«È troppo?», mi chiede Brenda mentre si fissa con sguardo incerto allo specchio. Ha un tubino argentato super attillato con spalline sottili che delinea le sue sinuose forme argentine.
«Tesoro, mettitelo in testa: non sei Sofia Vergara», puntualizza James mentre prende il suo cappotto.
«Ehm...è sicuramente nel tuo stile. Io non lo metterei, ma a te sta molto bene», dico guardando il mio abito in velluto rosso a mezza manica lungo quasi fino alle ginocchia.
«Allora siamo pronte?», chiede James spazientito picchiettando sul suo orologio.
«Ancora un attimo», fa Brenda ficcando velocemente cose a caso dentro alla sua pochette.
«Si, un altro po' ancora e finisco al geriatrico».
«¡Càllate la boca! Sto cercando di concentrarmi». Alle sue parole James alza gli occhi al cielo e torna a sedersi sul divano con fare teatrale.
Non ho mai visto due che battibeccano così spesso. Se James non fosse gay e Brenda non fosse troppo "Brenda", sembrerebbero una vecchia coppia sposata. Ma in realtà vivono insieme solo per dividersi le spese che altrimenti ammazzerebbero chiunque voglia vivere in un appartamento nel centro di New York.
Brenda è la mia migliore amica e si è trasferita qui tre anni fa con l'intento di diventare una cantante famosa "almeno quanto Camila Cabello". Per ora non ha ancora sfondato quindi lavora part-time in una caffetteria vicino all'ospedale. Ci siamo conosciute proprio lì, perché io passavo ogni mattina a prendere il caffè prima di andare al lavoro e quando c'era poca gente, lei mi raccontava un sacco di cose della sua vita e dei suoi obiettivi e siamo diventate presto amiche. La sera, invece, insegna zumba e balli latino americani. James faceva parte del pacchetto "Brenda", infatti anche se lei non lo ammetterà mai, gli vuole un bene da paura, ma ho imparato a conoscerlo e mi piace. È un tipo schietto e fa il lavoro dei suoi sogni, ovvero recensisce serie tv per un sito che sembra avere abbastanza notorietà da riuscire a tirare fuori degli stipendi a fine mese. In sostanza, ha trovato una scusa che va oltre la sua pigrizia congenita per restare seduto sul divano davanti alla tv dalla mattina alla sera.
«Sono pronta, ¡vamos!», annuncia allegra.
Entriamo in un locale abbastanza grande dominato da luci rosse, blu e gialle. È gremito di persone con drink in mano e facce accalorate che contrastano il freddo glaciale della strada. Brenda si siede su uno sgabello al bancone seguita da James e io faccio altrettanto.
«Allora festeggiata, chi ti porti a letto stasera?». Il mio amico si guarda intorno scrutando la folla. «L'intellettuale con gli occhiali vicino al palco, oppure...il batterista?», alza un sopracciglio.
«Nessuno James. Domattina devo essere in ospedale alle sei, quindi passo».
«Patrick ti ha di nuovo chiesto di anticipare il turno?» si inserisce Brenda passandoci i drink che ha ordinato.
«No, orario prestabilito».
«Comunque devi smetterla di assecondarlo sempre. Hai una vita Natalie, dovresti anche vivere ogni tanto», fa lei mentre si sistema le spalline. «Ehi, dite che ci sia qualche produttore qui, stasera? Ho letto su una rivista che di solito girano per locali per scoprire nuovi talenti» ci rivolge un'occhiata speranzosa.
«Non lo so...», dico guardandomi intorno alla ricerca di qualche faccia da produttore.
«Ho letto prima che si può fare del karaoke su richiesta, magari potrei salire...»
«Non provarci nemmeno!», la interrompe contrariato James. «Non vorrai far svuotare il locale, spero! Ho visto un tipo con cui voglio fare due parole e se ti metti a cantare sparirà. Come il resto delle persone».
«Ci vado eccome, sta a vedere!», si scola il drink e va sculettando verso un tizio con l'auricolare e dei fogli in mano.
«Uugh...farò finta di non conoscerla. Torniamo a te, piuttosto. Cosa mi dici del tuo "problemino"?». So già cosa intende James con "problemino". Intende "Che cosa farai quando la tua famiglia scoprirà che non c'è nessun fidanzato?". Bella domanda. Mi piacerebbe tanto avere una risposta.
