Il locale è carino. È uno di quei posti pieni di lucine calde e candele profumate riposte in apposite lanterne di vetro che riscaldano subito l'atmosfera. A giudicare dal via vai posso intuire che è conosciuto abbastanza da essersi già creato un suo giro di clientela nelle ultime due settimane dall'apertura.
Io sono all'entrata e sto aspettando che qualcuno si faccia vivo. Amber oggi pomeriggio è uscita con Peter, ma quando sono tornata dalla cavalcata mi ha inviato un messaggio che diceva che ci saremmo visti direttamente qui. Dylan invece è passato a casa per cambiarsi e anche lui ha detto che mi avrebbe raggiunta al locale.
Comunque non sono ancora arrivati.
Mi sento un po' ridicola a starmene qui fuori al freddo ad aspettare che quei due si facciano vivi dal momento che ero quella che non voleva nemmeno venirci.
Dio, ho un freddo tremendo con queste calze. Dovevo mettere i pantaloni neri, lo sapevo. È che ho avuto la crisi da "cosa mi metto?" per circa mezzora e alla fine, quando ho capito di essere in ritardo, ho optato per il mio vestito nero a manica lunga perché era l'unico con il reggiseno pushup incorporato. Ho pensato che se volevo dimostrare qualcosa dovevo anche essere sexy ma non troppo. Quel genere di donna che sa quello che vuole e se lo prende, per intenderci. Tipo Carrie Bradshaw, ecco.
È un perfetto outfit da guarda-cosa-ti-sei-perso e devo dire che mi sta proprio bene.
Non che mi interessi attirare la sua attenzione, per niente.
Magari solo un po', una cosa giusta.
Faccio qualche passo per ammazzare il tempo, con il disperato tentativo di riscaldarmi un po'. Ora che ci penso potrei anche entrare. Sì, manderò un sms per avvisarli che sono dentro.
Quando prendo il cellulare, quest'ultimo inizia a suonare all'improvviso tra le mie mani e sul display leggo il nome di Amber.
«Amber, dove sei? Ti sto aspettando».
«Non posso venire», mi informa seccata.
«Perché?», chiedo io in prenda a un lieve panico. Non può non venire. È stata lei ad organizzare questa ridicola serata. E se lei non viene significa che uscirò solo con Dylan e...no. «Amber, ascolta, devi venire. A me fa piacere, so che ci sono stati dei piccoli dissapori, ma infondo siamo sorelle, no? Ci si sostiene a vicenda, etc...etc... Io, davvero, ci tengo che tu venga», farfuglio disperata.
«Che stai blaterando? Ti pare che io non verrei se potessi?»
«E allora cosa c'è?», alzo la voce di due ottave.
«Oggi io e Peter siamo usciti con la macchina e abbiamo bucato. Dobbiamo restare qui ad aspettare il carro attrezzi», annuncia annoiata.
Io cerco di realizzare, nel mentre Peter, di sottofondo, pare alle prese con l'auto. «Possiamo mettere il ruotino, dovresti solo darmi una mano».
«Peter, ho fatto la manicure la settimana scorsa!», gli risponde lei.
«Devi solo passarmi il cric e tenermi gli attrezzi», insiste lui.
«Hai idea di quanto sia faticoso mettere su il ruotino? E poi non è per niente sicuro».
«Ci servirà per arrivare dal meccanico!»
«Peter, smettila! Sono stressata, lo vuoi capire o no?», la sento sbuffare nervosa. «Senti Natalie, devo andare. Ciao, cia..ciao», mi liquida distratta.
Attacco e fisso il vuoto.
Cazzo.
No. Sono ancora in tempo. Adesso mando un messaggio a Dylan e gli dico che... che mi è venuta l'influenza.
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Natale sotto copertura
ChickLitDicembre è alle porte e Natalie sa molto bene cosa significa questo: lasciare la sua amata New York e tornare a Londra per presenziare al famoso gala di beneficenza annuale che si terrà nella villa di famiglia. Non fosse per un piccolo insignificant...