrei detto di lì a pochi secondi
"C'è stato un momento, poi, che iniziò a farmi talmente male che..."
Iniziai.
Bloccandomi immediatamente.
Era pesantissimo
"Mi sono arresa... E ho provato ad allontanare Samu da me"
Sussurrai.
Come per cercare di non farmi sentire davvero
"E quanto me ne pento..."
Iniziai a negare con la testa.
Come se quel gesto riuscisse a cancellare tutto
"Ma lui non l'ha mai permesso"
Dissi sorridendo.
Pensando a tutto quello che Samu aveva fatto per non permettere a lui di dividerci
"Mi faceva così male che stavo accettando l'idea di lasciar andare la persona più importante della mia vita per cercare di placare quel pezzo di merda"
Quella volta piansi.
Davvero forte.
Perché quello si che meritava le mie lacrime.
Quello si
"Mi faccio schifo a dirlo ad alta voce, mi vergogno da morire"
Mi misi le mani sul viso.
Quelle cose, al contrario di come gli avevo detto all'inizio, le sapeva solo Samu.
Alcuni dettagli a Nico e a Maddy li avevo risparmiati.
Alcuni "dettagli" come questo.
Non tanto per loro.
O per il fatto che stessi legando sempre di più con il rosso da dirgli tutto.
Ma proprio perché non ero pronta.
Adesso, però, sentivo di si
"Che bastardo"
Gli sentii dire quando non lo guardavo.
Aspro.
Così alzai lo sguardo verso di lui.
Ritrovandomi davanti degli occhi pieni di rabbia
"Ma ti sembra normale che dopo tutta questa storia sei tu che stai così e non quella merda"
Mi lasciò la mano e si alzò.
Segno che si stava scaldando.
Ormai lo conoscevo abbastanza per capirlo
"A me ste cose fanno proprio ribollire il sangue nelle vene. Ma come cazzo si è permesso?"
Disse lui dopo qualche secondo.
Con tono incredulo.
Io non dicevo una parola.
Pensavo solo a cercare di frenare le lacrime
"Ma poi a te. Come cazzo ha potuto?"
Disse con tono infastidito.
Come quando sei sul punto di piangere.
Ma sei così arrabbiato da non riuscire a fare neanche quello.
Waxi era così
"Giuro, non so che dire"
Disse rivolgendosi a me con dolcezza
"Io mai avrei detto una cosa del genere su di te, ma mai propio"
Lo vidi risedersi di fronte a me
"Penso che puoi chiederlo un pò a tutti qui in casetta, e tutti diranno che qui dentro tu sei motivo di felicità... Di spensieratezza"
Mi disse dolce.
Facendomi sorridere per le belle parole che mi stava riservando
"Ma come si fa?"
Lo vidi dire guardandomi.
Prima di portarsi una mano sul viso velocemente.
Per poi accarezzarmi piano il polso.
Io sorrisi per quel gesto.
Passò qualche minuto.
In silenzio.
A rimuginare sulle mie parole.
E ad un certo punto lo vidi svegliarsi
"Sai che c'è?"
Mi chiese lui.
Con tono convinto.
Facendomi corrugare le sopracciglia confusa
"Tu adesso 'Sally' la fai, e la fai con i contro coglioni, cazzo"
Mi disse facendomi ridere.
Ma allo stesso tempo facendomi uscire una picciola lacrima dall'occhio destro
"Devi prenderla come... Un motivo di rinascita"
Era entusiasta mentre lo diceva.
E a vederlo così mi venne ancora più da ridere.
Da sorridere.
Aveva un cuore d'oro
"Perché uscirne, ma per davvero, con il sorriso, è la vendetta migliore di tutti"
Sorrisi addolcita.
Mentre lui mi levava con il dito l'ultima lacrima che mi era rimasta sul viso
"Tu sei superiore, ricordatelo sempre, piccolina"
Mi disse lui dolce
"Fratellone"
Dissi io addolcita nel vederlo così.
Prima di ributtarmi tra le sue braccia
"Ok, non ti ci abituare troppo però"
Mi disse dopo qualche secondo facendomi ridacchiare.
Lui non lo sapeva.
Ma mi aveva fatto bene parlare con lui.
Sfogarmi con lui più che altro.
Samu arrivò un pò più tardi.
E nel frattempo il rosso non mi aveva lasciata sola neanche per un secondo.
Gli raccontai tutto.
Con una consapevolezza diversa.
Che ciò che aveva detto il rosso era vero.
La vendetta migliore è uscirne con il sorriso.
Ed io lo stavo facendo.
Con Samu.
Con quell'esperienza.
Con le persone meravigliose che avevo incontrato lì.
Ed era bellissimo.
La prima cosa che dissi al ballerino quando finì di raccontargli fu
"Chiamiamo i picciotti?"
E quella sera, dopo mesi e mesi, finalmente risentii la voce di quei ragazzi meravigliosi.
Uscirne con il sorrisoSpazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
Per me è stato un sacco difficile scrivere questo capitolo.
Trattare argomenti del genere non è mai semplice.
Ma spero di averlo fatto degnamente.
Cosa ne pensate?
Se vi va, lasciate una stellina e un commento💓Xoxo
G💕
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just the way you are - Samu Segreto
Fanfiction"Come curi una ferita profonda se l'unica persona che potrebbe curarla è la stessa che l'ha causata?" Samu e Giulia. Due anime complementari. Si ritrovano per caso ad amici dopo aver fantasticato per anni di andarci insieme. Il loro rapporto è più i...