39. Natalie

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bip bip bip

«Non si può far smettere questo suono?»

«Certo James, accomodati pure. È solo l'apparecchio che monitora lo stato di vita della nostra amica, ma se ti infastidisce lo spegniamo subito».

«Facevo per dire».

«La prossima volta potresti anche startene zitto, allora».

«Vuoi litigare anche qui davanti a Natalie? Non è nemmeno cosciente».

«Io non sto affatto litigando!»

«Bene, perché non ne ho per niente voglia. E poi spiegami perché quando una persona sta male la gente deve trasformare la sua stanza d'ospedale in un orto botanico? Un girasole non basta e avanza? Ecciù».

«Dovresti uscire o la tua allergia peggiorerà».

«Sì, vado a vedere se in questo posto qualcuno ha dell'antistaminico, ecciù!»

«Oh Natalie, mia cara amica, svegliati. Avanti non vorrai condannarmi a sopportare James da sola per tutta la vita... Sai che senza di te sono persa. E poi devi svegliarti perché devo chiederti scusa come si deve e tu devi ascoltarmi. Certo, mentre dormi potrei fare le prove. Allora, dunque, da dove cominciare? Cominciamo dal nostro primo incontro, te lo ricordi? Abbiamo parlato di quanto quell'assicuratore della quarantaquattresima avesse un fondoschiena da urlo e ogni mattina quando passava a prendere il caffè al tuo stesso orario ci lanciavamo uno sguardo d'intesa. Com'è lo chiamavamo? Ah, mi sfugge proprio...»

«Il David».

«Giààà il David! Che divertente... Oh mio Dio! Natalie! Oddio dottore, dottore, si è svegliata! Natalie non ti sforzare, il dottore sta arrivando».

Una figura in camice si avvicina esperta e mi punta contro una luce, analizzando le mie pupille. «Bentornata tra noi. Sai dirmi come ti chiami?»

«Natalie», rispondo con un filo di voce.

«Ricordi cos'è successo, Natalie?»

«Ho avuto un incidente».

«Molto bene. Ricordi che tipo di incidente?»

«Credo mi abbiano investita».

«Che lavoro fai?»

«Sono il tuo capo, Josh».

Il dottore mi restituisce una risata. «Ecco la Henderson, così ti voglio. Pare che i parametri siano nella norma e non sembrano esserci segni di perdita di memoria. Hai avuto una commozione cerebrale e l'impatto ha causato una frattura alla gamba e una costola incrinata oltre a un bel po' di contusioni. Avrai bisogno di parecchia riabilitazione, collega. Ma non spaventarti, riceverai tutto l'aiuto di cui hai bisogno. Bentornata!»

«Grazie».

«Ti lascio con i tuoi amici, ma non stancarti troppo».

Guardo James e Brenda sulla soglia della porta incerti se avvicinarsi o meno. «Non mordo mica».

«Oh, Natalie! Se sapessi quanto mi hai fatto preoccupare!»

«A me è pure comparsa una ruga. Proprio qui sulla fronte, guarda». James si avvicina e mi indica un punto preciso sopra al sopracciglio destro.

«Dovrò regalarti un trattamento per farmi perdonare».

«Come minimo, tesoro. Ma sono felice che tu stia meglio. Ci siamo presi un bello spavento».

«E io mi sono sentita così in colpa per come ci eravamo lasciate. Promettimi che non litigheremo mai più!»

«Promesso. Mai più». Brenda mi prende la mano tra le sue e me la stringe con calore.

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