«Non so che fare. Vorrei solo scomparire dalla faccia della terra. Magari potrei sparire, sbarazzarmi dei documenti e crearmi una nuova identità, lasciare la città e andare a vivere che so...in Norvegia, nell'isola degli Orsi», dico in preda a un'illuminazione improvvisa.
James mi guarda con un'aria perplessa e al quanto preoccupata. «Sì. Oppure potresti pagare un ragazzo affinchè ti accompagni a Londra per una settimana e stia al gioco del fidanzamento», suggerisce leggero.
«Sei pazzo? Non potrei mai fare una cosa del genere!».
«Perché no, scusa? Lo hai mai visto "L'amore ha il suo prezzo?" quel film con Debra Messing e quel pezzo d'uomo di Dermot Mulroney?»
«Si, ma non farò come Debra. Lei non era in sé, mentre io sono abbastanza stabile ed equilibrata per trovare una soluzione che non sia aprire le pagine gialle e chiamare il primo gigolò che trovo», affermo decisa e alquanto offesa dal fatto che James abbia solo potuto pensare che mi sarei prestata a questa insana iniziativa. «E poi, per una volta James, potresti prendere seriamente un mio problema? Potresti cercare di aiutarmi, per favore?», gli dico stizzita.
«Ti sto aiutando! Se non hai le vedute abbastanza aperte non è colpa mia! Dovresti guardare Desperate Housewives, ti aprirebbe la mente».
Tipico suo. Quando non sa più cosa dirti, tira fuori Desperate Houswives come modello di vita.
«Cosa?», ruggisce lui voltandosi di scatto verso il palco.
«Che c'è?»
«Non senti? Sono le note di Speechless di Lady Gaga! Vuole rovinarmi la canzone! Non le permetterò di cantare in pubblico la mia canzone preferita della regina del pop. La ammazzo!» sbatte il suo drink sul bancone e corre verso il palco. Non voglio vedere. Anzi, vado in bagno e mi allontano da quei due che con ogni probabilità passeranno la serata al commissariato per rissa in pubblico.
Al bagno la fila è infinita, ci sono all'incirca sette ragazze prima di me di cui due hanno l'aria di essere un po' fatte, mentre un'altra credo vomiterà tra due minuti. Infondo la mia pipì non è poi così urgente. Magari potrei uscire un po' a prendere ossigeno. Faccio per tornare al bancone per prendere il cappotto che ho lasciato sullo sgabello quando i miei piedi si bloccano. Il cuore mi batte a mille e l'idea che mi balena in mente in questo momento non è per niente buona. Ma è lì. Proprio al centro della pista da ballo con i capelli castani, ricci e un po' arruffati. Alto e non troppo muscoloso. Si è girato: ha gli occhi verdi.
No. Non posso.
Non potrei mai.
Ma è proprio la descrizione che ho fatto al giornalista! Lui sarebbe perfetto.
Continuo a ripetermi che è un'idea folle e che sarei una pazza a dare ascolto a James, ma i miei piedi iniziano a camminare verso di lui. Cosa mi prende? Un fantasma si è impossessato del mio corpo, per caso? Non ne sento più il controllo, è la disperazione? Oddio, forse dovrei prendere davvero dei psicofarmaci! Non posso andare lì, tanto più che è evidentemente impegnato a flirtare con una ragazza formosa, biondo platino, con le labbra rifatte.
No.
«Scusa», gli picchietto la mia mano esile sulla spalla che da vicino è più grossa di quanto avessi visto prima. Lui si gira e mi guarda con sguardo curioso e sorpreso, mentre è chiaro che Barbie-rifatta vorrebbe uccidermi a colpi di Kalashnikov.
«Possiamo parlare un momento?», chiedo imbarazzata, e poi mi volto verso la sua Pamela Anderson. «Ci vorrà un attimo e poi è tutto tuo», gli dico rassicurante. Al che lei mi squadra e poi con aria scocciata gira i tacchi.
«Audace, mi piace. Allora, facciamo da me o da te?», mi chiede lui con un sorrisetto malizioso.
«Calmati Romeo. Io e te dobbiamo parlare di affari».
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Natale sotto copertura
ChickLitDicembre è alle porte e Natalie sa molto bene cosa significa questo: lasciare la sua amata New York e tornare a Londra per presenziare al famoso gala di beneficenza annuale che si terrà nella villa di famiglia. Non fosse per un piccolo insignificant...