"Ma ti ho fatto qualcosa per caso?"
Mi sembrava un dejavu.
Mi sembrava di essere tornata a due mesi fa.
Prima di riconciliarci.
Mi detestavo perché stavolta era davvero colpa mia.
Lo stavo facendo soffrire.
Si sentiva dalla sua voce.
E il bello è che sapevo di potermelo risparmiare benissimo.
Potevo dirgli quello che mi passava per la testa...
E invece no
"No"
Dissi secca.
Cercando di non mostrare troppe emozioni.
No.
Ed era vero.
Lui non mi aveva fatto niente.
Era tutta colpa mia.
Perché io preferivo stargli lontano finché non avrei capito cosa fare.
Certo
"Giu, è da una settimana che mi eviti"
Abbassai lo sguardo alle sue parole.
Mi sentivo completamente in colpa.
Mi guardavo le mani.
E giocherellavo con l'elastico che avevo al polso nel tentativo di rendermi meno pesante quella conversazione.
Io non dissi niente.
Non mi sembrava il caso di dire qualcosa.
Potevo soltanto che stare zitta
"Che succede?"
Mi chiese lui dopo qualche secondo di assoluto silenzio.
Lo sentii deglutire.
Tanto non c'era alcun rumore lì fuori.
Solo quello della notte.
Quel fischio che si sente e che trasmette tranquillità.
In quel momento però mi trasmetteva tutt'altro che tranquillità.
Mi sentivo soffocare.
Un nodo in gola mi si stava formando.
Cercai di deglutire.
Senza riuscirci
"Non lo so"
Dissi con quel poco di voce che mi era rimasta disponibile.
Non accennavo a cambiare posizione.
Ero in piedi.
Impalata.
Davanti alla porta finestra.
Se qualcuno avesse aperto in quel momento mi avrebbe preso in pieno ed io forse non me ne sarei neanche accorta subito.
Continuavo a guardare il pavimento.
E non ne volevo sapere di muovermi.
Come se quello riuscisse a proteggermi da chissà cosa.
Sbattevo prepotentemente le ciglia.
Senza un vero e proprio ritmo.
Forzavo il battito e non ne potevo fare a meno.
Iniziai a vedere un pò appannato
"Lo so qual è il problema"
Disse amareggiato.
Io mi girai di scatto.
Lo sapeva?
Come?
Non lo sapevo neanche io.
Come poteva lui?
Lui mi guardava come per scorgere qualche mia reazione.
Io avevo uno sguardo preoccupato.
In trepidante attesa che spurasse il rospo.
Una volta per tutte
"Pensi che quest'estate, quella sera, per me sia stata un caso?"
Cosa?
Quell'estate?
Quella sera?
Non ne avevamo mai parlato effettivamente.
Ma cosa c'entrava adesso?
E perché me ne stava parlando proprio ora?
Si girò verso di me.
Io iniziai a sbattere le palpebre sempre più velocemente incredula.
E confusa soprattutto
"Che?"
Chiesi nella confusione più totale.
Facendo una mezza smorfia
"Non lo era"
Disse.
Riportando lo sguardo davanti a sé.
Lasciandomi di sasso.
Cosa vuol dire che quello che era successo quella sera non era stato per caso?
Cosa stava succedendo?
Io non riuscivo a connettere.
Passarono secondi vuoti di parole.
Non riuscivo a formulare neanche una frase di senso compiuto.
Quella conversazione era stata inaspettata.
E...
Complicata.
Si prospettava tanto complicata
"Quello che c'era tra me e te è sempre stato unico e quella sera è stata soltanto la conferma che avremo sempre bisogno l'uno dell'altro"
Avevo sentito davvero uscire quelle parole dalla sua bocca?
Non me le ero immaginate?
"Anche se eravamo ubriachi marci... Puoi usare tutte le scuse che vuoi... Ma non ci credo che sia successo tutto per caso come se chi avessimo davanti non lo avessimo riconosciuto"
Continuò subito lui dopo qualche secondo.
