Caro Babbo Natale

959 35 0
                                    

Avevamo appena fatto l'albero di Natale.
In casetta l'aria si respirava tantissimo già da un pò.
Le lucine colorate.
Gli addobbi.
Le palline.
Tutto bellissimo.
Avevo sempre amato il Natale.
La mia famiglia si riuniva sempre per l'occasione ed io ne ero felicissima.
Non vedevo molto spesso i miei parenti, ma ogni volta che succedeva era come se ci fossimo visti il giorno prima.
Santo Stefano come lo passavamo da qualche annetto a questa parte?
Si.
Proprio come pensate.
Un anno a casa mia.
E uno a casa di Samu.
E adesso, davanti a quella porta chiusa dall'interno del bagno, non facevo altro che pensarci
"Oi"
Cercai di dire flebile.
Come se non volessi disturbarlo.
Sapevo quanto gli facesse male anche soltanto pensarci.
In risposta ricevetti un mugolo.
Che seppi interpretare fin troppo bene
"Tutto bene?"
Chiesi.
Sapendo già la risposta.
Lasciò passare qualche secondo prima di rispondere con un
"Si"
Debole.
Debolissimo.
Falso.
Ma si vedeva.
Non ci voleva un genio per capirlo.
Avevamo appena letto tutti le lettere che la produzione ci aveva detto di scrivere in onore del Natale.
Come i temi che facevo a scuola.
"Caro Babbo Natale..."
Doveva iniziare così il testo.
E forse fu proprio sentire le parole alette e spensierate degli altri che lo fecero scoppiare.
Diversi avevano parlato della loro famiglia nella lettera.
E così, dal fatto che si rifiutò di leggerla, dedussi che lo avesse fatto anche lui nella sua
"Samu, è inutile che mi menti"
Cercai di andare dritta al punto.
Non ce n'era il motivo.
Lui non disse nulla.
Così fui io a parlare.
Di nuovo
"Posso entrare?"
Chiesi.
Quasi al vento mi sembrava.
Lui non accennava a dare segni di vita.
Stavo quasi iniziando a girarmi e sedermi con la schiena verso la porta.
Quando sentii il rumore della serratura smuoversi.
Vidi poi la maniglia abbassarsi piano piano.
Come se avesse paura.
Odiava farsi vedere debole.
Da sempre.
Ma io ero riuscito a farlo sbloccare.
Era una persona tanto sensibile.
Ci avevo messo fin troppo tempo per fargli capire che il dono della sensibilità non è debolezza.
E non lo sarebbe mai stata.
Non stava piangendo.
Ma già dal quel piccolo spiffero aperto riuscivo ad intravedere gli occhi rossi.
Aprii poco la porta.
Giusto per lasciarmi lo spazio per entrare.
Poi fui io a chiudermi la porta alle spalle.
Velocemente.
Perché non era quello ciò che volevo fare in quel momento.
Lo abbracciai forte.
Stringendogli il collo.
Lo sentivo tirare un pò su col naso.
Prima di iniziare a fargli i grattini nei capelli.
Per cercare di farlo calmare.
Bastò poco che lo sentii iniziare a piangere.
Sentendo anche la presa su di me farsi più forte.
Mi distruggeva vederlo così.
Ma si stava sfogando.
Ed in quel momento gli serviva.
Non so bene quanto rimanemmo così.
Ma mi assicurai che il suo battito fosse tornato regolare prima di staccarmi.
Lo guardai sul viso.
Compassionevole.
E ci volle poco che iniziammo a ridere.
Non so bene di cosa.
So solo che nel mentre gli asciugavo le lacrime che aveva ancora sulle guance.
Mentre ridevamo senza un apparente motivo.
Lo feci sedere.
Sul water, ma lo feci sedere.
Aveva bisogno di stare tranquillo.
Io mi sedetti con la schiena al muro.
Davanti a lui.
Gli tesi una mano.
E lui non esitò ad afferrarla.
Iniziando a giocare un pò con gli anelli che portavo.
Facendoli girare.
Togliendoli per poi rimetterli anche.
Ma percepivo che si stesse calmando.
Avrei fatto di tutto.
Lasciai passare ancora un pò di tempo prima di chiedergli
"Hai scritto dei tuoi?"
Un pò indecisa.
Non ero convinta se farlo o no.
Ma dovevo.
E soprattutto volevo.
Volevo che si sfogasse con me.
