«Dovremmo rifarlo».
«Parla colei che non ha fatto le vesciche ai piedi».
«Devo dire che ho ammirato il tuo voler fare il disinvolto».
«Ci stavo prendendo mano».
«Ci stavi prendendo mano? Mi dispiace solo di non aver avuto i riflessi pronti per tirare fuori il cellulare e riprendere la tua caduta», lo derido.
«Natalie, zitta o ti porto sull'Empire State Building e allora poi vediamo chi ride, miss vertigini», mi avverte.
«E va bene. Tregua. Che permaloso...»
Camminiamo ancora per un po', vicini, senza parlare, ascoltando solo i nostri passi sull'asfalto e qualche famosa canzone natalizia provenire da lontano.
La serata è passato in un lampo e per la prima volta dopo tempo immemore posso dire di aver riso sinceramente. Sembra ridicolo, ma non ricordo l'ultima volta in cui l'ho fatto in maniera spontanea. Questa sera è stata una botta di leggerezza, una ventata d'aria fresca che mi ha risvegliato. Da una parte questa mia reazione mi spaventa, dall'altra voglio non pensarci e godermi il momento.
Zac rompe il silenzio. «Ehi, dall'altra parte della strada c'è casa mia. Se vuoi puoi salire e pensiamo al menu per domani sera», mi propone.
Mi rendo conto che è stato tutto così veloce da essermi persino scordata qual'era l'obiettivo principale.
«Sì, me n'ero completamente dimenticata».
«Attenzione! Vuole forse dirmi che si è divertita dottoressa Henderson?», fa lui mentre attraversiamo la strada.
«Questo lo hai detto tu. Non mettermi in bocca parole non mie».
«Avanti, perché non ammetti che sei stata bene questa sera? Che non hai pensato a niente se non a viverti il momento?»
Sospiro esasperata perché so che fintantoché non ammetterò ciò che vuole sentirsi dire continuerà a tartassarmi. «E va bene! Sì, Zac, sono stata bene. Contento?»
Adesso mi guarda con un sorrisetto, «Sì» e fa girare la chiave dentro alla serratura spostandosi di lato per lasciarmi entrare. «Prego».
«Grazie», dico io accomodandomi.
Mi tolgo il cappotto e lo appoggio su una sedia del tavolo e lui fa altrettanto.
«Da bere?»
«Ehm...sì», dico appoggiandomi al bancone.
«Vino, birra, acqua, Coca Cola, limonata che alberga questo frigo da anni or sono. Te la sconsiglio caldamente».
«Va bene un bicchiere d'acqua».
Si volta e inarca entrambe le sopracciglia fissandomi. «Audace».
«È meglio così».
«Per il lavoro?», domanda posandomi davanti il bicchiere.
«Sì. Preferisco essere sempre lucida e non bere alcolici».
«Ricevuto. Ma non volermene se mi apro una birra», stappa la bottiglia.
«Figurati, accomodati pure. Allora che avevi in mente per domani?»
«Mmm», farfuglia prendendo un sorso. «Dobbiamo fare qualcosa di sofisticato. La tua famiglia è abituata a mangiare bene e non ho intenzione di essere attaccato sul fronte culinario».
«Ok», concordo pensosa sforzandomi di partorire un'idea.
«Potrei fare una tartare di gamberi rossi al mango. Si sposano bene».
«Sembra buono. Va bene». D'altronde non me ne intendo, quindi lascio la strada sterrata a chi del mestiere.
«Ottimo, allora. Per il dolce direi qualcosa di fresco con gelatina di frutta e crema chantilly. Ti piace?»
Annuisco e mi avvicino al lavandino per prendere un altro bicchiere d'acqua. Ho svuotato il mio in un lampo tanto sono accaldata. Con la coda dell'occhio vedo Zac che mi osserva mentre mi servo dal suo lavandino.
«Che c'è?»
«Niente». Sorride.
«Allora perché mi guardi?»
«Stai bene con i capelli così».
«Oh, grazie li ho...», non faccio in tempo a finire la frase che lui si alza e si avvicina. «... arricciati un po'», concludo deglutendo a fatica.
«Mi piacciono i tuoi capelli arricciati un po'».
«Bene».
«Già».
Siamo a un dito di distanza. Uno.
Il cuore ha spontaneamente smesso di rendere conto alla testa e sono in balia di un aumento di ritmo cardiaco. Totalmente dimentica del rubinetto che continua a versare acqua nel bicchiere sospeso a mezz'aria, lascio che il mio sguardo guizzi dai suoi occhi alle sue labbra dove lì si ferma, quando di colpo facciamo un salto sentendo il campanello suonare.
Lui mi guarda smarrito e io ricambio la sua confusione. È mezzanotte chi potrebbe mai suonare a quest'ora?
Zac si avvicina alla porta e quando la apre di fronte a lui vedo una signora sulla settantina con un'abbronzatura sfacciata e una frangetta bionda. È in vestaglia e appare parecchio preoccupata.
«Oh Zac! Grazie al buon Dio sei a casa!»
STAI LEGGENDO
Natale sotto copertura
ChickLitDicembre è alle porte e Natalie sa molto bene cosa significa questo: lasciare la sua amata New York e tornare a Londra per presenziare al famoso gala di beneficenza annuale che si terrà nella villa di famiglia. Non fosse per un piccolo insignificant...