Io non osavo muovermi.
Avevo soltanto gli occhi spalancati.
E potete biasimarmi?
Avevo già capito dove sarebbe andato a parare il discorso
"Io e te non siamo mai andati con chiunque. Mai. Neanche quando ne avevamo l'occasione. E lo sai bene"
Disse e io colsi il riferimento.
Erano state infinite le volte in cui ragazzi e ragazze ci avevano provato con noi.
E magari anche quando avevamo bevuto qualche bicchiere di troppo per restare completamente lucidi.
Ma non c'è stata neanche una volta, né mia né sua, che siamo andati con qualcuno senza motivo.
Mai
"Ma me e te? Cosa?"
Gli chiesi io.
Riprendendo una delle infinità di cose di cui volevo chiedergli riguardo alle frasi che aveva appena detto.
In così poco aveva detto cose che molto probabilmente non avrei metabolizzato del tutto neanche il giorno dopo
"Io e te"
Mi disse lui ovvio
"In che senso?"
Volevo proprio sentirglielo dire
"In quel senso, Giulia"
Lui fu chiaro con me all'istante.
E fu lì che spalancai la bocca ed ebbi la forza per dire soltanto
"Io non so cosa dire"
Sempre mai staccando lo sguardo dalla porta finestra.
Iniziai a grattarmi parti del corpo che avevano iniziato a prudermi un pò.
Mi stavo scorticando il mento con le unghie.
E se quello che aveva detto mi stava sconvolgendo, una parte di me già lo sapeva
"Non dire niente. Mi hai già risposto adesso praticamente"
Disse guardando il vuoto.
Con un sorriso amareggiato sul viso.
Lo intravedevo.
Ma cosa stavamo combinando?
Era stato tutto troppo veloce.
In quel momento il silenzio regnò per un buon minuto lì fuori.
Iniziavo a mordermi le labbra
"Però non mi sembra che io ti sia mai stato indifferente. Soprattutto da quando siamo qui"
Era sincero.
Si sentiva dalla voce.
Io mi girai verso di lui senza sapere cosa dire.
Non sapevo cosa dire.
Davvero
"Samu, sei il mio migliore amico"
Dissi sentendomi bruciare il petto.
Avevo detto due frasi fin'ora e già sentivo la saliva non esserci più
"Si..."
Disse continuando a ridere.
Ma sempre amaramente
"I miei coglioni, Giu"
Disse lui talmente crudo che mi fu impossibile non girarmi verso di lui.
Con gli occhi lucidi.
Fu involontario
"Io e te migliori amici? Forse un anno fa... Ma nemmeno. Non siamo mai stati amici e lo sai bene"
Come dovevo interpretare quelle parole?
Era stato tutto una bugia?
Sentivo una vera e propria fitta al petto.
Ma come c'ero finita lì?
"Che dici?"
Dissi con la voce spezzata.
Quasi in un sussurro.
Lui non rispose.
E forse magari neanche mi aveva sentito.
Mi sentivo male al solo pensiero di come sarebbe andata dopo tra di noi.
Già lo sapevo.
Sarebbe ricominciato l'incubo di nuovo
"Lo so che ti sei allontanata per questo"
Neanche me ne resi conto del silenzio che aveva regnato per diversi minuti fino a quel momento.
Lui si era alzato.
Aveva iniziato a camminare ininterrottamente per il pianerottolo in modo nervoso.
Senza senso.
Mi faceva male vederlo così.
Preferivo stare male io 1000 volte peggio.
Ma lo preferivo.
Lui aveva capito il perché del mio allontanamento.
E questo mi faceva male.
Mi faceva male pensare e vedere il viso deluso che aveva in quel momento e che mi guardava supplichevole con quegli occhioni verdi che tanto amavo e che iniziavano a diventare rossi come i miei
"L'altra sera volevo darti un bacio"
Sputò.