Volevo che stesse bene
"Pure"
Mi disse.
Confermando le mie ipotesi
"Ma è più una cosa significativa che ho scritto che spero veramente, capito?"
Iniziò a dire lui.
E lo vedevo comunque voglioso di continuare.
Risposi soltanto con un
"Mh"
Che non gli avrebbe fatto perdere il filo
"Che magari, non lo so, lo leggo e... Non lo so mi scombussola"
Si stava sforzando nel dire quelle cose.
Io lo guardavo attentamente.
Come per fargli capire che io c'ero e che lo stavo ascoltando davvero
"Ho scritto delle cose che mi porto da 4 anni. Noto ogni anno che arriva il Natale e la differenza di energia e di positività nell'aria nella mia famiglia rispetto a quando ero bambino a adesso..."
Disse, interrompendosi.
La voce iniziava di nuovo a farsi tagliata
"La senti tanto"
Provai a completare io la frase al posto suo.
Al che lo vidi iniziare ad annuire.
Prima che lo sentissi dire una cosa che, si, dentro di me sapevo, ma che sapevo che gli faceva tanto male.
Nonostante sapevo che per lui fosse una cosa bella
"Si, ormai ce la davate soltanto voi"
Non me l'aveva mai detto esplicitamente.
Il Natale gli faceva sempre quest'effetto.
Iniziò di nuovo a tirare su col naso.
E piano piano iniziai a notare il formarsi sempre di più di un luccichio nei suoi occhi.
Che guardavano verso il basso.
Quel luccichio non era quello che tanto amavo vedere.
Erano proprio le lacrime che minacciavano di scendere copiose a momenti
"Non voglio piangere"
Fece un bel respiro mentre lo diceva
"Ma devi piangere se senti del dolore"
Gli dissi io subito.
Gli vidi soltanto scendere qualche lacrima alle mie parole.
Non mi rispose.
E neanche io dissi niente.
Passarono diversi minuti che fu lui di nuovo ad aprire bocca
"È un periodo dove nell'immaginario c'è la famiglia, unita, i cenoni, no? E è brutto. Cioé, per me è brutto"
Mi disse lui.
Dopo essersi calmato quasi del tutto.
Io gli accarezzavo le mani con il pollice fino a dove riuscivo
"Mi sento un pò il punto che unisce le parti, no? E non vorrei esserlo, perché per il lavoro che voglio fare nella vita, che devo partire..."
Si interruppe.
Aveva di nuovo la voce spezzata
"Hai paura di non stare là"
Completai io la frase.
E lo vidi annuire.
Abbassando ancora di più gli occhi
"Dai, piccolo"
Mi misi sulle ginocchia per abbracciarlo di nuovo.
Forte forte.
Dopo un pò allentai un pò la presa.
Giusto per arrivare faccia a faccia.
Lo guardai sorridendo lievemente comprensiva.
Sperando che lo facesse anche lui.
E lo fece.
Gli strizzai le guance tra le mie mani quando mi resi conto che andava un pò meglio.
E gli stampai un bacino sulle labbra super lieve.
E poi un altro.
E poi un altro ancora.
Che mi diede lui.
Quando si riprese del tutto lo convinsi ad uscire.
Era l'ora della sua mezz'ora di telefono.
Anche se volevo rimanere con lui con tutta me stessa, sentivo che adesso dovevo lasciargli un attimo da solo.
Con la sua famiglia.
E anche con i suoi amici, i picciotti.
Che io salutai e basta per telefono.
Io rimasi nella camera gialla.
Sul letto di Fede.
Mentre guardavo verso l'altra parte della porta finestra e lo vedevo camminare avanti e indietro continuamente per il giardino.
Lo faceva sempre quando voleva sfogarsi al telefono.
Sapevo che lasciargli i suoi spazi fosse la cosa migliore in quel momento.
Si.
Stavo lì accanto.
Ma sentivo proprio che avesse bisogno di quello.
Dopo un pò lo vidi rientrare.
E senza che dicesse niente mi abbracciò
"Grazie"
Mi disse.
Io sorrisi.
E gli scombussolai un pò i capelli.
Facendolo ridacchiare

Spazio autrice
Ciao a tutti. Come state?
Se vi va, lasciate una stellina e un commento💓

Xoxo

G💕

just the way you are - Samu SegretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora