19. Natalie

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 "You promised the world and I fell for it. I put you first and you adored it. Set fire to my forest and you let it burn. Sang off-key in my chorus 'cause it wasn't yours...

...We'd always go into it blindly, I needed to lose you to find me. This dancing was killing me softly, I needed to hate you to love me, yeah.

To love love, yeah

To love love, yeah

To love, yeah"

Le parole di Selena Gomez in "Lose you to love me" mi risuonano nelle cuffie da non so più nemmeno quanto, ormai. Sto ascoltando questa canzone in loop da quando ho lasciato Amber e Dylan in salotto e sono corsa in camera gettandomi sul letto e coprendomi con una coperta di pile per poi infilarmi gli auricolari e abbandonare il mondo. Ho googlato su internet "canzone per dimenticare gli ex" e mi è venuta fuori questa che devo dire mi sta aiutando parecchio a rimettere in prospettiva le cose e, soprattutto, mi ricorda dei miei precedenti con Dylan, quindi direi che è meglio ascoltarla ancora una volta. Tanto per essere sicuri. Perché la verità è che non si torna con gli ex. Mai. È vietato. È una regola ferrea, un po' come non sostare con la macchina sulle piste ciclabili. Anche se alcune persone lo fanno. Non era l'esempio giusto, ma ci siamo capiti.

Mi rendo conto che Amber è stata stronza ad invitarlo qua e tutto quanto, ma il vero problema qui, sono io! Non dovrebbe più farmi questo effetto, non dovrebbero più tremarmi le gambe come una quindicenne alla sua vista. Il gesto di Amber di averlo invitato qui non avrebbe alcun potere su di me se io non provassi più nulla come dovrebbe essere. E invece non posso negarlo, mi fa ancora effetto: il modo in cui padroneggia lo spazio, le sopracciglia folte, gli occhi azzurro mare, la labbra carnose, le sue labbra...

«Fanculo!». Zac entra violentemente in camera facendomi prendere un colpo. Credo di aver appena perso tre anni di vita.

Quando lo metto a fuoco vorrei inveirgli contro, ma la prima cosa che mi viene in mente vedendolo è: «Sei inciampato in una pozzanghera?», gli chiedo trattenendo a stento una risata.

«Scusa, mi dimentico sempre che ci sei anche tu», farfuglia mentre entra sgocciolando qua e là.

«Sì, è una delle conseguenze del dividere una stanza». Lo fisso mentre apre l'armadio e ci cerca dentro dei vestiti asciutti. «Perché sei conciato in questo modo?»

«Fuori piove. Ah, ma dai! Si vestono tutti così da queste parti? Io non ce la faccio più! Voglio le mie felpe, i miei maglioni e le mie dannate cose!», si irrita strattonando un paio di maglioni Ralph Lauren.

Da quando siamo arrivati qui, mia madre gli ha fornito un intero nuovo guardaroba con camice, maglioni impeccabili in cashmere cinque fili e scarpe italiane. Diciamo che sta bene vestito elegante, ma ce lo vedo un po' costretto.

«Ma che hai, si può sapere?», dico alzandomi dal letto e andandogli incontro. Gli tolgo dalle mani i maglioni e li poso sul letto. «Allora?»

«Niente. È che...», sbuffa. «Dai, basta, non è niente», fa per andare ma io lo fermo.

«No, Zac, aspetta. Ammetto che come finta coppia facciamo pena e tutto il resto e ammetto di essere ancora arrabbiata visto che stamattina ti sei messo a sputare sentenze sulla mia vita, ma tu hai fatto tanto per me, lascia che ti dia una mano. Che problema c'è?».

«Ho parlato con Mike. Il ristorante sta perdendo clienti. La gran parte delle prenotazioni di oggi sono state disdette. Ho fallito», dichiara arrendevole.

«Fallito? Tu non sei uno che fallisce!»

«An sì? E come lo sai?».

Be' è vero, effettivamente non lo so. «Me lo sento», improvviso sicura.

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