Ed io iniziai a guardarlo fisso.
Incredula.
Il formicolio che sentivo adesso lo avevo anche sulle gambe.
Lui voleva baciarmi?
"Con tutto me stesso volevo baciarti ogni istante sempre di più"
E come se avesse dato ascolto ai miei pensieri disse.
Sicuro.
Come mai l'avevo visto essere in vita mia.
Se non quando ballava.
Samu si stava dichiarando.
A me.
Me lo stava gridando dritto in faccia.
Mi stava sputando la verità addosso.
Ed io non sapevo come comportarmi.
Anche lui aveva sentito il mio stesso impulso
"E non era la prima volta... Neanche la seconda se vuoi sapere"
Continuò.
Mantenendo il passo per il pianerottolo costante.
Sfiorando qualche volta l'erba.
Appoggiandosi altre alla colonna.
Io non stavo capendo niente.
Ma niente.
Davvero.
Samu aveva appena sparato una bomba.
Che inevitabilmente avrebbe cambiato il nostro rapporto.
Aprii la bocca nella speranza di riuscire a dire qualcosa.
Ma ogni parola mi rimaneva in gola.
Quasi come incastrata.
E non ne voleva sapere di uscire
"So che ti sei allontanata per questo, ma io sono arrivato ad un punto dove non posso più farci niente"
Mi confessò.
Quasi con le lacrime agli occhi.
Avevo così voglia di abbracciarlo...
"Io ci ho provato a combattere quello che sento"
Sembrava un monologo.
Io ero lì.
Che lo ascoltavo.
Negavo con la testa.
A me stessa.
Non ci stavo capendo niente.
Troppe cose in così poco tempo
"Ci ho provato davvero"
Il controllo che stava dimostrando in quel momento mi stava spaventando.
Ero sempre stata io quella razionale.
O almeno la più razionale tra i due.
Anche se di poco.
Ma in quel momento tutte le mie facoltà sembravano non volerne sapere di aiutarmi
"Ma io non ce la faccio a starti lontano"
Ad ogni frase era come se sentissi un ago conficcarsi nel mio stomaco.
E uscire.
Conficcarsi.
E uscire.
Un milione di volte
"E non è mai stata solo amicizia. Non ci credo"
Concluse il suo discorso.
Adesso toccava a me dire qualcosa.
Mi aveva detto cose meravigliose.
Mi ricordavo solo quello.
Non avevo memorizzato neanche una delle cose che mi aveva detto.
Nella confusione più totale presi io la parola.
Convinta.
Ormai era il mio turno
"Non siamo mai stati niente in quel senso, Samu"
Mi uscii.
Ma senza che lo controllassi.
Senza che riuscisse a passare per il controllo del mio cervello.
Lui alzò lo sguardo.
E da una striscia ben visibile cadere dai suoi occhi, una striscia umida, vedevo tutto il suo dolore.
Non potevo esserne io la causa.
Non potevo.
Respirai quasi affannosamente.
Ansiosa di vedere come avrebbe reagito alla più grande cazzata che io avessi mai detto in vita mia
"O forse siamo sempre stati tutto e tu non lo vuoi accettare"Spazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
È stato difficilissimo scrivere questo capitolo.
Ho cercato di dare un non so che di confuso a tutto il capitolo proprio per rendere la confusione nella testa della nostra protagonista.
E il cuore che dice, Giulia?
Samu si è dichiarato e noi cosa facciamo?
"Non siamo mai stati niente"
Come ne usciranno secondo voi?
Ditemi davvero come pensate che andrà.
Se vi va, lasciate un commento e una stellina💓Xoxo
G💕
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just the way you are - Samu Segreto
Fanfiction"Come curi una ferita profonda se l'unica persona che potrebbe curarla è la stessa che l'ha causata?" Samu e Giulia. Due anime complementari. Si ritrovano per caso ad amici dopo aver fantasticato per anni di andarci insieme. Il loro rapporto è più i...