18. Zac

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Non è abbastanza.

Non è abbastanza, ha avuto il coraggio di dirmi!

Ho piantato in asso la mia attività nella settimana più impegnativa e indaffarata dell'anno, mollando tutto nelle mani di Mike, e ho preso un aereo diretto a Londra per fingermi il suo finto fidanzato di fronte alla sua famiglia. E ha il coraggio di dirmi che non è abbastanza?!

È proprio problematica. E irriconoscente. Non mi sorprende affatto che non abbia un ragazzo.

Voglio dire, per chi mi ha preso? Per un attore hollywoodiano con dieci Golden Globes alle spalle?

Una leggera pioggerellina inizia a bagnarmi il volto e io mi tiro su il cappuccio della felpa mentre imbocco un enorme viale costeggiato da alberi spogli. Dopo quello spiacevole incontro in sauna ho capito che avevo bisogno di una terapia d'urto: uscire a correre con cinque gradi. Mi rendo conto che domani sarò a letto con trentanove gradi di febbre, ma poco importa, almeno avrò una scusa per non partecipare più a nessuna riunione della famiglia Henderson.

Per l'ennesima volta provo a chiamare Mike al cellulare sperando che questa sia la volta buona e mi risponda, quel latitante!

Squilla.

«Ehi, Zac», risponde con voce impastata. «Sono le sei di mattina, mi chiami perché sei all'ambasciata americana per qualche casino?».

«Che fiducia, amico mio! Sono giorni che ti chiamo, per un attimo ho pensato ti avessero rapito gli strozzini».

Momento di silenzio.

«Mike?», lo chiamo.

«Non abbiamo a che fare con quella gente, vero?», mi chiede tutto preoccupato.

«Amico, ma che dici! Era uno scherzo rilassati!»

«Ah, che sollievo. Non capisco mai quando scherzi e quando no». E per fortuna vorrei aggiungere io. C'è stato un momento in cui ho seriamente pensato di chiedere aiuto a gente poco affidabile, ma poi ho cambiato idea e sono andato a berci su. Ma non c'è bisogno che Mike lo sappia.

«Perché non mi hai mai risposto in questi giorni?»

«Scusa, c'è stato un botto da fare qui. Problemi con gli ordini e cose varie, ma tu dimmi, come sta andando quella cosa che dovevi fare? Spero abbastanza bene da salvare il ristorante...»

«Bene, sì, bene», lo liquido. «Di quali problemi parlavi prima?», gli chiedo fermandomi vicino a una panchina per recuperare il fiato.

«Cosa stai facendo?», mi chiede curioso.

«Una corsetta, Mike non glissare il discorso e sputa il rospo!»

«Be'... Vuoi sapere prima la notizia buona o quella cattiva?»

«Quella cattiva», lo assecondo roteando gli occhi.

«Caleb ha fatto confusione con l'ordine della roba e ci è arrivato meno cibo di quello ordinato».

«Cosa? E perché diamine hai lasciato fare l'ordine a Caleb? Gli ordini sono di tua competenza, Mike!», mi incazzo.

«Si ma è qui che arriva la notizia buona...»

«E cioè?», chiedo speranzoso.

«Ci sono pochissime prenotazioni per oggi! Così il cibo basta e avanza», conclude lui soddisfatto.

«Mi stai prendendo per il culo? Questa dovrebbe essere la notizia buona?»

«Be' nella sfiga...sì direi che è piuttosto buona, no?»

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