27. Natalie

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«Credi che funzionerà?», domando dubbiosa.

«Ma certo! Lei adora queste cose. L'ho sentita ripetere mille volte che voleva vedere questo spettacolo», mi rassicura James passandomi la scatola infiocchettata.

Dopo la nostra avventura nel quartiere oscuro, stavamo per fermare un taxi per far ritorno a casa quando ci siamo ritrovati davanti a una vetrina di decori natalizi. James si è fissato e sono dovuta entrare con lui perché, a detta sua, gli mancavano gran parte delle luci natalizie per l'albero e lì le avrebbe sicuramente trovate a un prezzo migliore. Una volta entrati ci siamo resi conto che le mie ipotesi iniziali erano giuste e quella delle decorazioni natalizie era solo una copertura per mascherare una rivendita illegale di biglietti per concerti, spettacoli teatrali, partite di football, e quant'altro. In sostanza se vuoi andare a un concerto, ma non sei riuscita a prendere i biglietti perché era già tutto sold out, qui li puoi reperire. Non chiedetemi come, perché non ne ho la più pallida idea. Sta di fatto che il tizio, un indiano in completo blu elettrico, ci ha tirato fuori la qualunque purché comprassimo. Io ero restia e volevo fiondarmi fuori per evitare di essere arrestata finché James non ha puntato due biglietti per il musical di Broadway "Gigi". Erano introvabili, finiti ormai da mesi, e Brenda non era riuscita ad acquistarli in tempo. Sarebbero stati perfetti per farmi perdonare. Quindi li ho acquistati. Li ho pagati quanto un rene e li ho ficcati in borsa ripromettendomi di non mettere mai più piede lì dentro.

Adesso sono a casa sua ad aspettare che ritorni. Entrerà e io le farò il mio discorso di scuse piuttosto toccante che mi sono preparata, lei lo ascolterà, piangerà, e poi io piangerò a mia volta, ci abbracceremo e dulcis in fundo, le consegnerò il pacchetto con i due biglietti (posti ottimi) per "Gigi". Lei dirà "Oh mio Dio, non posso crederci, come hai fatto a trovarli?" e io le dirò che avrei scavalcato l'Everest pur di ottenere il suo perdono. Più o meno dovrebbe andare così.

«Bene, allora io vado a farmi un bicchierino al bar all'angolo, a momenti sarà qui».

«Grazie James», gli lancio un bacio.

Lui mi fa l'occhiolino e esce.

Ok. È il momento. Tra poco sarà qui.

Ho un po' di ansia, ma ehi, non facciamoci prendere dal panico. Lei è la mia bellissima, fantastica, buonissima migliore amica.

«Tu?!». La porta si spalanca e Brenda fa il suo ingresso con la calma di Achille che va a prendere Ettore.

Io deglutisco impreparata a quella rabbia che invade il suo tono di voce. Non l'ho proprio più sentita da quella maledetta serata a Londra e nemmeno vista di sfuggita. Speravo che il tempo le avrebbe calmato i bollenti spiriti, invece niente. Sembra più agguerrita che mai nei miei confronti.

«Brenda», azzardo con quel poco di entusiasmo che mi è rimasto.

«Fuori di qui o chiamo la polizia», mi minaccia fredda.

C'è da dire che lei è una tipa abbastanza impulsiva, quindi potrebbe dire cose che non pensa veramente. Come adesso, in teoria.

«Senti, lo so che ti ho ferita», attacco «e che sono stata una pessima persona. Vorrei poter tornare indietro a quella sera e non rifare niente, anzi vorrei proprio cancellarla per sempre. Non so che cosa mi sia preso, forse sono stata accecata da una felicità che mi sembrava a portata di mano quando in realtà si trattava solo di un diamante fasullo».

«Un diamante fasullo?», mi fa eco critica.

«Sì», confermo titubante. Ora che lo dico ad alta voce non ha molto senso. Nelle prove risultava molto più convincente. A dire la verità lei doveva anche ammorbidirsi a questo punto, sempre secondo le prove. «Il punto è che non ero io, Brenda!»

«Ah no? Non eri forse tu quella che mi ha chiamato e che mi ha detto che io sono una persona infelice e che per questo non so gioire per gli altri? Che razza di idea ti sei fatta di me? Credi che perché non sono ancora riuscita a sfondare nel mondo della musica io viva di invidia verso gli altri? Non meriti di essere mia amica se pensi questo di me!», dichiara lanciando la borsa a terra. Deve essere proprio furiosa per lanciare la sua borsa preferita in quella maniera. Accidenti, non doveva andare così! Non dovevamo proprio arrivare a questo punto. Devo correre ai ripari e andare fuori copione.

«Hai ragione, ho sbagliato. Sono stata crudele e ho detto cose che non pensavo. Ero completamente in palla. Avevo bevuto e poi tutta quella storia del finto fidanzamento con Zac, la pressione della mia famiglia e di Amber e infine l'arrivo di Dylan, mi hanno portato ad uno stato di esasperazione e ho detto parole che non pensavo. Brenda tu sei la persona più cara che ho. Se il mio punto di riferimento, non posso permettere che la nostra amicizia finisca per colpa della mia stupidità!». Ho le lacrime agli occhi e a momenti potrei iniziare a singhiozzare senza controllo, ma mi trattengo. Lei deve ascoltarmi, non posso crollare proprio ora. «Ti prego perdonami. Non puoi credere che io pensi veramente quello che ho detto!»

«Ma lo hai fatto. Lo hai detto. E le parole non si cancellano. Non puoi dire quello che ti pare a una persona e poi pretendere che sia tutto ok se gli chiedi scusa. Non funziona così. La verità è che non ti pensavo così presa da te stessa. Non si finisce mai di imparare»

«Brenda di prego, ascoltami! Io non...»

«No! Vattene! Fuori di qui!». Il suo tono è così gelido e tagliente che non me la sento più di obiettare. È come se avessi davanti un'altra persona. Un'altra Brenda. Forse ha ragione. Se fai tanto male a qualcuno non basta chiedergli scusa per rimediare. Ci vuole di più. E adesso quel "di più" non possiamo darcelo. Abbasso gli occhi sul pacchetto che tengo in mano. L'ho stretto per tutto questo tempo tanto che adesso mi fanno male le dita. Lo poso sul tavolo, prendo borsa e giubbotto e esco senza aggiungere altro.

È stato un disastro totale. Non so più cosa pensare, sono in una tale confusione da non capirci più nulla. Ho mandato all'aria un'amicizia per un idiota. Me lo merito. Merito che non mi perdoni e che non mi guardi più in faccia.

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