«Vuoi un caffè?»
«No. Ti ringrazio, Amber».
«D'accordo. Dovresti andare a casa e farti una doccia».
«Non ancora».
«Se si sveglia, ti chiamo. Zac, devi riposarti. Sei qui da tre giorni».
Butto fuori l'aria e poi cedo a qualche lacrima.
«Oh, Zac...». Amber si avvicina e mi abbraccia. «Si riprenderà. Hai sentito i dottori...»
«Già. Dicono che non è messa bene».
«Sì, ma dicono anche che è giovane e in salute e questo è importante per la sua ripresa».
«L'hanno investita, Amber!»
«Credi che non lo sappia? Ero lì! È colpa mia se ora si trova in queste condizioni. Se non fossi scappata in quel modo, se non avessi discusso con mia madre, ora lei starebbe bene. Ma ha davvero senso interrogarsi su tutti questi "se"?»
«L'ultima volta che l'ho sentita abbiamo litigato. Sono stato ingiusto con lei. E mi odio con tutto me stesso per averle parlato in quel modo. Cercava solo di aiutarmi...». Oramai non controllo più le lacrime che vengono giù senza paura.
«Zac, va a casa. Datti una rinfrescata, dormi, bevi un caffè e poi torna qui. Se ci sono novità ti chiamo, d'accordo?»
La guardo riconoscente. A stento riesco a riconoscere la Amber che ricordavo, quella che avevo conosciuto a Londra e che avrebbe fatto di tutto per rovinare i piani della sorella. Adesso è qui che vaga a vuoto nella sala d'aspetto dalla sera dell'incidente. Probabilmente sentendosi addirittura peggio di me per quello che è successo. «Va bene, ma a una condizione. Quando tornerò ti darò il cambio. Hai bisogno di una doccia anche tu. E di riposare soprattutto».
«Sono così terribile?»
«Da morire», le faccio l'occhiolino, le poso un bacio sulla testa e mi allontano.
Quando esco dall'ospedale vengo investito da un sole accecante e per un attimo fatico a riconoscere la figura che mi si pone davanti.
«Ci sono novità?»
«Nessuna, Emily».
«Capisco. Stai andando a casa?»
«Sì. Faccio una doccia e torno».
«Bene. Nel caso ci siano aggiornamenti ti faremo sapere».
«La ringrazio». La saluto con un cenno del capo e faccio per allontanarmi quando mi richiama.
«Un'ultima cosa. Grazie per la tua presenza. Natalie è fortunata ad averti nella sua vita. Sono felice che ci sia tu con lei».
«Grazie». Accenno un sorriso e poi me ne vado, ancora scosso per gli avvenimenti degli ultimi giorni e per tutto questo tempo trascorso in ospedale.
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Natale sotto copertura
ChickLitDicembre è alle porte e Natalie sa molto bene cosa significa questo: lasciare la sua amata New York e tornare a Londra per presenziare al famoso gala di beneficenza annuale che si terrà nella villa di famiglia. Non fosse per un piccolo insignificant...